In questa guida ci occupiamo di tumore all’esofago. Questo tumore può essere causato dall’esposizione lavorativa ad agenti cancerogeni, tra cui l‘amianto, anche detto asbesto. In questo caso si ha diritto al riconoscimento della malattia professionale o causa di servizio, a seconda del settore di impiego.

Le vittime di malattia professionale hanno diritto ad una serie di prestazioni socio-economiche e al risarcimento integrale dei danni subiti.

Di seguito vediamo nel dettaglio cos’è il tumore all’esofago, come funziona e dove si trova l’esofago e le tipologie di tumore che possono colpire l’organo. Vediamo poi cause e fattori di rischio per questa neoplasia, sintomi, esami per la diagnosi e cura e trattamenti più efficac. Come anticipato, vediamo anche nel dettaglio come ottenere il riconoscimento di malattia professionale e tutte le prestazioni connesse.

Tumore all’esofago: cos’è? Una definizione

Cos’è il tumore all’esofago? Il tumore all’esofago è una forma di cancro che colpisce il tubo muscolare e membranoso che collega la gola allo stomaco, noto come esofago. Questo tipo di cancro può svilupparsi in qualsiasi parte dell’esofago e può essere classificato in diverse tipologie in base al tipo di cellule coinvolte nella formazione del tumore.

L’esofago è un organo del sistema digerente che si estende dalla gola (faringe) fino allo stomaco. Ha la funzione di trasportare il cibo e i liquidi dalla bocca allo stomaco tramite un movimento ondulatorio noto come peristalsi.

Il cancro all’esofago è il 6° tumore più comune nei Paesi non industrializzati e il 18° nei Paesi industrializzati. In Italia, il tasso di incidenza annuo è di circa 4 casi su 100.000, con circa 2.100 casi all’anno. Sono ripartiti in 1.500 tra gli uomini e 600 tra le donne, prevalentemente dopo i 60 anni e l’aggressività di questa forma di neoplasia rende la mortalità molto elevata.

Colpisce quindi soprattutto maschi adulti sopra i 60 anni e ha tra i suoi agenti eziologici l’esposizione a polveri e fibre di asbesto (sinonimo amianto). Altri fattori scatenantisono il tabacco, l’abuso di alcol, dieta sbilanciata e altri agenti cancerogeni di natura occupazionale e ambientale.

Cos’è l’esofago nel dettaglio

L’esofago è costituito da tre parti: la parte superiore (esofago cervicale), la parte centrale (esofago toracico) e la parte inferiore (esofago addominale).

Durante la deglutizione, l’epiglottide si inclina all’indietro per evitare che il cibo invada la laringe e i polmoni. Le pareti dell’esofago sono rivestite da tessuto mucoso e strati di fibre muscolari. Il tessuto mucoso, ovvero epitelio stratificato composto da cellule squamose, ha il compito di lubrificare le pareti facilitando il transito del cibo deglutito. Il tumore può colpire anche queste cellule squamose, determinando così l’insorgenza di un carcinoma squamoso dell’esofago.

Classificazione dei tumori dell’esofago

Il tumore all’esofago è causato dalla crescita senza controllo delle cellule che rivestono l’organo o di quelle adibite alla produzione del muco. È raro infatti, che venga innescato dalle cellule muscolari, più esterne.

Nel caso in cui derivi dalle cellule epiteliali, si parla di carcinoma squamoso. Se invece deriva da quelle ghiandolari si parla di adenocarcinoma. Spesso in sede esofagea, soprattutto come risposta riparativa rispetto ad una malattia cronica da reflusso non adeguatamente trattata.

 Per la classificazione dei tumori dell’esofago viene applicato il sistema TNM (dove la sigla T si riferisce al tumore primitivo, la N è relativa all’interessamento dei linfonodi e la M alla presenza di metastasi a distanza), mentre per la classificazioni questi tumori si dividono le diverse radiazioni.

  • stadio 0 (carcinoma in situ): il carcinoma dell’esofago è in stadio iniziale e interessa solo i primi strati delle cellule della mucosa esofagea.
  • I: il tumore interessa la mucosa, si è esteso nella sottomucosa o invade la parete sino allo strato muscolare, ma non si è diffuso ai tessuti adiacenti, né ai linfonodi, né ad altri organi.
  • IIA: il tumore ha invaso lo strato muscolare e la parete esterna (avventizia) dell’esofago senza interessamento dei linfonodi.
  • IIB: il tumore ha invaso fino allo strato muscolare e interessa i linfonodi regionali.
  • III: il tumore ha invaso la parete esterna dell’esofago e potrebbe aver coinvolto anche i tessuti o i linfonodi adiacenti, ma non ha dato metastasi a distanza.
  • IV: presenza di metastasi in organi a distanza.

I sintomi comuni del tumore all’esofago

sintomi tumore esofago sono diversi e vari. Per tumore esofago sintomi, all’apparenza, possono non destare sospetti. Spesso si limitano a un mal di gola, esofago ingrossato o linfonodi esofago ingrossati e vengono spesso trascurati, con conseguente diagnosi tardiva. Se per cancro esofago sintomi si protraggono per più di 2 settimane senza mostrare segni di miglioramento, è opportuno rivolgersi al proprio medico curante.

Per cancro esofageo sintomi più comuni sono:

  • disfagia graduale, cioè difficoltà a deglutire prima i cibi solidi e poi i liquidi;
  • vomito e vomito ematico;
  • deglutizione dolorosa;
  • perdita di peso;
  • alterazione del tono di voce;
  • tosse persistente;
  • dolore retro-sternale;
  • difficoltà respiratorie;
  • linfonodi sul collo e sopra la clavicola ingrossati;
  • versamento pleurico;
  • Dispnea, cioè difficoltà a respirare;
  • esofago ingrossato;
  • ispessimento esofago.

Diagnosi precoce del cancro all’esofago

La diagnosi del tumore all’esofago è possibile attraverso esofago-gastroscopie periodiche e attraverso una radiografia dell’esofago con mezzo di contrasto, per escludere la presenza di malattie similari e associate, e un’endoscopia esofagea, per visualizzare e verificare la presenza di eventuali lesioni.

La biopsia è un esame che avviene con il prelievo di un frammento di tessuto al fine di valutare la presenza di cellule tumorali e quindi se si tratta di displasia lieve, media o severa. Questa è fondamentale per arrivare a una diagnosi e quindi aumentare le aspettative di vita.

Per verificare la presenza del tumore ai linfonodi viene effettuata l’eco-endoscopia, mentre per verificare la presenza di metastasi estese ad altri organi viene effettuata una tomografia computerizzata (TC). La PET serve a valutare l’estensione del cancro all’esofago e la presenza di eventuali metastasi non rilevate dall’esame TC.

Nei casi in cui la mucosa esofagea si sia trasformata in mucosa gastrica è consigliata un’endoscopia ogni due o tre anni.

Recentemente diversi studi hanno approfondito la questione epidemiologica del tumore all’esofago. Tra questi, la ricerca “Epidemiology of esophageal cancer: update in global trends, etiology and risk factors” mette in luce l’importanza dello screening per la prevenzione del cancro esofageo.

Trattamento e cura del cancro all’esofago: quali farmaci?

Per quanto concerne il trattamento del cancro all’esofago, viene solitamente adottato un approccio multifase che comprende interventi chirurgici seguiti da radioterapia e chemioterapia. Inizialmente, la chirurgia può essere eseguita per rimuovere la porzione affetta del tratto esofageo, utilizzando tecniche come la chirurgia laparoscopica o il laser per migliorare le prospettive di sopravvivenza.

Prima dell’intervento chirurgico, può essere somministrata radioterapia o chemioterapia per ridurre le dimensioni del tumore e facilitare la sua rimozione, migliorando così le prospettive di guarigione.

Nei casi in cui il cancro all’esofago non sia operabile, i pazienti possono essere trattati con radioterapia e chemioterapia per migliorare la loro sopravvivenza e la qualità della vita.

Inoltre, nei pazienti con carcinoma esofageo non suscettibile di trattamento con chemioterapia e radioterapia, o in presenza di tumori non operabili, possono essere adottate cure palliative per alleviare i sintomi. Queste possono includere terapie laser o l’applicazione endoscopica di protesi espandibili per migliorare o ripristinare il passaggio del cibo.

Lo studio scientifico intitolato “Treatments for esophageal cancer: a review” fornisce un’analisi approfondita delle terapie di elezione per il cancro dell’esofago, contribuendo così a determinare le opzioni di trattamento e le possibilità di guarigione per questa patologia.

Cause e fattori di rischio del tumore all’esofago

L’età è un fattore di rischio per il cancro all’esofago. Poi ci sono fattori genetici, in particolare nella forma di carcinoma squamocellulare all’esofago, nei pazienti colpiti da tilosi palmare e plantare.

Il consumo di alcolici e tabacco aumenta drasticamente la probabilità di ammalarsi. I fumatori hanno un rischio di 5-10 volte maggiore rispetto ai non fumatori e gli effetti del tabacco sono moltiplicati dal consumo di alcol. I consumatori di alcol e fumo insieme corrono un rischio di ammalarsi di cancro esofageo di 100 volte maggiore rispetto a chi non fuma e non beve.

Anche l’infiammazione cronica della mucosa che riveste l’esofago aumenta il rischio di insorgenza del cancro e di malattie dell’esofago. In particolare l’esofagite peptica, cioè l’infiammazione cronica della parte terminale dell’esofago a causa del reflusso di succhi gastrici acidi e che, a sua volta, può portare alla costituzione del cosiddetto esofago di Barrett, una condizione precancerosa che può sfociare in tumore all’esofago maligno.

Una dieta povera di frutta e verdura, con un ridotto apporto di vitamina A e di minerali come zinco e molibdeno, è altrettanto rischiosa, così come l’obesità, che, oltre ad influire sul livello di molti ormoni che creano l’ambiente favorevole per l’insorgenza dei tumori, porta al manifestarsi di reflusso gastroesofageo e dell’esofago di Barrett.

Tra i fattori di rischio per il cancro dell’esofago c’è anche l’esposizione o l’ingestione di fibre di amianto e l’esposizione ad altri cancerogeni, in ambiente lavorativo o di vita.

Esofago di Barrett: rischio neoplasia

L’esofago di Barrett ha origine dal continuo reflusso dei succhi acidi provenienti dallo stomaco. Questo può spingere la mucosa di rivestimento dell’esofago a trasformarsi, divenendo simile a quella gastrica, tipicamente resistente agli acidi. Di questa patologia ne tratta approfonditamente “Novel Screening Tests for Barrett’s Esophagus“.

Questa forma patologica si riscontra nell’8-20% dei malati di reflusso gastroesofageo ed è considerata una vera e propria precancerosi. Spesso ci si affida alla chirurgia per trattare l’esofago di Barrett ed evitare che evolva in un vero e proprio tumore esofageo.

Neoplasia dell’esofago: malattia professionale da amianto e radiazioni ionizzanti

Le neoplasie dell’esofago, secondo quanto affermato dalla Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) possono essere patologie asbesto correlate, prevalentemente di natura occupazionale.

Tanto é vero che nell’ultima monografia: “There is sufficient evidence in humans for the carcinogenicity of all forms of asbestos […]. Asbestos causes mesothelioma and cancer of the lung, larynx and ovary. Also positive associations have been observed between exposure to all forms of asbestos and cancer of the pharynx, stomach, and colorectum“.

L’esposizione ad asbesto provoca tumore all’esofago, come dimostrato da studi di coorte su popolazioni di lavoratori esposti ad amianto per motivi professionali.

Il tumore dell’esofago o carcinoma esofago nei lavoratori esposti ad amianto va riconosciuto come malattia professionale e indennizzata dall’INAIL. Il tumore all’esofago è stato inserito nelle Liste delle malattie professionali INAIL (lista III). Per la lista III spetta al lavoratore dimostrare il nesso causale.

Per quanto riguarda invece le radiazioni ionizzanti esse sono inserite nella lista I gruppo 6 per il tumore dell’esofago. La lista I dà diritto al riconoscimento della malattia professionale con la presunzione legale di origine. Significa che spetta all’ente assicuratore dimostrare che il nesso non sussiste.

Malattia professionale e prestazioni INAIL

A seconda del grado invalidante si può avere la rendita, se il danno biologico è superiore del 16%, o l’indennizzo, se il danno riscontrato è tra il 6 e il 15%. Al di sotto di questa percentuale è presenta una franchigia. In caso di decesso, i familiari della vittima possono chiedere la rendita di reversibilità.

Dato che le esposizioni lavorative ad amianto interagiscono con eventuali fattori genetici ed altri di natura ambientale e stili di vita, in sinergia, il riconoscimento si può avere a titolo di concausa, come chiarito dall’INAIL con la Circolare 7876 bis del 2016. In caso di riconoscimento, l’avente diritto ottiene la certificazione.

L’ex art. 13, comma 7, L. 257/92 stabilisce che la vittima ha diritto ai benefici contributivi amianto, grazie ai quali vi è la rivalutazione dell’intero periodo di contribuzione con il coefficiente 1,5. Queste maggiorazioni sono utili per maturare anticipatamente il diritto a pensione o per la rivalutazione di quella già in godimento. Per chi non matura il diritto alla pensione, esiste la pensione d’invalidità amianto.

Risarcimento integrale dei danni subiti

Le prestazioni INAIL rappresentano solo una forma di indennizzo. Pertanto, la vittima ha il diritto di richiedere il risarcimento per i danni subiti. Questi danni possono includere aspetti non contemplati dall’indennizzo INAIL, come il danno morale ed esistenziale, oltre a differenze nei danni biologici e patrimoniali non coperti completamente dall’INAIL.

Il calcolo dei danni subiti dalla vittima richiede l’applicazione di criteri equi, basati sulle prove per cui è consigliabile raccogliere tutte le prove disponibili in merito ai danni subiti.

Quanto spetta alla vittima in vita deve essere distribuito tra gli eredi legittimi come danno iure hereditario in caso di decesso. Inoltre, i familiari hanno diritto a ottenere l’indennizzo INAIL, come la rendita di reversibilità e l’assegno funerario.

Il risarcimento integrale die danni subiti va richiesto al datore di lavoro.