Amianto, anche chiamato asbesto, è un termine che indica un insieme di minerali fibrosi che hanno meravigliose capacità tecniche e una grande economicità e per questo sono stati usati ampiamente nell’edilizia e non solo. In alcune parti del mondo vengono ancora utilizzati. Peccato che causino gravi danni alla salute e che abbiano una comprovata capacità cancerogena. 

In questa guida scopriamo tutto sull’amianto asbesto e facciamo il punto sulla tragica situazione in Italia, dove nonostante la messa la bando dei minerali di amianto, permangono ingenti quantità di questo materiale in numerosi siti contaminati, continuando a causare dannose esposizioni e malattia. 

UPIDSA – Università Popolare Internazionale Diritto, Scienza e Ambiente APS si occupa di formare un personale tecnico in grado di occuparsi di difesa del diritto alla salute e di prevenzione a 360° in ambito di salvaguardia dell’ambiente e della salute. Ovviamente non si può prescindere dal rischio amianto che in Italia al momento rappresenta ancora un problema gravissimo.

amianto asbesto

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Amianto asbesto: cos’è?

Cos’è l’amianto anche detto asbesto? I minerali di amianto hanno capacità ignifughe, fonoassorbenti e una grande resistenza al calore e alla trazione. Per questo motivo e per la loro economicità e ampia presenza in natura, come già accennato, sono stati utilizzati nell’edilizia pubblica e privata e in innumerevoli altre applicazioni. Già dall’inizio del secolo scorso se ne conoscevano le capacità lesive della salute. Tuttavia l’asbesto fu messo al bando solo con la L. 257 del 92. Oggi è bandito in 62 paesi del mondo e in tutti quelli dell’Unione Europea. 

I minerali fibrosi hanno comunemente la capacità di dividersi in fibre longitudinali via via più sottili che sono centinaia di volte più piccole di un capello. Si dividono in due gruppi:

  •  i serpentini, di cui fa parte il crisotilo, anche detto “amianto bianco”;
  • gli anfiboli (dal greco αμφίβολος e dal latino amphibolus che significa ambiguo), di cui fanno parte l’actinolite, amosite, crocidolite, tremolite  (o amianto grigio – verde – giallo) e antofillite.

La pericolosità dell’amianto

La pericolosità dell’amianto coincide proprio con la sua struttura fibrosa. Infatti, è proprio questa capacità di sfibrarsi che fa sì che le fibrille (le sottilissime fibre di amianto) si disperdono facilmente nell’ambiente senza poter essere viste ad occhio nudo. Sono facili da inalare e da ingerire. Una volta penetrate nel corpo umano provocano gravi infiammazioni e lesioni del DNA. Nella metilazione, infatti, le nuove cellule subiscono delle aberrazioni, che originano i tumori.

Il potere cancerogeno dell’asbesto è  nell’ultima monografia IARC World Health Organization IARC monographs on the evaluation of carcinogenic risks to humans – Vol. 100C  “Arsenic, metals, fibres, and dusts volume 100 C – A review of human carcinogens” ASBESTOS – Lyon, France – 2012.

Sul sito dello Iarc si legge che alcuni studi, finanziati dalle industrie dell’amianto, sostengono che il crisotilo, il tipo di amianto più comune, non è cancerogeno.

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) si è espressa chiaramente: tutti i tipi di amianto sono cancerogeni.

Il bando dell’amianto con la L. 257/92

La Legge 257 del 1992 (Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto killer) nasce proprio dalla constatazione ufficiale della pericolosità dell’amianto. La legge ha definito i minerali di amianto e classificato quelli che sono soggetti alla messa in bando con Dlgs del 2008. Tra questi figurano crisotilo, amosite, antofillite, tremolite, actinolite e crocidolite. Ci sono però altri minerali di asbesto che non rientrano nell’art. 247 del Dlgs. 81/2008 come per esempio la fluoro-edenite. Si tratta di un minerale classificato solo di recente con proprietà asbestiformi e comprovate capacità cancerogene. Purtroppo la città di Biancavilla in Sicilia, dove si registrano numerosi casi di mesotelioma pleurico, ne è l’esempio tangibile. 

La L. 257/92 ha introdotto il divieto di estrazione, lavorazione e produzione di asbesto e di prodotti contenenti amianto nonché la commercializzazione. Il punto debole di questa normativa è l’assenza di un obbligo di bonifica. Teoricamente tutto è lasciato alla valutazione della pericolosità dell’amianto sulla base dell’indice di friabilità. Tuttavia, non ci sono strutture organizzate per tale valutazione, tenendo conto della vastità del fenomeno.

Quali sono le conseguenze? La conseguenza principale è il notevole ritardo nella bonifica e nella messa in sicurezza dei luoghi contaminati da amianto, che comprendono edifici privati e pubblici, tra cui scuole ed ospedali.

Quando è pericoloso l’amianto? Asbesto compatto e friabile

Il cogente ritardo nella bonifica dei siti contaminati da amianto si è basato sulla distinzione tra amianto friabile e amianto compatto. Il primo è quello che si sgretola con il solo uso delle dita. La fibra di amianto è considerata un materiale pericoloso nel momento in cui diventa friabile, cioè si rompe in piccoli pezzi ed in polvere, con le sue fibre che vengono rilasciate nell’aria.

Solo l’amianto friabile fu quindi accompagnato dall’obbligo di rimozione e bonifica. Solo in seguito, per la rimozione dell’amianto compatto, è stato approvato il protocollo di manutenzione con incapsulamento. Oppure, il confinamento. 

Quando è pericoloso l’amianto? In realtà anche l’amianto compatto genera esposizioni dannose e malattie. Basta infatti una piccola rottura nella matrice compatta per rilasciare fibre nell’aria. I protocolli di confinamento e incapsulamento richiedono stretti controlli e manutenzione. Esistono poi eventi che vanno al di là del controllo umano, come per esempio i terremoti, che generano inevitabilmente la 

La produzione di asbesto amianto nel mondo

Nonostante la dimostrata capacità cancerogena dell’amianto, l’utilizzo di minerali di asbesto prosegue in diversi Paesi del mondo. Secondo l’OMS, sono ancora 125 milioni i lavoratori esposti ad amianto.

Currently, about 125 million people in the world are exposed to asbestos at the workplace (1). According to global estimates, at least 107 000 people die each year from Asbestos is one of the most important occupational carcinogens CHRYSOTILE ASBESTOS / 3 asbestos-related lung cancer, mesothelioma and asbestosis resulting from occupational exposures (1, 2, 8)”.

In più stima circa 107.000 decessi ogni anno. Ma considera solo tre malattie asbesto correlate (asbestosi, mesotelioma e tumore al polmone) e solo quelle di origine lavorativa. A questo dato vanno aggiunte tutte le vittime delle altre patologie asbesto correlate e quelle dovute ad esposizione ambientale. Infine manca anche il censimento delle vittime appartenenti a quei paesi che fanno ancora largo uso del minerale, come Cina, Unione Sovietica e India.

In alcuni altri Paesi, come gli Stati Uniti, la  normativa è contraddittoria. Infatti, il divieto sussiste solo con riferimento a nuovi utilizzi di materiali di amianto.

La produzione nel mondo continua per circa 2 milioni di tonnellate di amianto.  Nel 2014,  la Russia ne ha estratto circa 1.100.000, la Cina oltre 400.000, il Brasile circa 284.000, il Kazakhstan 240.000, l’India 270.000.

Amianto in Italia

Nel corso del 2021 in Italia si è confermato un trend in aumento di malattie asbesto correlate, con almeno 7.000 decessi. L’Avv. Ezio Bonanni, Presidente di ONA – Osservatorio Nazionale Amianto (Aps in prima linea in Italia per la lotta all’amianto) ha presentato i nuovi dati epidemiologici al convegno “Rischio amianto: prevenzione del danno e tutela delle vittime”, che si è tenuto il 30 maggio 2022, al Salone  Valente del Tribunale di Milano. Inoltre ha ribadito la necessità di risolvere le questioni ancora irrisolte riguardanti l’amianto durante la conferenza “Liberi dall’amianto: prevenzione e assistenza alla vittime” del 27.04.2023.

Perfino le scuole e gli ospedali devono essere ancora bonificati. Più di 2400 scuole, 800 biblioteche e centri di studio, 250 ospedali e 300.000 km di tubature di acqua in Italia contengono materiali in asbesto.

L’APP amianto, messa appunto dall’ONA, permette ai singoli cittadini di segnalare le aree a rischio e di creare una mappatura dei siti contaminati. Per poter segnalare un sito contaminato, dopo aver inserito i propri dati, potranno essere aggiunte fino a 5 foto e la geolocalizzazione.

Guarda anche: “Amianto negli ospedali, ammalarsi dove ci si cura

Amianto: i numeri della strage

I numeri della strage di amianto sono spaventosi: si calcola che in Italia, nel periodo che va dal 1946 al 1992, anno di messa al bando dei minerali di amianto, sono state utilizzate e lavorate 3.748.550 tonnellate di asbesto o amianto.

Nel 2019 nel nostro paese sono decedute più di 6.000 persone a causa dell’esposizione ad amianto, di cui circa 1.900 sono decedute a causa di mesotelioma pleurico, un tipo di cancro che colpisce la pleura e che ha nell’esposizione all’amianto la sua unica causa possibile.

Circa 3.800 italiani sono morti a causa di un tumore polmonare causato da amianto.

107.000 decessi ogni anno solo per 3 delle malattie asbesto correlate (asbestosi, mesotelioma e tumore al polmone), considerando solo quelle di origine lavorativa e 125 milioni di lavoratori esposti.

ONA, Osservatorio Nazionale Amianto, si occupa del monitoraggio delle malattie correlate all’esposizione ad asbesto e ne ha riscontrato una particolare incidenza nelle regioni dell’Italia settentrionale. Qui dove l’industrializzazione è più marcata si è fatto infatti un più massiccio utilizzo dei minerali di amianto.

Le Nazioni Unite informano che il numero delle vittime è in aumento a causa del lungo periodo di latenza che contraddistingue le patologie asbesto correlate.

I numeri dei decessi per amianto stimati dall’OMS appaiono invece sottostimati perché non tengono conto di tutte le malattie amianto correlate e non censisce molti dei paesi che ancora utilizzano i minerali di amianto (qui un approfondimento sulla quantità di amianto tuttora prodotta in alcuni paesi ibasecretariat.org). 

Qui potete sfogliare il Libro bianco delle morti di amianto in Italia.

Le malattie asbesto correlate: quali sono?

amianto nei polmoni
L’effetto delle fibre di amianto sui polmoni (Immagine: Giorgia De Salvo)

Ma quali sono nel dettaglio le malattie provocate dall’esposizione all’asbesto

Asbestosi e placche pleuriche (che provocano a loro volta tumori della pleura e complicazioni cardiocircolatorie e cardiovascolari) possono essere, così come il mesotelioma, provocate esclusivamente dall’esposizione alla fibra killer. 

Tra queste la più grave è il mesotelioma. Colpisce più frequentemente la pleura, ovvero la membrana che avvolge i nostri polmoni, o in alternativa il peritoneo, ovvero la membrana che avvolge gli organi addominali. Il mesotelioma del pericardio (sierosa del cuore) e quella della tunica vaginale del testicolo sono invece rari.

Ha alta incidenza negli esposti ad amianto il tumore del polmone. Tra le malattie asbesto correlate compaiono anche il tumore delle ovaie, dello stomaco, della faringe, della laringe, del colon e dell’esofago. 

Chiunque abbia contratto una di queste malattie a seguito di esposizione per cause professionali può ottenere risarcimento danni amianto, rivalutazioni dei benefici contributivi e accesso al fondo per le vittime. 

L’ONA offre consulenza legale e medica gratuita agli esposti e ai familiari delle vittime decedute, che pure hanno diritto al risarcimento integrale dei danni subiti. 

Come si contraggono le malattie asbesto correlate?

Oltre all’esposizione professionale o a quella a cui vanno incontro i familiari degli operai esposti, è possibile contrarre una malattia asbesto correlata a causa dell’esposizione ambientale. Lì dove sono stati presenti i grandi stabilimenti per la produzione di manufatti in asbesto e lì dove la presenza del minerale nei manufatti stessi ancora in uso è alta, a morire sono anche coloro che abitano nelle vicinanze.

Ciò si è verificato a Casale Monferrato, nei pressi dello stabilimento di Broni e in altri siti: le fibre hanno contaminato le popolazioni e le città; quindi hanno provocato aumento dei casi di mesotelioma.

Le fibre di amianto, comprese quelle di crisotilo, hanno la capacità cancerogena. Quindi, causano sempre danno alla salute comprese le malattie più gravi. Quindi anche le matrici compatte hanno la capacità lesiva perché perdono il potere aggrappante.

In seguito all’usura o alle sollecitazioni meccaniche, le superfici in amianto iniziano a sfaldarsi. Si diffonde nell’ambiente, così, la fibra di amianto. In questo stato la presenza di asbesto risulta pericolosa per la salute umana.

>> Approfondisci: “Gli atti della conferenza: come la ricerca scientifica può sconfiggere i tumori da amianto”  (video)

Amianto e disastro ambientale: i casi di Ilva ed Eternit

In Italia interi territori e molte città sono ancora contaminati. In molti casi il rischio si esposizione è correlato all’utilizzo industriale dell’amianto in grandi stabilimenti. Tra questi, uno dei casi più emblematici è quello dell’ILVA di Taranto.

Ma la produzione di cemento amianto ha provocato un disastro ambientale anche a Casale Monferrato e a Broni. Un vero e proprio fenomeno epidemico che continua a colpire anche le popolazioni di queste città e dei territori circostanti. Qui i casi di mesotelioma pleurico e decessi superano anche di 40 volte quelli del resto d’Italia.

L’elevato numero di vittime ha imposto lo svolgimento di numerosi processi. Ciò è avvenuto, per esempio, per il caso Eternit. Il primo procedimento del processo Eternit, detto “Eternit I”, è terminato in Cassazione con la prescrizione, dopo le condanne in 1° e in 2° grado.

L’Avv. Ezio Bonanni, componente del Collegio di difesa delle vittime, è ora impegnato negli altri procedimenti. Alla sbarra è chiamato ancora il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, il quale deve rispondere di questa strage, in quanto amministratore dell’Eternit.

A che distanza le fibre di asbesto sono pericolose?

Non è determinabile a priori quanto asbesto occorre respirare per ammalarsi, né è possibile definire una distanza di sicurezza da una superficie di asbesto friabile o soggetta a sbriciolamento. 

Le fibre rilasciate nell’aria, infatti, possono coprire un’area la cui estensione è fortemente influenzata dagli agenti atmosferici. L’unica sicurezza rispetto al rischio amianto, in particolare alle polveri amianto, è la rimozione dei materiali in asbesto che garantisce la certezza del rischio zero.

Dove si trova l’amianto e i materiali che lo contengono?

L’asbesto è stato usato in oltre tremila applicazioni. Tra le più diffuse ci sono state quelle nell’edilizia. Infatti, fin dai primi anni del ‘900, i materiali in cemento sono stati rinforzati con l’uso dei minerali di amianto. Siamo di fronte al c.d. cemento amianto definito anche Eternit dal nome della multinazionale principale che si è occupata della produzione di cemento amianto. Tutti noi conosciamo le lastre di Eternit nella loro tipica forma ondulata, ampiamente utilizzate per costruire tettoie e coperture di capannoni.

Alle applicazioni più svariate nel campo dell’edilizia seguono quelle nei trasporti (aerei, navi, treni, freni delle auto), della cosmetica (il borotalco), nella produzione di tute ignifughe e mezzi militari e in tanti altri ambiti.

L’uso smodato dell’amianto fino agli anni ‘90 ha determinato l’ utilizzo anche nella produzione di oggetti di uso comune in cui questo materiale e le sue caratteristiche non erano necessari: come giocattoli, solette di scarpe, preparati farmaceutici e cosmetici. Ancora in asciugacapelli, forni, stufe, tendaggi, teli da stiro, filtri per sigarette.

Ancora nelle fabbriche, in tutti quei macchinari, caldaie, forni, mezzi di trasporto e apparecchi in cui le proprietà ignifughe dell’asbesto potevano risultare utili.

Bonifica amianto: confinamento, incapsulamento e smaltimento

La bonifica svolge un ruolo fondamentale per prevenire i danni da asbesto. La prevenzione primaria è lo strumento indispensabile per l’effettiva ed efficace tutela della salute e dell’ambiente. Le patologie asbesto correlate sono infatti dose dipendenti, sebbene non abbiano una soglia minima al di sotto della quale il rischio è zero motivo per cui, per ridurre il rischio a zero è necessario evitare tutte le esposizioni.

Approfondisce questo tema il convegno organizzato dall’ONA il 26 luglio: “Amianto, ambiente, salute: per Roma Capitale d’Europa“.

Rapporti tra la L. 257/92 e la normativa sulla bonifica

Qual è la normativa per la bonifica amianto? Secondo la normativa è d’obbligo comunicare alle autorità sanitarie (ASL) la presenza del manufatto contenente asbesto friabile o del presunto sito contaminato (l. 27 marzo 1992, n. 257). La sua violazione, ovvero nel caso di omessa comunicazione, è suscettibile di sanzione amministrativa (pecuniaria, oltre i 2.000 euro).

Nel caso in cui l’asbesto presente nell’edificio sia compatto non vi è l’obbligo di comunicazione ma è necessario fare un sopralluogo tecnico per una valutazione del rischio.

La bonifica negli edifici privati è un onere che grava esclusivamente sui proprietari (Comune e Asl non sono tenuti infatti ad effettuare sopralluoghi).

Valutazione del rischio amianto

fibre amianto
Le fibre di amianto (immagine: Giorgia De Salvo)

La valutazione dei rischi dovuti alla polvere di amianto e di materiali contenenti amianto ad opera del personale tecnico abilitato stabilisce la natura e il grado dell’esposizione e le misure preventive e protettive da attuare.

Il tecnico preposto, a chiusura della valutazione, provvede alla stesura di una relazione tecnica, in cui viene riprodotto il processo d’indagine, le risultanze e le successive attività applicabili.

A seconda dei risultati della valutazione del rischio esposizione amianto verranno predisposti interventi differenti. Le possibilità sono 3:

1) Materiali integri non suscettibili a danneggiamento: non sussistendo un amianto pericolo in atto o potenziale o di esposizione degli occupanti, non è necessario un intervento di bonifica ma occorre un controllo periodico delle condizioni dei materiali ed il rispetto di idonee procedure di manutenzione.

2) Materiali integri ma suscettibili a danneggiamento: è necessario adottare provvedimenti idonei ad evitare il pericolo amianto di danneggiamento e quindi attuare un programma di controllo e manutenzione. Qualora non dovesse risultare possibile ridurre significativamente amianto rischi di danneggiamento dovrà essere preso in considerazione un intervento di bonifica amianto.

3) Materiali danneggiati: è necessario eliminare il rilascio in atto di fibre di amianto, attuando uno dei provvedimenti previsti nel D.M. 06/09/94: rimozione amianto, incapsulamento o confinamento.

Come fare la bonifica di un sito contaminato?

Per le operazioni di bonifica è necessario rivolgersi a una ditta autorizzata allo smaltimento amianto, ovvero di professionisti regolarmente iscritti all’Albo Gestori Ambientali nella Categoria 10. La legge identifica tre tipi di bonifica.

  • Bonifica tradizionale

Bonificare un sito dall’asbesto significa rimuovere e conferire in discarica l’asbesto presente nell’edificio. Si tratta dell’unico sistema per ridurre il rischio a zero. In alternativa esistono altri sistemi di bonifica più economici che però hanno un’efficacia temporanea o che può essere messa in crisi da determinati eventi e che ne limita l’efficacia di riduzione di eternit rischi. Leggi tutto sullo smaltimento amianto.

  • Incapsulamento

La tecnica di bonifica dell’incapsulamento, di cui al D.M. 20/08/1999, in relazione al D.M. 06.09.1994, consiste nell’utilizzo di un liquido aggrappante che andrà a ricoprire le superfici di materiali contenenti minerali di asbesto impedendo così il rilascio di fibre. Questo metodo riduce a zero il rischio di esposizione, ma è uno strumento provvisorio. Il liquido con il passare del tempo perde la sua capacità aggrappante e le fibre tornano a disperdersi negli ambienti, con il rischio di essere inalate. Quali sono i vantaggi dell’incapsulamento? L’incapsulamento è la forma più economica e meno rischiosa per la bonifica dei materiali di asbesto.

  • Bonifica per confinamento

Il confinamento consiste nell’installare una barriera di tenuta che separi i materiali di asbesto in modo più efficace e sicuro, sebbene più costoso rispetto all’incapsulamento. In questo caso il rischio di esposizione potrebbe ripresentarsi con il verificarsi di eventi traumatici come un terremoto.

Quanto costa la bonifica amianto?

Stabilire un costo per la bonifica asbesto non è possibile, se non valutando ogni singola situazione attraverso il preventivo di una ditta specializzata.

Il prezzo può infatti variare dalle 9 alle 30 euro a metro quadro a seconda della tipologia di bonifica prescelta, del tipo di manufatto in asbesto (tegole, coperture, pareti) della raggiungibilità del manufatto (se l’area di copertura è per esempio pedonabile o richiede speciali imbracature per essere raggiunta), della quantità a da tanti altri fattori. I mezzi di trasporto che conferiscono l’asbesto in discarica, per esempio, hanno un costo specifico che resta lo stesso anche se il mezzo non viaggia a pieno carico.

Come funziona la denuncia amianto all’ASL?

Come funziona la denuncia amianto all’ASL? Basta compilare un apposito modulo dopodiché i tecnici competenti si occuperanno di effettuare un sopralluogo al fine di valutare la percentuale del rischio amianto. I tecnici e il personale che si occupa dell’ispezione, censimento e mappatura dell’amianto nell’edificio sono abilitati ai sensi della legge 27 marzo 1992, n. 257.

I laboratori a cui viene eventualmente affidata la verifica analitica dei campioni prelevati dal personale tecnico ai sensi dell’art. 12, comma 2, della legge n. 257/1992, devono essere in possesso dei requisiti minimi di cui all’allegato 5 (“Requisiti minimi dei laboratori pubblici e privati che intendono effettuare attività analitiche sull’amianto”) del D.M. del 14/05/1996

Le spese per la bonifica dell’asbesto in casa gravano esclusivamente sul proprietario dell’edificio che si può rivalere sulla ditta costruttrice solo nel caso in cui abbia utilizzato asbesto dopo la messa al bando del materiale.

La presenza di amianto nei condomini

Nei condomini ad avere l’obbligo di ispezione, censimento e mappatura attraverso la richiesta di un sopralluogo tecnico è l’amministratore di condominio che deve adempiere agli obblighi di legge per le aree comuni dell’edificio in quanto responsabile e in quanto datore di lavoro (obbligo di rispettare il D.Lgs. 81/2008) nei confronti di eventuali portieri, addetti alle pulizie, alla manutenzione etc…

Vittime amianto: risoluzione del Parlamento Europeo

Le esigenze di tutela e di “protezione dei lavoratori dell’amianto”, già con la direttiva 477/83/CEE, poi ribadite da 149/2009/CE, sono state ulteriormente ribadite dall’Europa.

Tant’è vero che con la risoluzione del Parlamento Europeo (ottobre 2021), è stata ribadita l’urgenza di questa protezione. Quindi gli Stati membri sono stati invitati a intraprendere tutte le azioni di tutela. Solo così, eliminando tutti i potenziali rischi di esposizione (principio di precauzione), è possibile realizzare le finalità di tutela, proprie anche del diritto comunitario.

La tutela contro il rischio amianto è estesa anche alle esposizioni ambientali, anche se, come detto, la stragrande maggioranza dei casi è dovuta ad esposizione lavorativa. Infatti, sono dovuti ad esposizione ambientale solo una frazione dal 5 al 20% dei casi di mesotelioma (Istituto Superiore di Sanità -ISS).

Amianto: l’Europa ci obbliga alla rimozione entro il 2025

Sulla base del regolamento UE 2016/1005, tutti gli Stati membri dell’Unione Europea dovranno provvedere alla rimozione dei “prodotti” di amianto entro il 1 luglio 2025. Così, anche lo Stato italiano dovrà finalmente accelerare sulle bonifiche.

Infatti, l’epidemia di malattie asbesto correlate è dovuta, oltre alle elevate esposizioni, anche al ritardo nelle bonifiche. Solo così si potrà garantire la tutela dell’ambiente e salute, nel rispetto dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e uno sviluppo sostenibile.

Amianto: indennizzo INAIL per malattie asbesto correlate

La tutela giuridica, in caso di malattia professionale asbesto correlata, è ancorata al sistema sancito dall’art. 38 Cost. Infatti, qualsiasi lavoratore, vittima di infortunio e malattia professionale, può fare domanda di indennizzo INAIL. Così i loro familiari in caso di decesso dell’assicurato.

Sulla base della rilevanza della dose cumulativa, e del dato epidemiologico, più dell’80% di queste vittime si è ammalata per motivi di lavoro. Le vittime di malattia professionale, e le loro famiglie, possono mantenere un livello di sostentamento grazie allo strumento di tutela erogato dall’INAIL. Nella tutela indennitaria rientrano tutte le malattie, anche quelle non inserite nell’apposita lista I dell’INAIL. Infatti il discrimine è legato soltanto all’onere della prova.

Malattie asbesto correlate riconosciute: Lista I

La Lista I è quella per la quale sussiste la presunzione legale di origine e cioè si presume il nesso causale. In sostanza l’onere della prova è a carico dell’INAIL che deve provare che il lavoratore non si sia ammalato a causa della presenza di amianto sul posto di lavoro. All lavoratore basta invocare la sussistenza della malattia e la presenza dell’agente eziologico. Nel nostro caso le fibre di asbesto.

Le malattie della Lista I devono quindi essere sempre indennizzate e sono:

  • Asbestosi polmonare;
  • Placche pleuriche;
  • Ispessimenti pleurici:
  • Mesotelioma pleurico;
  • Tumore del polmone;
  • Mesotelioma peritoneale;
  • Cancro della laringe;
  • Mesotelioma della tunica vaginale del testicolo;
  • Tumore delle ovaie;
  • Mesotelioma pericardico.

Malattie asbesto correlate delle Liste II e III 

Le altre neoplasie sono invece inserite rispettivamente nella Lista II dell’INAIL e sono:

  • Tumore della faringe;
  • Cancro allo stomaco;
  • Cancro del colon retto.

Mentre la Lista III contempla solo il tumore dell’esofago. In questo caso l’origine professionale è ritenuta possibile per l’esposizione ad amianto.

Amianto: le altre malattie asbesto correlate

Dopo diverse segnalazioni, e al risultato della letteratura scientifica, e studi epidemiologici, è emerso che anche altri organi sono il bersaglio delle fibre killer dell’amianto. 

Così i tumori del cervello, colecisti, apparato emolinfopoietico, tra cui le leucemie, laringe-lingua, mammella, pancreas, prostata e tiroide. In questi ultimi periodi, anche il tumore del rene è associato all’esposizione ai minerali di amianto. Al rene tumore, si aggiunge quello al testicolo, alla vescica, e in ogni caso dell’apparato uroteliale.

Oltre alle dimostrazioni scientifiche date dal Prof. Giancarlo Ugazio, ci sono altri studi che confermano la correlazione tra queste patologie e l’asbesto, in particolare per quanto riguarda le neoplasie che colpiscono la vescica e il sistema urinario:

Amianto e malattie degenerative

Ci sono tutta una serie di altre ricerche che identificano le fibre di asbesto alla base delle malattie degenerative, come la miocardiopatia, il morbo di Alzheimer e l’autismo. Anche la Sclerosi Laterale Amiotrofica può essere annoverata tra le patologie per le quali è rilevante l’esposizione a fibre di asbesto. 

Tutela legale delle vittime di asbesto amianto

Oltre all’indennizzo INAIL le vittime dell’amianto hanno diritto ai benefici contributivi per esposizione ad amianto (art.13 comma 7 legge 257/92) e all’integrale risarcimento dei danni, compresi quelli differenziali e complementari. In caso di decesso, queste prestazioni spettano ai familiari della vittima.

L’assistenza legale dell’ONA assicura a tutte le vittime e ai loro familiari la salvaguardia dei loro diritti. La tutela legale dell’ONA è una delle attività di maggior valore sociale dell’associazione vittime amianto.

L’INAIL indennizza il danno biologico solo dal 6% di grado invalidante:

  • se è inferiore al 6%, non sussiste il diritto all’indennizzo INAIL, perciò il risarcimento malattia professionale è totalmente a carico del datore di lavoro;
  • dal 6 al 15% è dovuto il solo indennizzo del danno biologico;
  • dal 16%, è dovuta la rendita INAIL.

L’indennizzo del Fondo Vittime Amianto

Tutti coloro che hanno ottenuto il riconoscimento di malattia professionale asbesto correlata, hanno diritto a delle prestazioni aggiuntive come il Fondo Vittime Amianto. Questo equivale al 15% della rendita INAIL.

Questa prestazione è stata introdotta con l’art. 1, commi 241/246, della L. 244/07, e nel tempo è stato integrato. Infine, con l’art.1 comma 356, della L. 178/2020, l’entità della prestazione è stata, per legge, fissata nel 15%.

Le tutele del Fondo Vittime Amianto, per i mesoteliomi, sono state estese anche alle vittime di esposizione ambientale. In questo caso le vittime mesotelioma per esposizione ambientale, potranno azionare la tutela INAIL depositando la domanda per ottenere la liquidazione una tantum. L’importo erogato alle vittime di mesotelioma ambientale è di €10.000. 

Benefici contributivi e prepensionamento amianto 

I lavoratori esposti ad amianto, per più di 10 anni e in concentrazioni superiori alle 100 ff/ll, hanno diritto ai benefici contributivi. Le maggiorazioni contributive consistono nella moltiplicazione del periodo di esposizione ultradecennale con il coefficiente 1,5, come stabilito dall’art. 13, co. 8, L. 257/92.

Chi ha subito dei danni biologici, anche minimi, può chiedere tale aumento contributivo, utile ad accedere al prepensionamento. Per chi fosse già in pensione, invece, è utile per la rivalutazione dell’entità dei ratei, come stabilito dall’art. 13, co. 7, L. 257/92. In questo modo, vi è il diritto all’adeguamento dei ratei della pensione, e, al tempo stesso, l’accredito delle differenze su i ratei medio tempore maturati, con conseguente liquidazione delle somme dovute.

Inizialmente, l’INPS si era ostinata a sostenere che l’accredito delle maggiorazioni contributive per le esposizioni ad amianto fosse subordinata al riconoscimento anche di un grado di invalidità almeno pari al 6%. La Corte di Cassazione, Sez. Lavoro, sentenza n. 30438/2018, ha, invece, accolto le tesi dell’Avv. Ezio Bonanni che si fondano sul tenore letterale della norma, che non richiede alcun grado di invalidità minima.

Diritto alla pensione di inabilità amianto: aggiornamenti

I lavoratori malati di amianto, in seguito alla mobilitazione dell’ONA, hanno ottenuto di essere immediatamente collocati in pensione, grazie alla pensione inabilità amianto.

Infatti l’art. 1, co. 250, L. 232 del 2016 è stato riformato. Perciò tutti coloro che hanno ottenuto dall’INAIL o da qualsiasi altro ente di assicurazione il riconoscimento di malattia professionale hanno diritto al pensionamento. Questo diritto prescinde dall’inserimento in una delle tabelle delle infermità diagnosticate.

Infatti l’art. 41-bis della legge 58 del 2019 ha ampliato la tutela di tutte le vittime. Per cui, l’originario comma 250 è stato integrato con i commi 250-bis e 250-ter all’art. 1 della L. n. 232/2016. L’INPS ha quindi introdotto nuove disposizioni, aggiornando i termini per il deposito della domanda amministrativa INPS. Il termine è il 31.03.2022. Se non rispettato la domanda verrà esaminata l’anno successivo, a partire da aprile.

Il diritto alla pensione di invalidità amianto si ha a prescindere dall’età anagrafica e dell’anzianità contributiva. Sono richiesti soltanto 5 anni di anzianità contributiva, di cui 3 negli ultimi 5 anni antecedenti la domanda amministrativa.

Asbesto amianto: riconoscimento di vittima del dovere

L’amianto ha causato vittime anche nel settore delle Forze Armate e Comparto di Sicurezza. Chi si ammala per causa di servizio ha diritto al riconoscimento dello status di vittima del dovere. Ciò dà accesso a prestazioni aggiuntive, come l’equo indennizzo e la pensione privilegiata.

L’utilizzo di asbesto nelle unità navali e nelle basi a terra della Marina Militare Italiana aveva provocato, già nel 2015, 570 casi di mesotelioma. Lo denuncia la relazione finale della Commissione Parlamentare d’Inchiesta della Camera dei Deputati.

Risarcimento dei danni per le vittime e i superstiti

Nella maggior parte dei casi i danni da amianto sono legati alle esposizioni lavorative. Infatti, sono proprio i luoghi di lavoro le sedi di più elevata esposizione. Per questo è importante porre attenzione alla sicurezza sul lavoro.

I lavoratori vittima di patologie asbesto correlate hanno diritto all’integrale risarcimento dei danni. Infatti, oltre al danno biologico e a quello per diminuite capacità di lavoro indennizzati dall’INAIL, ci sono altri danni che devono essere risarciti.

I danni risarcibili sono quelli patrimoniali (danno emergente e lucro cessante) e non patrimoniali (biologico, morale, esistenziale, catastrofale, tanatologico). Il ristoro di questi pregiudizi è a carico del datore di lavoro (leggi tutto su danni patrimoniali e non patrimoniali).

L’associazione svolge un servizio di assistenza e consulenza legale per permettere alle vittime e ai superstiti, in caso di decesso, di ottenere la tutela dei propri diritti.

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