L’economia circolare è lo strumento fondamentale per vincere Ia battaglia al cambiamento climatico e al degrado ambientale. L’economia circolare, in contrapposizione a quella lineare, è a favore di uno sviluppo sostenibile, nel rispetto dell’ambiente e dei suoi delicati equilibri.

In questa guida scopriamo cos’è l’economia circolare e perché è importante. Vediamo quali sono i migliori esempi di economia circolare, le normative che la incentivano e le criticità allo sviluppo di una economia circolare in Italia e su larga scala.

L’Università Popolare UPIDSA – Università Popolare Internazionale Diritto, Scienza e Ambiente APS investe nella formazione di un personale tecnico nelle specifiche branche del diritto ambientale e del diritto risarcitorio, con focus specifici nel settore medico e della salute psicologica.

L’inquinamento causato dall’industria lineare e dall’industria della produzione causa in molti casi malattia e i danni subiti a causa degli agenti inquinanti devono essere risarciti. Le vittime e i familiari delle vittime decedute hanno diritto al risarcimento integrale dei danni.

Economia circolare cos’è?

Cos’è l’economia circolare? Secondo la Ellen MacArthur Foundation la definizione di economia circolare è quella di “un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. I flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera”.

Perciò cosa si intende per economia circolare? Si tratta di un’economia pianificata per riutilizzare i materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi. Non dunque un’economia fondata sulla produzione, ma sul riuso.

L’Europa si fonda su un’economia di trasformazione. Quasi tutte le materie prime che usiamo nella produzione vengono cioè importate e trasformate in prodotto. Un’economia circolare fondata sul riuso potrebbe essere un ottimo trampolino per il rilancio dell’economia nel nostro continente.

Ciò prevede una rivoluzione, culturale e sistemica innanzitutto, che si discosti dal paradigma produci/consuma/getta, preferendo un sistema rigenerativo e ricostitutivo, che tenga in considerazione la limitatezza delle risorse naturali, l’impatto ambientale e le problematiche dello smaltimento dei rifiuti.

Prevede ad esempio di non gettare la plastica in discarica o, come avviene nel nord Italia, di bruciarla negli inceneritori, ma di recuperarla grazie ad un delicato processo industriale.

concetto di “simbiosi industriale”

I concetti propri dell’economia circolare erano stati discussi a partire dagli anni ’70. In quegli anni nacque una branca di studi interdisciplinari dedicati all’ecologia industriale. La “simbiosi industriale” teorizzava un processo di interazione tra diversi stabilimenti industriali, necessario a rendere fattibile l’operazione, al fine di massimizzare il riutilizzo di risorse, normalmente considerate scarti e ottimizzando la conoscenza e le competenze tra aziende.

I materiali di origine biologica vengono reintegrati nella biosfera, quelli tecnici vengono invece progettati per essere rivalorizzati dopo l’uso.

Come funziona l’economia circolare?

Come funziona dunque l’economia circolare? Innanzitutto essa si basa su soluzioni sostenibili e a basso impatto ambientale (come le energie rinnovabili). In particolare, un elemento fondamentale è l’uso circolare dei singoli asset che ne prevede la massimizzazione dell’uso e la valorizzazione nella fase di fine vita. Implica dunque condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile.

In questo modo si estende il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo. Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono reintrodotti, dove possibile, nel ciclo economico. Così si possono riutilizzare all’interno del ciclo produttivo generando ulteriore valore.

Economia circolare vs economia lineare

Quali sono le principali differenze tra economia circolare e lineare? L’economia lineare è il modello attualmente utilizzato di economia. Si basa sul concetto di abbondanza delle materie prime e di energia a basso costo. Lo schema è “estrarre, produrre, utilizzare e gettare”. L’obsolescenza, spesso programmata dei prodotti, permette che una volta gettati, il ciclo economico possa riavere inizio, generando capitale.

Se l’economia lineare prevede quindi la massimizzazione della produzione e degli stabilimenti produttivi, quella circolare prevede l’ampliamento degli stabilimenti di manutenzione. In questo modo si garantisce la circolarità (per definizione senza inizio e senza fine) delle risorse.

Obiettivi dell’economia circolare

Tra gli obiettivi dell’economia circolare elenchiamo:

  • Lotta allo spreco di cibo e di risorse
  • Raccolta separata della frazione organica
  • Allungamento della vita dei prodotti, imponendo vincoli alla riciclabilità e riparabilità dei beni
  • Riduzione dei consumi energetici in tutti gli edifici pubblici e privati
  • Aumento delle energie rinnovabili per far fronte alla crisi climatica a scapito delle non rinnovabili
  • Miglioramento delle città con un programma di rigenerazione urbana
  • Percorso per una mobilità sostenibile.

Si tratta di obiettivi ambiziosi ma raggiungibili che permetterebbero una crescita della produzione di oltre 93miliardi di euro, un valore aggiunto di oltre 35mld € e nuova occupazione di oltre 96mila unità al 2025.

criteri fondamentali dell’economia circolare

Qui di seguito riportiamo i 5 criteri fondamentali di questo tipo di economia secondo la Ellen MacArthur Foundation :

  • Eco progettazione: progettare i prodotti con caratteristiche che ne consentano smontaggio e ristrutturazione a fine vita.
  • Modularità e versatilità: i prodotti devono essere pensati per adattarsi alle condizioni e ai cambiamenti esterni.
  • Energie rinnovabili e sostenibilità delle risorse: i prodotti devono essere prodotti, riparati, smontati e riusati o riciclati utilizzando energia da fonti rinnovabili.
  • Approccio ecosistemico: progettare pensando in modo olistico, ovvero considerando le relazioni causa e effetto.
  • Recupero dei materiali: preferire il recupero dei materiali ai materiali vergini, ovvero recupero e riciclo delle risorse.

Perché è importante l’economia circolare?

I ritmi di produzione imposti dall’economia lineare impongono un uso massiccio di risorse che non è sostenibile. Il concetto di sviluppo sostenibile include l’imperativo di lasciare alle generazioni future le stesse risorse che hanno avuto a disposizione le generazioni presenti.

L’eonomia lineare, come già detto, si basa sulla massima produzione al minor costo. Questo collide chiaramente con l’utilizzo di risorse ed energie rinnovabili e con scelte che mirano al minor impatto ambientale possibile.

Un’economia di questo tipo ha creato tali danni all’ambiente che si è ormai vicini al punto di non ritorno. Ne ha fatto le spese la biodiversità, il suolo fertile, inquinato e ridotto, le risorse idriche, minacciate dall’inquinamento idrico e dal riscaldamento globale. Questo ultimo rappresenta un problema così grave la cui soluzione non è più rimandabile.

Per queste ragioni abbiamo bisogno di un’inversione di rotta nella pianificazione dello sviluppo, in favaro della sostenibilità, di un’economia green e circolare.

Ecomomia circolare e smaltimento dei rifiuti

Il Decreto Legislativo 116 del 2020 ha recepito le Direttive Europee del 2018 e ha rinnovato le norme del 2006 in materia di smaltimento dei rifiuti. Tale decreto ha introdotto numerose modifiche che riguardano la responsabilità dei produttori nell’ambito della gestione dei rifiuti.

Inoltre, rispetto al testo previgente, è presente una nuova classificazione dei rifiuti urbani, dei rifiuti speciali e degli assimilati agli urbani. Questo cambiamento produce dirette conseguenze sulla TARI (tariffa rifiuti), nonché in tema di rifiuti pericolosi. Novità anche sulla disciplina del deposito temporaneo, ma, soprattutto, la nuova normativa introduce il Registro elettronico dei rifiuti o R.E.N.

Il nuovo strumento rappresenta un sistema di tracciabilità dei rifiuti (che occupa il posto dell’abrogato SISTRI).

Chi inquina paga. La richiesta principale delle direttive europee del 2018 è fondata sulla cooperazione degli operatori economici e sul principio di responsabilità condivisa. Questo nel garantire la prevenzione, il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero dei rifiuti di imballaggio.

Economia circolare in italia

L’Italia, in termini di indice di circolarità, è già tra i primi Paesi in Europa. E il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) dovrebbe dare un ulteriore incentivo a rafforzare le filiere industriali dell’economia circolare.

Gli investimenti previsti dal PNRR, dal valore complessivo di 600milioni di euro, saranno destinati alle filiere flagship per l’economia circolare: carta e cartone, plastiche, apparecchiature elettriche ed elettroniche, tessile.

Proprio su quest’ultimo settore saranno indirizzate iniziative per contrastare il fenomeno della fast fashion. Infatti, secondo l’ultimo Rapporto ISPRA, nel 2020 solo lo 0,8% dei rifiuti tessili è stato raccolto separatamente e il 5,7% di tutti rifiuti non raccolti in modo separato è costituito da rifiuti tessili, che finiscono in discarica o negli inceneritori. Ciò significa che oltre 660 tonnellate l’anno di rifiuti tessili si perdono invece di essere recuperati e riciclati per una seconda vita.

La Commissione Europea prevede che per il 2030 tutti i prodotti tessili saranno durevoli, riciclabili, composti da fibre riciclate e liberi da sostanze nocive. Si arriverà quindi a prodotti completamente circolari che sostituiranno quelli “usa e getta”.

Economia circolare e crisi energetica

Per affrontare la crisi dei prezzi di energia, che ha portato a un aumento di circa il 200% e che ha messo in luce la forte dipendenza dalle importazioni, soprattutto dalla Russia per il gas (45%), petrolio (29%) e carbone (54%), nasce il REPowerEU. Questo piano si basa su tre pilastri:

  • accelerazione verso energia pulita;
  • diversificazione delle fonti di energia;
  • riduzione della domanda.

Attraverso l’attuazione di questa strategia si mira a diversificare l’approvvigionamento del gas, nello specifico il GNL (Gas Naturale Liquefatto). Ci saranno infatti collaborazioni con Stati Uniti, Egitto, Israele, Giappone, Corea, Qatar e Africa subsahariana. Mentre per i gasdotti gli accordi sono con Norvegia, Algeria e Azerbaijan. Si punta così a diventare indipendenti dai combustibili fossili russi entro il 2027. Inoltre sarà incrementata l’energia rinnovabile del 45% e il risparmio energetico del 13% entro il 2030.

In questo modo si porta avanti la gestione strategica delle interdipendenze. Infatti, secondo l’ambasciatore Gabriele Checchia, presidente del comitato scientifico AWOS, «le interdipendenze sono inevitabili ma non devono diventare dipendenze esclusive».

Un elemento chiave è anche la questione del trasporto a corto raggio, che deve diventare sempre più sostenibile. Attualmente il settore della logistica produce il 10% alle emissioni di gas serra.

Riciclo della plastica ed economia circolare

In Italia sono trecentocinquanta le aziende impiegate nel riciclo e nella raccolta della plastica. Tra queste duecento sono produttori di materia prima secondaria e settantacinque sono riciclatori meccanici solo post consumo. La loro distribuzione non è però uniforme su tutto il territorio nazionale. Infatti la loro presenza è soprattutto al Nord, in particolare al Nord Est e in Lombardia.

Secondo i dati raccolti, nel 2021 la produzione in uscita da impianti di riciclo è stata di ben 800mila tonnellate, con un aumento del 17% rispetto al 2020. Il fatturato complessivo con i riciclati è stato di 965 milioni.

Di questa produzione, il 50% è rappresentato dal polietilene, la più comune fra le materie plastiche. Tra le principali fonti da cui proviene il materiale da riciclare c’è la raccolta urbana, per il 69%. Poi contribuiscono anche il settore degli imballaggi per il 22%, l’agricoltura per il 4% e le altre filiere, per il restante 5%.

Fattori di crescita e minacce per lo sviluppo del riciclo

Le analisi hanno poi riportato i dati che riguardano gli altri tipi di plastiche, come il polietilene rigido e quello flessibile, il polipropilene e R-PET (Recycled PET), cioè il nuovo polimero ottenuto attraverso processi di recupero e riciclaggio del comune PET.

economia circolare

In ognuno di questi campi sono stati messi in evidenza i fattori di crescita e le minacce al loro sviluppo. In particolare, per R-Pet da post consumo, che ha raggiunto 190mila tonnellate nel 2021, i principali incentivi sono stati l’aumento della raccolta delle bottiglie, l’innovazione tecnologica e anche il ruolo svolto dal comparto beverage. Invece a minacciare un ulteriore riciclo di questo prodotto è l’ipotetica cancellazione della “plastic tax” in Italia.

Per gli altri materiali, a incentivare il loro recupero è essenzialmente l’aumento della domanda:

  • nel settore dell’imballaggio secondario e terziario per il polietilene flessibile;
  • nell’edilizia per il polietilene rigido;
  • nell’industria dell’automobile per il polipropilene.

Al contrario, a contrastare l’aumento del riciclo di questi tipi di plastiche sono i costi maggiori dell’energia elettrica, necessaria al processo, e il calo dei prezzi dei polimeri vergini, oltre alla frequente presenza di contaminanti per il polipropilene.

Eppure, in realtà, di rifiuti plastici ce ne sarebbero molti di più, come evidenzia Valeria Frittelloni, responsabile del Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare dell’ISPRA. Infatti, se il riciclo urbano di plastica equivale a 1,6milioni di tonnellate, gli scarti plastici ancora presenti nel rifiuto urbano indifferenziato sono 2milioni di tonnellate, cioè il 16%.

Come ribadisce Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. «Bisogna concentrarci sul rendere più circolare l’uso delle materie plastiche – sostiene -. Perciò il riciclo delle plastiche deve estendersi a tutti i settori».

Il Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2022

I dati globali, sotto questo profilo, parlano chiaro: tra il 2018 e il 2020 il tasso di circolarità è sceso dal 9,1% all’8,6%. Negli ultimi cinque anni, i consumi sono cresciuti di oltre l’8%, superando i 100miliardi di tonnellate di materia prima utilizzata in un anno.

Ciò a fronte di un incremento del riutilizzo di appena il 3% (da 8,4 a 8,65miliardi di tonnellate). In altri termini, sprechiamo ancora una gran parte dei materiali estratti dagli ecosistemi.

Anche l’Italia non ha centrato l’obiettivo del disaccoppiamento tra crescita economica e uso delle risorse. Significa che Pil e consumo di materiali viaggiano in parallelo.

La ripresa del 2021 mostra come i due valori si stiano riportando sugli stessi livelli precedenti alla pandemia. Eppure l’Italia è uno dei Paesi che “tiene”.

Infatti, nel quadro delle prime cinque economie europee si posiziona al primo posto per gli indicatori più importanti di circolarità, assieme alla Francia.

Lo studio è stato realizzato dal CEN (Circular Economy Network), la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile assieme a un gruppo di aziende e associazioni di impresa, in collaborazione con ENEA.

Il PNRR: i fondi ci sono

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) indica due obiettivi di carattere generale per quanto attiene all’economia circolare.

Il primo è quello di rendere performante la filiera del riciclo, con interventi volti a consentire il recupero delle materie prime seconde.

L’altro obiettivo è quello di ridurre l’uso di materie prime di cui il Paese è carente e sostituirle con materie prime seconde.

Le risorse per l’economia circolare nella Missione 2 (Rivoluzione verde e transizione ecologica) Componente 1 (Economia circolare e agricoltura sostenibile) sono pari a 2,1miliardi di euro

In altre parti del PNRR sono presenti ulteriori investimenti che potrebbero contribuire allo sviluppo dell’economia circolare.

Consumi ed economia circolare in europa

In Europa nel 2020 sono state consumate circa 13 tonnellate pro capite di materiali. 

Il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo misura il contributo dei materiali riciclati alla domanda complessiva di materia. Nel 2020, ultimo anno di dati disponibile, il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo nell’UE è stato pari al 12,8%.

In Italia, sempre nello stesso anno, il valore ha raggiunto il 21,6%. È secondo solamente a quello della Francia (22,2%) e di oltre 8 punti percentuali superiore a quello della Germania (13,4%). Spagna (11,2%) e Polonia (9,9%) occupano rispettivamente la quarta e la quinta posizione.

Il quadro europeo e normativo

Il 4° Rapporto del CEN ha monitorato l’andamento dell’economia circolare attraverso l’applicazione di indicatori basati sulla Carta di Bellagio, un sistema di monitoraggio europeo dell’economia circolare.

Tale misurazione contribuisce agli obiettivi del “Nuovo piano d’azione europeo per l’economia circolare”, che richiede precise valutazioni degli avanzamenti della circular economy.

Nel 2022, inoltre, entrerà in vigore la “Strategia nazionale sull’economia circolare” e questo Rapporto si propone come uno strumento per contribuire al dibattito sul tema.

Si dovrà porre particolare attenzione all’andamento del 2021, che si è caratterizzato per un rimbalzo dell’economia più positivo rispetto alle aspettative. Ma ha, tuttavia, evidenziato una crescita consistente del consumo di risorse.

Economia circolare esempi: le aziende

Qui di seguito citiamo alcuni esempi virtuosi che vanno nella direzione di questo tipo di economia. Si tratta di progetti che necessitano di una quantità di energia ridotta, basandosi sul riuso di materie prime e su processi di trasformazione a basso costo in termini di impatto ambientale e sociale. 

Pasta Barilla in collaborazione con Favini ha creato la cartacrusca che nasce riutilizzando la crusca, prodotto di scarto nella produzione della pasta. Questo è per economia circolare esempio.

Lavazza, in collaborazione con Novamont e con il Politecnico di Torino ha creato la cialda completamente organica. I fondi di caffé diventano invece una risorsa nella coltivazione di funghi.

Tra gli esempi di economia circolare c’è anche Vegea. Vegea ha creato un tessuto che si produce utilizzando le vinacce, rifiuto del processo di produzione del vino.

Anche Ikea, H&M e altri grandi brand portano avanti progetti di riuso in cui le materie prime vengono dalla riconsegna di mobili o vestiti usati.

Il Gruppo Wolkswagen, nel percorso verso la decarbonizzazione dell’azienda, include un progetto per garantire la massima sostenibilità al ciclo vitale delle batterie montate dalle auto del Gruppo Volkswagen, che aderisce alla Global Battery Alliance. Si tratta di un’organizzazione fondata sul rispetto dei diritti umani e sociali, che vengono garantiti in ogni fase della lavorazione: dell’estrazione delle materie prime alla definizione di soluzioni per il riutilizzo delle batterie stesse.