In questa guida parliamo di diritto risarcitorio e in particolare del danno da perdita di chance. Vediamo che cos’è, quando si configura e chi ha diritto a riceverne il risarcimento e in quali casi.
Contents
- 1 Il danno da perdita di chance: cos’è?
- 2 Il concetto di “chance” in ambito giuridico
- 3 Quando si verifica un danno da perdita di chance?
- 4 Come si dimostra il danno da perdita di chance?
- 5 Il calcolo del risarcimento per perdita di chance
- 6 Il ruolo della giurisprudenza nella tutela della perdita di chance
Il danno da perdita di chance: cos’è?
Nel panorama del diritto civile, il danno da perdita di chance rappresenta una particolare tipologia di pregiudizio economico che si verifica quando un soggetto viene privato di un’opportunità concreta di ottenere un beneficio o di evitare un danno.
Non si tratta della perdita di un risultato certo, ma della compromissione di una possibilità significativa e misurabile di raggiungere un esito favorevole. Questo concetto, complesso e sfaccettato, ha assunto un ruolo sempre più rilevante nell’ordinamento giuridico, tanto che la giurisprudenza italiana ne ha sancito il riconoscimento in diversi ambiti, tra cui quello sanitario, lavorativo, contrattuale e scolastico.
Il concetto di “chance” in ambito giuridico
La parola “chance” affonda le sue radici nel termine latino cadentia, che richiama il concetto di probabilità, in origine associato al gioco dei dadi. In ambito giuridico, questa espressione ha assunto un significato ben più articolato, indicando non una semplice aspettativa di fatto, ma una possibilità concreta e apprezzabile di ottenere un determinato vantaggio.
Il danno da perdita di chance si configura quando un’azione illecita, che può essere un comportamento scorretto o un’omissione, priva una persona della possibilità di migliorare la propria condizione o di evitare un peggioramento. La Corte di Cassazione ha affermato in una sua storica pronuncia che la chance non corrisponde a un risultato garantito, ma costituisce un’entità giuridica ed economica autonoma, meritevole di tutela.
Questo principio sancisce la possibilità di ottenere un risarcimento anche quando l’esito sperato non era certo, ma altamente probabile.
Quando si verifica un danno da perdita di chance?
La perdita di chance si concretizza in situazioni in cui una persona avrebbe potuto migliorare la propria situazione, ma a causa di un comportamento illecito altrui non ha potuto farlo. È importante sottolineare che per ottenere il risarcimento non è necessario dimostrare che l’evento favorevole si sarebbe verificato con certezza assoluta, ma è sufficiente provare che la probabilità di successo fosse significativa e non meramente ipotetica.
Uno degli esempi più emblematici si trova nell’ambito della responsabilità medica. Se un paziente non riceve tempestivamente una diagnosi corretta o un trattamento adeguato, potrebbe vedere ridotte drasticamente le sue possibilità di guarigione. In questo caso, il danno non è la malattia in sé, ma la privazione della possibilità di curarsi con maggiori probabilità di successo.
Situazioni analoghe si verificano nel mondo del lavoro. Un dipendente potrebbe perdere l’opportunità di una promozione o di una progressione di carriera a causa di un comportamento scorretto del datore di lavoro, come una valutazione ingiusta o discriminatoria. In ambito contrattuale, invece, la perdita di chance può verificarsi quando una delle parti viene privata della possibilità di concludere un affare vantaggioso a causa dell’inadempimento dell’altra parte.
Ciò che caratterizza questa forma di danno è il suo aspetto probabilistico. L’oggetto del risarcimento non è il risultato finale, ma l’occasione stessa di ottenerlo, il che lo distingue nettamente sia dal danno emergente (che riguarda perdite economiche già subite) sia dal lucro cessante (che fa riferimento a un mancato guadagno futuro).
Come si dimostra il danno da perdita di chance?
Uno degli aspetti più complessi legati alla richiesta di risarcimento per perdita di chance riguarda la prova del danno subito. L’onere probatorio ricade sul soggetto danneggiato, che deve dimostrare l’esistenza di una probabilità concreta e significativa di ottenere un vantaggio o di evitare un danno. Inoltre, è necessario provare il nesso causale tra l’evento illecito e la perdita dell’opportunità.
Dal momento che si tratta di un danno basato su un’ipotesi probabilistica, la giurisprudenza ha stabilito che il livello di prova richiesto è meno rigido rispetto a quello di un danno certo. Non è indispensabile una dimostrazione assoluta, ma è sufficiente fornire elementi indiziari e criteri logici per attestare che la chance fosse reale e che sia stata irrimediabilmente compromessa da un comportamento scorretto.
Un caso tipico riguarda l’ambito medico: se un paziente sostiene che una diagnosi tardiva ha ridotto le sue possibilità di guarigione, deve fornire documentazione clinica che dimostri come un intervento tempestivo avrebbe aumentato in modo significativo le probabilità di successo terapeutico. Il giudice, nel valutare la sussistenza del danno, si avvale spesso di consulenze tecniche per stabilire il grado di probabilità perduta.
Il calcolo del risarcimento per perdita di chance
Stabilire l’entità del risarcimento in questi casi è una questione particolarmente delicata. Poiché il danno riguarda una possibilità e non una certezza, il risarcimento non può essere equivalente all’intero valore del beneficio perduto. Esso deve essere proporzionato alla probabilità effettiva di conseguire quel risultato.
Per determinare l’indennizzo, il giudice segue criteri equitativi, tenendo conto delle prove disponibili e delle specifiche circostanze del caso. Uno dei metodi più utilizzati è l’applicazione di un coefficiente percentuale di riduzione, che rappresenta la probabilità della chance compromessa.
Ad esempio, se viene dimostrato che un paziente avrebbe avuto il 50% di possibilità di sopravvivere con una terapia adeguata, il risarcimento sarà pari alla metà del valore totale del danno. In situazioni più complesse, quando è difficile quantificare con esattezza la probabilità perduta, il giudice può stabilire una somma forfettaria. Questo basandosi sulla gravità della condotta e sulle conseguenze subite dal danneggiato.
Il ruolo della giurisprudenza nella tutela della perdita di chance
La giurisprudenza ha svolto un ruolo determinante nel definire i confini del danno da perdita di chance. Diverse sentenze della Corte di Cassazione hanno affermato che non tutte le possibilità perse sono risarcibili. Affinché si configuri un danno giuridicamente rilevante, è necessario che la chance sia concreta, apprezzabile e quantificabile.
In più occasioni, la Cassazione ha chiarito che il danno da perdita di chance costituisce una categoria autonoma. Essa è distinta dal danno emergente e dal lucro cessante. Il primo riguarda perdite economiche già verificatesi, mentre il secondo concerne il mancato guadagno futuro. La perdita di chance, invece, si colloca in un’area intermedia. Trattandosi della privazione di un’opportunità che avrebbe potuto concretizzarsi, ma che è stata preclusa dal comportamento illecito altrui.
Ambiti di applicazione della perdita di chance
Le situazioni in cui si può configurare un danno da perdita di chance sono numerose. Nell’ambito sanitario, questo concetto viene spesso applicato nei casi di malasanità, quando una diagnosi errata o tardiva riduce significativamente le probabilità di guarigione del paziente. Nel settore lavorativo, il danno da perdita di chance riguarda circostanze in cui un dipendente è stato privato della possibilità di ottenere una promozione o un avanzamento di carriera a causa di un comportamento scorretto del datore di lavoro. Anche in ambito contrattuale, può verificarsi quando una parte, a causa dell’inadempimento dell’altra, perde l’opportunità di concludere un accordo economicamente vantaggioso.
Il dibattito dottrinale sulla natura giuridica di questo danno ha portato a diverse interpretazioni. Alcuni studiosi lo considerano un’estensione del lucro cessante. Questo poiché riguarda un guadagno potenziale non realizzato, mentre altri lo vedono come un danno emergente, in quanto rappresenta una componente patrimoniale già esistente.
Indipendentemente dalla classificazione, la Corte di Cassazione ha ribadito che ciò che conta è il principio di equità. E la concreta probabilità della chance persa, che devono essere valutati caso per caso per garantire un risarcimento adeguato.