La transizione ecologica è il processo di innovazione tecnologica che dovrebbe permettere un cambiamento nella nostra società, in modo da rendere il nostro modo di vivere conforme ai criteri di sostenibilità ambientale. La necessità di una transizione ecologica trova la sua ragion d’essere nello sviluppo sostenibile.

Negli ultimi decenni la globalizzazione e la crescita esponenziale dello sviluppo tecnologico stanno mettendo ulteriormente a dura prova l’ambiente in cui viviamo e dando fondo alle sue risorse, comprese quelle limitate (che necessitano cioè di tempi molto lunghi per formarsi).

Inquinamento ambientale, riscaldamento globale, deforestazione e utilizzo di energie non rinnovabili rappresentano problemi tanto gravi da non potere più essere lasciati in sospeso. Senza un’azione significativa e tempestiva si rischia di arrivare ad un punto di non ritorno, dopo il quale la vita sulla Terra, così come la conosciamo, potrebbe non essere più possibile.

L’UPIDSA – Università Popolare Internazionale Diritto, Scienza e Ambiente APS si occupa di formazione nel diritto con particolare focus in ambito di diritto risarcitorio, della salute e dell’ambiente. La transizione ecologica e il modo e i tempi in cui avverrà è di fondamentale importanza nella buona riuscita della tutela della salute oltre che dell’ambiente.

Transizione ecologica: cosa significa?

Transizione ecologica significa trasformazione del sistema produttivo verso un modello sostenibile. Al centro dei piani per la transizione ecologica c’è il cambiamento che riguarda la produzione energetica, quella industriale e lo stile di vita dell’individuo.

L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite considera centrali altresì il tema dello sviluppo sostenibile nella dimensione economica, sociale e in quella ambientale. Tra i tanti obiettivi ci sono quelli riguardanti le misure ecologiche urgenti per contrastare i cambiamenti climatici, per tutelare gli oceani, i mari e le risorse marine e per gestire le foreste combattendo la desertificazione.

La transizione ecologica, coem già detto, riguarda anche la vita dei singoli individui, la nostra. Il nostro stesso stile di vita dovrà rispettare l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e gli ambiziosi obiettivi stabiliti dall’Unione Europea per il 2030.

Transizione ecologica: un’azione dall’alto e dal basso

Il modello sostenibile si basa su due spinte: bottom-up (dal basso verso l’alto) e top-down (dall’alto al basso). I cittadini, dunque, sono tenuti a modellare le abitudini su uno stile di vita ecologico. Allo stesso tempo le industrie e il mondo politico devono adoperarsi nell’adottare iniziative green.

La transizione ecologica promuove dunque anche una serie di strategie e iniziative mirate a introdurre l’educazione ambientale all’interno della cittadinanza. L’obiettivo è quello di costruire le basi per una nuova società responsabile e attenta agli equilibri planetari.

Per accedere ai fondi del programma Next Generation EU (tra cui quelli del Recovery fund), cioè ai fondi che arrivano all’Italia dall’Unione Europea e che ammontano a circa 210 miliardi di euro, è necessaria una rivoluzione verde.

L’Italia deve essere in grado di poter competere con le altre potenze europee in materia di transizione ecologica ed energetica. In questo senso, il Recovery Plan è da allineare al Green Deal europeo, con obiettivi che dovrebbero essere ambiziosi sul versante delle fonti rinnovabili, della mobilità veicolare e dell’agricoltura. Il governo Draghi è stato molto timido su questi fronti.

Nella ventesima puntata del notiziario ONA News si parla di transizione ecologica e delle opportunità che apre.

obiettivi per la transizione ecologica

Qui di seguito elenchiamo i punti fondamentali della strategia per la transizione ecologica e i suoi obiettivi.

  • Ridurre del 55% le emissioni di gas a effetto serra.
  • Raggiungere almeno il 32% di quota di energia rinnovabile.
  • Incrementare l’efficienza energetica di almeno il 32,5%.
  • Andare verso una UE ad impatto zero sul clima entro il 2050: è quella che viene definita “Carbon Neutrality” cioè neutralità climatica.

punti fondamentali della transizione ecologica

La transizione energetica e la sostenibilità ambientale devono andare di pari passo con un’altra transizione che è quella digitale. Questo per essere in grado di utilizzare sempre di più soluzioni tecnologiche avanzate per risolvere emergenze ambientali, economiche e sociali.

Di seguito elenchiamo i 7 punti fondamentali, o temi, della transizione ecologica.

  1. Fonti rinnovabili: la transizione ecologica passa per l’aumento degli investimenti nelle forme di energia che rispettano le risorse del pianeta, ovvero le energie rinnovabili. Esse devono essere scelte non solo in base alla loro capacità di non esaurirsi, ma anche in base all’impatto ambientale. Sono energie alternative pulite quelle che non inquinano (o inquinano meno) e non si esauriscono.
  2. Mobilità Elettrica: l’utilizzo dell’energia elettrica per il trasporto è cruciale perché il settore dei trasporti è uno dei maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico. Per raggiungere l’obiettivo di 6 milioni di veicoli elettrici al 2030 bisogna investire sulla mobilità cittadina, regionale e sul trasporto elettrico.
  3. Digital Energy: uso di tecnologie digitali avanzate lungo la filiera dell’energia.
  4. Energy Storage: accumulo e stoccaggio dell’energia in un’ottica di maggiore efficienza energetica.
  5. Smart Building: realizzare edifici in cui gli impianti per l’efficientamento energetico siano gestiti in maniera intelligente e automatizzata.
  6. Economia Circolare: un’economia pensata per potersi rigenerare da sola, che genera meno rifiuti e sprechi. Un’economia circolare è incentrata più che sulla produzione sul riciclo in un utilizzo circolare di tutte le risorse messe in circolazione.
  7. Modello agroecologico: ridurre l’uso di pesticidi e prevedere un ulteriore aumento della superficie da dedicare all’agricoltura biologica. Gli allevamenti intensivi sono infatti responsabili dell’emissione in atmosfera di grandi quantità di CO2, oltre a causare perdita di biodiversità, utilizzo non razionale della risorsa idrica e danni alla salute e all’ambiente anche a causa dell’utilizzo massivo di pesticidi dannosi. 

Transizione ecologica e sviluppo sostenibile

Sviluppo sostenibile significa crescita con un impatto il più basso possibile sull’ambiente, equo e dignitoso per tutti, senza depauperare il nostro pianeta. In questo modo è possibile garantire alle generazioni future le stesse risorse di cui hanno usufruito le generazioni presenti e passate. 

Lo sviluppo sostenibile riconduce alla necessità di un’attenta valutazione preventiva delle materie prime e dei prodotti.

La transizione ecologica è il fondamento su cui si può costruire uno sviluppo sostenibile che consenta la crescita nel rispetto dell’individuo, delle comunità e dell’ambiente.

Principio di precauzione

Il cosiddetto principio di precauzione presuppone di evitare l’utilizzo di materie, comprese le molecole chimiche, che possano arrecare danno all’ambiente e alla salute. Laddove non esistono studi sufficienti a garantire che le nuove materie e molecole non causino danni alla salute e all’ambiente è necessario applicare il principio di precauzione. Questo riguarda numerose molecole di cui ancora non si conoscono gli effetti e riguarda anche il dibattuto campo del 5G. 

Dove invece in precedenza sono stati utilizzati materiali e molecole che oggi sappiamo essere lesive per l’ambiente e per la salute umana è necessaria la bonifica e la sostituzione con materiali privi di lesività. Quanto detto vale per esempio per l’amianto. Sulla base del regolamento UE 2016/1005, tutti gli Stati membri dell’Unione Europea dovranno provvedere alla rimozione dei “prodotti” di amianto entro il 1 luglio 2025. Così, anche lo Stato italiano dovrà finalmente accelerare sulle bonifiche, in cogente ritardo sin dalla messa al bando dell’asbesto del 1992.

Diritto penale del rischio: repressione delle condotte pericolose

La transizione ecologica e lo sviluppo sostenibile possono essere portati avanti solo in concomitanza con una tutela di stampo penalistico dell’ambiente che non può prescindere dall’anticipare la punibilità dell’evento in modo da interdire condotte dannose e pericolose, e quindi evitare le più gravi conseguenze della lesione della salute e dell’integrità psicofisica e in alcuni casi anche della morte.

Se fino alla fine dell’800 e agli inizi del 900, i reati colposi per lesioni o omicidio, erano circoscritti a pochi episodi, e per singole vittime, non è così nella società del terzo millennio.

Infatti, se si tiene conto che prodotti, compresi i medicinali, sono riservati a milioni di persone, l’eventuale utilizzo di sostanze dannose, senza una preventiva valutazione, ha un impatto colossale non reversibile.

Si pensi alla messa in commercio di farmaci che magari danneggiano i feti, oppure materiali di cemento amianto (eternit). Solo dopo trenta, quaranta e cinquanta anni, siamo giunti all’entrata in vigore della Legge 257/92.

Appare di tutta evidenza che anche un divieto normativo non può sanare contaminazioni estensive di interi territori, edifici, stabilimenti etc… E soprattutto dopo che ne sono stati esposti milioni di essere umani.

Piano per la transizione ecologica

In Gazzetta la Delibera 8 marzo 2022 il COMITATO INTERMINISTERIALE PER LA TRANSIZIONE ECOLOGICA ha approvato il Piano per la transizione ecologica (PTE) previsto dal Codice Ambiente – Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 – all’articolo 57-bis comma 3 e 4 (art. introdotto dal DL 22/2021, il DL di riordino delle attribuzioni dei Ministeri fra cui il MITE, convertito con Legge 55/2021).

Il PTE individua le azioni, le misure, le fonti di finanziamento, il relativo cronoprogramma, le Amministrazioni competenti all’attuazione delle singole misure.

Cos’è il Piano per la Transizione Ecologica (PTE)

Il Piano per la transizione ecologica (PTE) è lo strumento di collegamento tra le  politiche in materia di:

  • riduzione delle emissioni di gas climalteranti;
  • mobilità sostenibile;
  • contrasto del dissesto idrogeologico e del consumo del suolo;
  • mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici;
  • risorse idriche e relative infrastrutture;
  • qualità dell’aria;
  • economia circolare;
  • bioeconomia circolare e fiscalità ambientale, ivi compresi i sussidi ambientali e la finanza climatica e sostenibile.

Il Pnrr italiano è il penultimo in Europa (davanti a quello lettone) per risorse destinate alla transizione ecologica. A proposito di rinnovabili, l’Italia è già colpevole di infrazione per il mancato recepimento della direttiva sulle rinnovabili 2018/2001, che fissava un obiettivo vincolante per il 2030 pari almeno al 32% di energie rinnovabili.

Questo riferimento normativo oggi è obsoleto e il nuovo obiettivo europeo si dirige già al 45% di rinnovabili al 2030, richiamando l’Italia alla necessità di installare oltre 10 GW di rinnovabili l’anno. Anche perché nel mentre stiamo andando al rallentatore.

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Transizione ecologica e Caduta del governo Draghi

La caduta del governo Draghi (estate 2022) mette a rischio la possibilità dell’Italia di accedere alle prossime tranche dei finanziamenti europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che servirebbero a finanziare anche importanti obiettivi ambientali e sociali. 

Per il progresso degli obiettivi ESG dell’Italia rischia quindi di subire una frenata sia sul fronte della transizione ecologica sia su quello delle riforme sociali necessarie in un periodo di grandi tensioni ed emergenze come il caro vita dettato dall’aumento dell’inflazione e del costo dell’energia.

La transizione ecologica passa anche per l’amianto

L’amianto utilizzato apiamente in Italia fino al 1992 (anno della sua messa al bando), nonostante se ne conoscesse la pericolosità, nel nostro paese è ancora un grave problema.

Le bonifiche sono in ritardo e l’Eternit (dal nome della principale azienda produttrice di cemento amianto) è presente ancora in numerosi edifici pubblici e privati, perfino negli ospedali e nelle scuole.

Il rischio amianto nelle scuole è confermato anche nell’ultimo rapporto ReNaM (il settimo), pubblicato il 14 febbraio 2022, che segnala 121 casi di mesotelioma nel personale docente e non docente delle scuole. Ma è solo la punta dell’iceberg, perché l’amianto è un potente cancerogeno e provoca molte altre malattie, più comuni (come il cancro del polmone), e sempre, purtroppo, altamente lesive, e quasi sempre mortali. Per approfondire i danni dell’amianto è possibile leggere l’ultima pubblicazione dell’Avvocato Ezio Bonanni: Libro bianco delle morti di amianto in Italia.

Secondo le stime Ona, sono ancora 2292 le scuole nelle quali è ancora presente l’asbesto. Gli studenti esposti sono invece 356.900, ai quali si devono aggiungere circa 50mila persone tra personale docente e non docente.

Transizione ecologica e piani rigenerazione scuola

La transizione ecologica, che è l’obiettivo del Piano RiGenerazione Scuola del Ministero dell’istruzione, passa anche dalla tutela dell’ambiente e quindi anche dall’eliminazione di tutti gli agenti cancerogeni che danneggiano la salute.

Il compito della scuola è fondamentale: si devono educare gli studenti e renderli protagonisti del cambiamento. Con il termine “rigenerazione” viene superato anche il concetto di “resilienza”. Non si tratta più di adattarsi o resistere ai cambiamenti climatici. È tempo di generare un nuovo modo di abitare che guardi “lontano” nel tempo e nello spazio. Nel triennio 2022-2025 le scuole potranno inserire nel curricolo di istituto, le attività relative ai temi della transizione ecologica e culturale.