In questa guida parliamo di danno emergente, una delle due componenti fondamentali del danno patrimoniale. Si tratta di un concetto cardine nel diritto della responsabilità civile e nel diritto risarcitorio. Vediamo cos’è nel dettaglio, in cosa consiste, come si quantifica, chi ne ha diritto e come ottenerlo. quali sono le norme che lo disciplinano, in quali circostanze si può ottenere il risarcimento e quali sono i criteri per calcolarlo. Inoltre, esamineremo alcune importanti pronunce giurisprudenziali che hanno contribuito a delinearne i confini applicativi. Grazie alla sua natura concretamente misurabile e documentabile, il danno emergente costituisce una delle voci di risarcimento più chiare e facilmente applicabili nell’ambito del diritto civile. Per comprenderne appieno la portata, è necessario partire dalla definizione più ampia di danno patrimoniale.
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Cos’è il danno emergente? Un aspetto del danno patrimoniale
Partiamo quindi dalla definizione di danno patrimoniale. Esso consiste in una lesione di natura economica subita da un soggetto a seguito di un evento dannoso, che può derivare da un comportamento illecito o da un inadempimento contrattuale. Si distingue nettamente dal danno non patrimoniale, il quale riguarda pregiudizi di natura immateriale, come il dolore morale o il disagio psicologico.
Il danno patrimoniale, regolato dall’articolo 1223 del Codice Civile, si suddivide in due componenti principali: il danno emergente e il lucro cessante. Il lucro cessante si riferisce ai guadagni che il danneggiato avrebbe potuto ottenere in assenza dell’evento lesivo. Il danno emergente invece consiste nelle spese effettivamente sostenute o nelle perdite economiche già subite in conseguenza diretta del danno.
Si può definire, quindi, come una perdita concreta e misurabile che incide sul patrimonio del soggetto danneggiato a seguito di un fatto illecito o di un’inadempienza contrattuale. Questa tipologia di danno è caratterizzata dalla sua immediata quantificabilità, in quanto si basa su costi effettivi e documentabili, come ricevute di pagamento o fatture.
Ad esempio, nel caso di un incidente stradale, il danno emergente comprende i costi necessari per la riparazione del veicolo, le spese mediche per curare eventuali lesioni riportate e le spese accessorie, come il noleggio di un mezzo sostitutivo durante il periodo di riparazione.
Riferimenti normativi: l’articolo 1223 del Codice Civile
L’articolo 1223 del Codice Civile stabilisce che il risarcimento del danno patrimoniale deve comprendere sia il danno emergente che il lucro cessante, purché questi siano conseguenza immediata e diretta dell’evento dannoso. Tale principio si fonda su due criteri essenziali:
- immediatezza: il danno deve derivare direttamente dal fatto lesivo senza passaggi intermedi.
- Prevedibilità: il danno deve essere ragionevolmente prevedibile al momento della stipula del contratto o al verificarsi dell’illecito, salvo i casi in cui vi sia dolo.
Questa impostazione limita il risarcimento alle sole perdite effettivamente riconducibili all’evento dannoso, escludendo eventuali danni indiretti o ipotetici.
Danno emergente e lucro cessante: le differenze principali
Il danno emergente e il lucro cessante presentano differenze significative che è utile mettere in chiaro.
- Danno emergente: si riferisce a una perdita economica concreta e già avvenuta. Ad esempio, i costi sostenuti per la riparazione di un bene danneggiato o le spese mediche necessarie a seguito di un infortunio.
- Lucro cessante: riguarda il mancato guadagno che il danneggiato avrebbe potuto ottenere se l’evento dannoso non si fosse verificato. Un esempio tipico è il reddito non percepito da un lavoratore autonomo costretto a interrompere la propria attività a causa di un danno subito.
Questa distinzione è essenziale ai fini del calcolo del risarcimento: mentre il danno emergente è più facilmente dimostrabile attraverso prove documentali, il lucro cessante richiede una valutazione previsionale basata su dati economici e probabilità future.
Chi ha diritto al risarcimento del danno emergente?
Il risarcimento del danno emergente è riconosciuto ogni volta che una persona subisce una perdita economica diretta a causa di un atto illecito o di un’inadempienza contrattuale. In particolare, la richiesta di risarcimento è fondata quando il soggetto danneggiato può dimostrare:
- una perdita patrimoniale causata da un comportamento illecito o da un inadempimento.
- Spese sostenute per riparare il danno subito.
- La temporanea impossibilità di utilizzare un bene danneggiato.
- Danni materiali a beni o persone.
Le situazioni più frequenti che danno diritto al risarcimento includono:
- incidenti stradali: danni al veicolo, spese mediche, costi per auto sostitutive.
- Inadempienze contrattuali: perdite economiche causate dalla mancata esecuzione di un contratto.
- Responsabilità professionale: spese dovute a errori di professionisti, come avvocati o medici.
- Danni da prodotti difettosi: costi per la sostituzione o riparazione di un bene non conforme.
Come si calcola il danno emergente?
Il calcolo del danno emergente avviene attraverso una stima precisa delle perdite effettivamente subite. Gli strumenti utilizzati includono:
- fatture e ricevute: per documentare le spese sostenute.
- Preventivi e perizie tecniche: per quantificare i costi di riparazione di beni danneggiati.
- Documentazione medica: per attestare le spese sanitarie sostenute.
Il principio cardine del risarcimento è quello della reintegrazione patrimoniale: l’obiettivo è ripristinare la situazione economica del danneggiato allo stato antecedente al fatto illecito, senza però generare un arricchimento ingiustificato.
Il risarcimento può avvenire in due forme:
- Per equivalente: il danneggiato riceve una somma di denaro pari al valore della perdita subita.
- In forma specifica: il soggetto leso ottiene la riparazione del bene danneggiato o il ripristino della situazione preesistente.
Il ruolo della giurisprudenza: sentenze rilevanti
La giurisprudenza ha avuto un ruolo determinante nel chiarire i criteri di risarcimento del danno emergente. Tra le sentenze più significative, si segnalano:
- Cassazione Civile, Sez. III, sentenza n. 24201/2016: ha stabilito che il risarcimento deve coprire tutte le spese documentate sostenute per eliminare le conseguenze dirette dell’illecito.
- Cassazione Civile, Sez. III, sentenza n. 22585/2017: ha ribadito l’importanza della prova del danno, precisando che il danneggiato deve fornire una documentazione chiara e dettagliata delle spese sostenute.
In conclusione, il danno emergente rappresenta una componente chiave del risarcimento patrimoniale, in quanto si basa su costi effettivi e tangibili. La sua corretta quantificazione e documentazione sono elementi essenziali per ottenere un equo ristoro delle perdite subite.