Il 2023 è stato, in media, 1,32 ºC più caldo rispetto al periodo preindustriale. Un calore mai sperimentato nei recenti 125.000 anni della storia del nostro Pianeta

Caldo: scienziati in allerta

Caldo. L’ottobre appena trascorso è stato testimone di un bruciante primato: il mese più caldo mai registrato su scala globale. La temperatura, con margini eccezionali, ha spinto gli scienziati a lanciare un accorato appello: “frenare l’inquinamento da gas serra è imperativo”. Il tempo stringe come mai prima dora“.

Le parole di Ed Hawkins, professore di scienza del clima all’Università di Reading, risuonano come un grido di allarme: «Un altro mese (ottobre n.d.r), un altro record senza precedenti. Le conseguenze sono fin troppo chiare».

Le soluzioni sono là, sospese nel vuoto dell’inazione, aspettando solo scelte coraggiose e immediate. Ma il mondo, come se fosse ipnotizzato dalla sua stessa rovina, si ritrova a fingere che il futuro risolverà i peccati del presente. E così, siamo trascinati in un turbine di conseguenze sempre più oscure e disastrose.

Caldo, siccità e catastrofi naturali

L’incubo si manifesta sotto le spoglie di ondate di caldo e siccità che stanno divorando la Terra. Ben 157 città in 37 Paesi, da Houston a Giakarta, sono state martoriate da cinque o più giorni consecutivi di calura opprimente.

Gravi inondazioni stanno invece flagellando gli Stati Uniti, la Cina, l’India e molte altre Nazioni.

Nel gelido Canada, gli incendi, amplificati dal cambiamento climatico, hanno liberato più anidride carbonica di quanto il Paese ne avesse emesso nell’intero anno 2021.

Mare e oceani: temperature estreme

L’orrore non si ferma alla terraferma, ma si estende nell’oscurità degli Oceani. Il 2023 ha portato con sé il presagio sinistro di El Niño, un fenomeno meteorologico che surriscalda le acque del Pacifico meridionale. Le temperature superficiali hanno toccato vette mai viste prima. Drammatici ovviamente gli effetti: dalle tempeste sempre più furibonde al lento sprofondamento delle calotte glaciali di Groenlandia e Antartide, fino al pericoloso innalzamento del livello del mare, le minacce incombono come un macigno su tutta l’umanità. Ma chi sono i responsabili di tale orrore?

Tutta colpa dell’uomo!

I ricercatori hanno calcolato l’indice di cambiamento climatico, sulla temperatura quotidiana in 175 Paesi e 820 città. Risultato? I dati, insieme alle prove tangibili di un clima impazzito, ci consegnano una verità che non possiamo più ignorare, individuando nelle azioni dell’uomo il principale responsabile dei disastri naturali.

«Il 2023 è stato, in media, 1,32 ºC più caldo rispetto al periodo preindustriale del periodo 1850-1900. Un calore mai sperimentato nei recenti 125mila anni della storia del nostro Pianeta», urla Andrew Pershing, vicepresidente per la scienza del Climate Central, Inc. New Jersey (Stati Uniti).

C3S: stop ai combustibili fossili

Anche il “Servizio europeo per i cambiamenti climatici” Copernicus (C3S) ha allertato sull’incalzante crisi, sottolineando l’urgente necessità di azione.

La via d’uscita è chiara: la transizione graduale dai combustibili fossili, ma il mondo continua a vacillare nell’inerzia.

A questo punto, una domanda sorge spontanea: ascolteremo il grido della Terra, o lasceremo che il fuoco della nostra indifferenza la divori?  

La risposta potrebbe arrivare a fine mese, almeno così si spera.

COP 28 e cambiamenti climatici

In vista della 28ª Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP) che si terrà a Dubai dal 30 Novembre al 12 Dicembre, la pressione sulle spalle dei leader mondiali è sempre più palpabile.

Gli obiettivi di Parigi stanno collassando sotto il peso di una realtà che non può essere ignorata.  

 L’Accordo del 2015, che aveva visto quasi 200 paesi impegnarsi a limitare il riscaldamento globale al di sotto dei due gradi Celsius, rispetto al periodo preindustriale, sembra infatti una promessa lontana e vacillante. Idem per quanto riguarda le emissioni di carbonio. Le emanazioni velenose degli impianti industriali, continuano a crescere.

Ma non finisce qui!

Gli scienziati avvertono che il peggio deve ancora manifestarsi, e il prossimo anno sarà testimone degli effetti devastanti di questa crisi climatica senza precedenti.

E se il destino della Terra è nelle mani dei leader globali, che devono passare dalle parole ai fatti, anche ognuno di noi può fare la differenza, nel proprio piccolo.

Ona si erge a tutela dell’ambiente e della salute

Il Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), Avv. Ezio Bonanni, tuona contro i disastri causati dall’uomo. «Cambiamenti climatici, inquinamento e veleni, come l’amianto, rappresentano una minaccia per l’ambiente e per la nostra salute. Non possiamo nasconderci dietro la maschera dell’indifferenza. Abbiamo il dovere di ascoltare il richiamo della Terra ferita e di agire prima che sia troppo tardi».

Con uno sguardo diretto al cuore di ogni uomo e donna, il presidente Bonanni ci sfida a diventare i custodi della nostra stessa sopravvivenza. «La lotta contro l’amianto è la nostra battaglia, una crociata per un futuro senza le catene della malattia e della morte prematura. Il nostro impegno oggi sarà la nostra eredità per le generazioni a venire».