Il trapianto polmonare può rappresentare una valida opzione terapeutica per il mesotelioma pleurico? L’argomento è alquanto complesso e controverso e porta con sé un corollario di responsabilità. Nonostante i progressi della tecnica, storie di fallimenti, inducono a ritenere che l’opzione sia da scartare.

Trapianto sì o no?

Il trapianto di polmone, una procedura che suscita speranze di una nuova vita per molti pazienti, è un argomento che, nel caso del mesotelioma pleurico, suscita notevoli perplessità. Perché tutti questi dubbi? Iniziamo parlando di questa terribile e rara forma di cancro.

Mesotelioma pleurico: un nemico implacabile

Il mesotelioma pleurico, causato prevalentemente dall’esposizione all’amianto, si configura come una sfida imponente per i medici. Caratterizzato da una crescita aggressiva e frequentemente diagnosticato in fasi avanzate, la rara forma di cancro manifesta lesioni multiple che complicano ulteriormente il quadro clinico dei pazienti.

La chemioterapia, l’immunoterapia e l’intervento chirurgico rappresentano le opzioni terapeutiche principali, ma la prognosi rimane infausta, con un’aspettativa di vita spesso limitata.

Quanto al trapianto di polmone, che nel caso di molte malattie polmonari diventa una fonte di speranza, nel trattamento del mesotelioma emerge come un’opzione rischiosa e controversa.

L’intervento chirurgico complesso e l’uso di immunosoppressori, pur necessari per prevenire il rigetto dell’organo, potrebbero infatti contribuire a gravi problemi medici in un corpo già provato dal cancro, incluso un elevato rischio di recidiva post-trapianto.

Per tali ragioni, i medici, seguendo linee guida rigorose, preferiscono riservare gli organi donatori per condizioni benigne come la broncopneumopatia cronica ostruttiva grave (BPCO), la fibrosi cistica, l’ipertensione polmonare o la malattia polmonare interstiziale.

Trapianto polmoni e mesotelioma
Trapianto di polmone e asbestosi

Asbestosi e trapianto di polmone: un percorso diverso

Diverso il discorso per quanto riguarda l’asbestosi. Provocata anch’essa dall’esposizione all’amianto, questa patologia si distingue dal mesotelioma per la sua natura non maligna.

Generalmente, il suo trattamento mira a migliorare la qualità della vita e a prevenire ulteriori danni, ma nei casi più gravi, un trapianto di polmone può essere una valida alternativa.

Il trapianto consiste nella rimozione di uno o di entrambi i polmoni, che vengono successivamente sostituiti con un organo prelevato da un donatore.

Utile precisare che questa opzione viene solitamente valutata quando l’asbestosi è accompagnata da malattie polmonari più gravi come l’enfisema o il cancro ai polmoni.

Insomma, rappresenta un passo estremo, riservato ai casi in cui tutte le altre opzioni terapeutiche si sono rivelate inefficaci, anche perché, l’opzione non è esente da rischi. Il processo del trapianto, intricato e lungo, potrebbe in certi casi risultare addirittura impraticabile per molti pazienti affetti da questa patologia devastante e alcuni casi clinici hanno ulteriormente comprovato la pericolosità dela procedura.

Per tali motivi, la valutazione per il trapianto al polmone richiede una serie di test e screening approfonditi, mirati a determinare con precisione la probabilità di successo dell’intervento. I test valutano ogni aspetto dello stato di salute dei pazienti, dalla funzionalità polmonare alla compatibilità generale con la procedura.

ONA: prevenire è meglio che curare

L’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, sottolinea l’importanza della prevenzione. «Il trapianto di polmone potrebbe rappresentare un baluardo, almeno nella lotta contro l’asbestosi. Ma è un trattamento medico complesso e delicato, che evidenzia la necessità di una valutazione accurata ed eventualmente, la ricerca di alternative terapeutiche» – esordisce il legale. «Ma il punto della questione verte sulla prevenzione. Noi di ONA non ci stancheremo mai di ripeterlo. Solo attraverso la prevenzione possiamo sperare di porre fine a questa epidemia silenziosa, proteggendo generazioni presenti e future da una minaccia che non conosce pietà”. Dunque “No all’amianto» diventa il grido di battaglia, un inno che richiama a un impegno globale per liberare il mondo da questa pericolosa minaccia.