Quando si parla di salute e di tutela della salute fisica e psicologica la prevenzione gioca un ruolo fondamentale. Esistono tre tipi di prevenzione che sono legati tra di loro in un rapporto circolare.

L’UPIDSA – Università Popolare Internazionale Diritto, Scienza e Ambiente APS forma personale tecnico nelle specifiche branche del diritto ambientale e della tutela risarcitoria, con focus specifici nel settore medico e psicologico. La prevenzione terziaria consiste nella migliore gestione possibile della malattia, una volta diagnosticata, e nella tutela legale della vittima e dei suoi familiari. In questo modo è possibile prevenire ulteriori comportamenti ed esposizione dannose per non aggravare la malattia e gestirla al meglio. La tutela legale, attraverso l’epidemiologia, garantisce anche che la giurisprudenza si adegui alle situazioni di rischio arginandole.

In questa guida scopriamo tutto sulla prevenzioen terziaria, su come viene applicata in Italia garantendo alle vittime i benefici ed i risarcimenti previsti dalla legge e su come essa interagisca con le altre forme di prevenzione per garantire il diritto alla salute.

Prevenzione: cos’è?

Come già detto, ci sono tre forme di prevenzione che agiscono in un rapporto di stretta connessione e circolarità.

La prevenzione primaria consiste nell’evitare ogni forma di esposizione e, in generale, di rischio. Quando si parla di amianto ciò è possibile solo attraverso la bonifica dei siti contaminati. L’amianto infatti causa cancro e altre malattie amianto correlate anche a basse dosi e non esiste una soglia al di sotto della quale il rischio si azzera.

La prevenzione secondaria promuove la diagnosi precoce e quindi l’accesso alla terapia tempestiva e più efficace. La sorveglianza sanitaria degli esposti a rischio in questo contesto è fondamentale per diagnosticare precocemente una patologia (così come sottolienato dal Consensus Report di Helsinki).

E che cos’è la prevenzione terziaria? Si fonda sull’epidemiologia spiegando il nesso causale, anche se non sufficiente, tra rischio e malattia. Una volta dimostrata un’aumentata incidenza di malattie in un determinato contesto lavorativo è possibile infatti fondare la tutela legale, attraverso il risarcimento danni.

La prevenzioen secondaria entra dunque in campo quando la prevenzione primaria ha fallito e la terziaria a favore di entrambe, dopo la diagnosi della malattia e l’esposizione nociva.

Cos’è l’epidemiologia nella prevenzione terziaria?

Il termine epidemiologia viene dal greco ἐπί («sopra», δῆμος, «popolo»), e da λόγος (che vuol dire «discorso, studio») e si intende dunque lo “studiare ciò che accade al popolo” con riferimento all’uomo. L’epidemiologia è infatti una disciplina biomedica che studia e dimostra la distribuzione e la frequenza di alcune malattie. Per farlo si avvale della statistica sanitaria e svolge un ruolo decisivo in relazione alla medicina preventiva e clinica.

Lo scopo dell’epidemiologia è quello di controllare incidenza di malattie e eventuali agenti lesivi.

  • Serve in questo senso a spiegare l’origine di qualsiasi malattia, specialmente se di origine professionale;
  • studia e controlla la malattia (le aspettative di vita);
  • accerta le cause di malattie sconosciute;
  • acquisisce tutte le informazioni sulle condizioni di rischio, ambientali e lavorative;
  • studia piani di controllo e monitoraggio;
  • accerta i costi economici della malattia e anche il rapporto costi-benefici.

Epidemiologia descrittiva: definizione

L’epidemiologia descrittiva studia la frequenza e la distribuzione delle malattie e descrive le malattie e le cause di morte in relazione ai fattori di rischio.

Gli strumenti di questa scienza, sono costituiti dalla statistica che misura la frequenza, come tassi, incidenza, prevalenza e rapporti, con riferimento alla demografia. Dopo l’avvio del percorso terapeutico, permette di identificare anche le chance di guarigione e/o di sopravvivenza, e di influenzare le scelte del paziente e dei medici in relazione alle terapie più efficaci dal punto di vista statistico.

Tipologia di epidemiologia analitica

Studia il rapporto causa effetto tra fattori di rischio e malattie, e risponde alla domanda: che malattie produce il fattore di rischio? Per esempio, le fibre di amianto, quali malattie causano?

Per farlo usa studi di coorte (che permettono di accertare la frequenza di mortalità e di incidenza per malattie con differenza tra gli esposti e i non esposti) e quelli di caso-controllo. Essi accertano e comparano le frequenze di possibili esposizioni e fattori di rischio, nei “casi” e nei “controlli”, cioè nel gruppo di coloro che non hanno la malattia.

Epidemiologia clinica: in cosa consiste?

Attraverso i dati epidemiologici si comprendono i fattori di rischio che, una volta compresi, possono essere eliminati.

Per esempio se in un cantiere navale sono stati accertati diversi casi di mesotelioma e si appura che viene usato l’amianto, eliminando l’esposizione, si previene la malattia.

Epidemiologia sperimentale e interventi sanitari

L’epidemiologia sperimentale permette di verificare l’efficacia degli interventi sanitari. Si va dagli interventi preventivi, come la sensibilizzazione, a quelli terapeutici, come le sperimentazioni di farmaci o nuove tecniche operatorie.

Come funziona la prevenzione terziaria?

Quando la messa in sicurezza dei luoghi a rischio esposizione (prevenzione primaria) e la sorveglianza sanitaria degli esposti e il trattamento, non sono efficaci e non impediscono la malattia e non promuovono la cura tempestiva (prevenzione secondaria) entra in gioco la prevenzione terziaria. Si raccolgono dunque i dati epidemiologici. Grazie ad essi è possibile riconoscere la percentuale di rischio.

Con la percentuale di rischio alla mano si procede alla valutazione degli interventi di bonifica, alla messa in sicurezza dei luoghi di lavoro e degli ambienti di vita e si agisce per la tutela legale della vittima.

Si stabilisce e si ottiene, in altre parole, l’entità del risarcimento danni e la tutela dei familiari delle vittime.

Il percorso di prevenzione è dunque ciclico e formato da tre step fondamentali. Se la prevenzione primaria fosse applicata con perfetta efficacia non ci sarebbe bisogno della prevenzione secondaria e terziaria.

Risarcimento danni nella prevenzione terziaria

La tutela dei diritti mira al reinserimento di una persona all’interno della sua vita ordinaria, personale e lavorativa. I controlli costanti e il supporto psicologico e il risarcimento dei danni permettono di gestire al meglio le conseguenze psico-fisiche della malattia. Lo scopo risarcitorio è infatti quello di contribuire a migliorare la qualità della vita della persona che ha subito il danno.

Alle vittime di esposizione ad amianto, la cui capacità cancerogena è confermata nell’ultima monografia IARC, e ad altri agenti cancerogeni sul posto di lavoro (in caso di mesotelioma vale anche l’esposizione familiare e ambientale) vengono riconosciuti benefici previdenziali e assistenziali e il risarcimento dei danni.

Assistenza legale gratuita agli esposti

Alcune tutele indennitarie, come i benefici amianto, hanno anche una finalità preventiva. Attraverso il prepensionamento gli esposti ad amianto nell’ambiente di lavoro che hanno contratto una patologia asbesto correlata saranno infatti allontanati dall’esposizione. Tale finalità preventiva è stata ribadita dalla Cassazione, Sez. Lav., n. 25000/2014.

Nel caso di malattia, seppur con i benefici, non si matura il diritto a pensione, si può chiedere la pensione amianto (art. 1 co. 250 e 250 bis, L. 232/2016).

La difesa legale dei diritti delle vittime

Secondo INAIL, Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, la malattia professionale è una patologia con una causa diretta ed efficiente (cioè in grado di produrre l’infermità in modo esclusivo o prevalente), contratta nell’esercizio e/o insorta a causa delle lavorazioni rischiose.

Perché una malattia sia definita “professionale”, essa deve essere causata dall’esposizione a determinati rischi correlati al tipo di lavoro. Tali rischi possono essere: il contatto con polveri e sostanze nocive, rumore, vibrazioni, radiazioni ionizzanti, o misure organizzative che agiscono negativamente sulla salute.

Inoltre, essi devono agire in modo prolungato nel tempo (la causa, cioè, deve essere lenta). Chi contrae una malattia professionale presente nella lista I dell’INAIL, può ottenere un riconoscimento immediato della sua qualità di vittima del dovere, unitamente all’indennità INAIL.

Se la malattia è presente nelle liste II e III, invece, è necessario dimostrare l’eziologia professionale, che solitamente è a carico del lavoratore.

In seguito al riconoscimento di malattia professionale gli esposti ad amianto avranno diritto all’accesso all’indennizzo o rendita INAIL, al Fondo Vittime Amianto (un’indennità che si aggiunge alla rendita INAIL), e al risarcimento di tutti i danni. Il risarcimento integrale dei danni include oltre al risarcimento del danno biologico, quello del danno morale ed esistenziale (danni non patrimoniali) e dei danni patrimoniali subiti. In caso di decesso della vittima, purtroppo possibilità non remota, la tutela legale passa ai familiari superstiti che hanno diritto al risarciemnto dei danni subiti dalla vittima, oltre a quelli subiti in prima persona.