In questa guida parliamo di microcitoma polmonare, una delle due tipologie di tumore ai polmoni. Caratterizzato da piccole cellule, a differenza dell’adenocarcinoma, a grandi cellule. Scopriamo cos’è, come si differenzia nel dettaglio dall’adenocarcinoma, quali sono i sintomi, gli esami per la diagnosi e le cure più efficaci al momento disponibili.
Approfondiamo il tema del microcitoma polmonare come malattia professionale, causata dall’esposizione lavorativa ad agenti cancerogeni come l’amianto. Vediamo quali sono gli indennizzi a cui si ha diritto, i benefici previdenziali e come ottenere il risarcimento integrale dei danni. Essi includono i danni differenziali che non sono indennizzati dall’INAIL o per causa di servizio. Spetta al datore di lavoro risarcirli. Vediamo tutto nel dettaglio qui di seguito.
Contents
- 1 Microcitoma polmonare: cos’è? Una definzione del microcitoma
- 2 Quali sono i sintomi del microcitoma polmonare?
- 3 Quali esami per un diagnosi accurata e tempestiva?
- 4 Trattamento e cura del microcitoma polmonare: quali sono?
- 5 Prognosi e sopravvivenza al microcitoma
- 6 Quali sono le cause e i fattori di rischio?
- 7 Microcitoma polmonare: malattia professionale e indennizzi
- 8 Responsabilità del datore di lavoro e risarcimento dei danni
Microcitoma polmonare: cos’è? Una definzione del microcitoma
Il microcitoma è noto anche come carcinoma polmonare a piccole cellule (CPPC). Si tratta di un tipo di cancro che si sviluppa nei polmoni, ed è uno dei due principali tipi di tumore polmonare, insieme al carcinoma polmonare non a piccole cellule (CPNPC), l’adenocarcinoma. Il microcitoma è spesso associato al fumo di sigaretta e rappresenta circa il 15-20% di tutti i casi di cancro polmonare.
Origina dalle cellule neuroendocrine dei grossi bronchi. Se l’adenocarcinoma è il più diffuso, il microcitoma miete più vittime. Ha infatti la capacità di crescere più velocemente.
In genere il microcitoma a piccole cellule si sviluppa in posizione toracica centrale, vicino alla zona definita ilo polmonare, cioè nel punto di ingresso di vasi sanguigni, linfatici e bronchi nel polmone. Le metastasi da microcitoma possono localizzarsi prevalentemente presso l’encefalo, il fegato, i surreni e le ossa. Ha anche un elevato rischio di recidiva, cioè di ripresa di malattia dopo una iniziale risposta alle cure.
Cosa sono i polmoni e a cosa servono?
I polmoni sono due organi anatomici costituiti da tessuto spugnoso, situati nella parte centrale della cavità toracica. Svolgono un ruolo fondamentale nel processo respiratorio, consentendo l’ossigenazione del sangue e l’eliminazione dell’anidride carbonica dall’organismo.
L’aria, inalata attraverso il naso e la bocca, viaggia lungo la trachea, un grande tubo che si biforca in due bronchi principali, uno diretto al polmone destro e uno al polmone sinistro. Questi bronchi si ramificano ulteriormente in bronchioli sempre più piccoli, che terminano negli alveoli, delle piccole sacche d’aria.
Gli alveoli sono il sito principale dello scambio gassoso: qui avviene il passaggio dell’ossigeno dall’aria inspirata al sangue e della anidride carbonica dal sangue all’aria espirata. Grazie alla presenza di numerosi capillari attorno agli alveoli, l’ossigeno viene trasportato attraverso il flusso sanguigno a tutte le cellule del corpo, mentre l’anidride carbonica prodotta viene eliminata attraverso l’espirazione.
Quali sono i sintomi del microcitoma polmonare?
I sintomi del microcitoma polmonare possono includere tosse persistente, respiro sibilante, respiro corto, dolore toracico, tosse con espettorato ematico, perdita di peso non spiegata, affaticamento e debolezza.
Tuttavia, questi sintomi possono variare da persona a persona e possono essere simili a quelli di altre condizioni polmonari.
Vediamoli nel dettaglio:
- Tosse
Sia la tosse produttiva (catarrosa) sia la tosse secca sono un sintomo presente nella maggior parte dei fumatori e in chi soffre di bronchite cronica. È importante valutare i cambiamenti della tosse in termini di intensità, durata e caratteristiche. Si può passare, ad esempio, da rari colpi di tosse al mattino a una sintomatologia persistente nell’arco della giornata, a causa di una maggiore irritazione delle pareti bronchiali da parte delle cellule tumorali.
- Sangue nel catarro (emoftoe)
Si manifesta perché le pareti bronchiali interessate dal tumore sono più fragili e causano in alcuni casi il sanguinamento.
- Dispnea
La mancanza di fiato o difficoltà respiratoria sono sintomi tipici dei fumatori e dei bronchitici cronici. Per cui è necessario valutarne il peggioramento nel tempo ed eventuali aggravamenti in acuto.
Altri sintomi del microcitoma: quali sono?
Altri segni e sintomi che possono manifestarsi nel caso di carcinoma a piccole cellule del polmone includono:
- Sintomi toracici: possono comprendere dolore localizzato nel torace, che talvolta si irradia alla spalla e al braccio. Questo dolore può essere accentuato durante la respirazione, la tosse o i cambiamenti di posizione corporea. È causato dall’interessamento delle fibre nervose da parte delle cellule tumorali.
- Disfagia: la difficoltà nella deglutizione può essere causata dalla compressione dell’esofago da parte della massa tumorale.
- Manifestazioni sistemiche: altri sintomi sistemici possono includere una sensazione generale di stanchezza eccessiva (astenia), perdita di appetito e di peso corporeo.
- Quando il tumore si diffonde al di fuori del torace, possono comparire sintomi specifici correlati all’organo coinvolto. Questi possono includere mal di testa, dolore osseo, o ingiallimento della pelle o della sclera dell’occhio (parte bianca dell’occhio).
- Inoltre, il microcitoma polmonare può essere associato a sindromi paraneoplastiche, che consistono in manifestazioni che si verificano in parti distanti dal tumore primario o dalle sue metastasi.
Quali esami per un diagnosi accurata e tempestiva?
La diagnosi di microcitoma polmonare coinvolge una serie di test diagnostici, tra cui esami di imaging come la radiografia del torace, la tomografia computerizzata (TC) e la risonanza magnetica (RM). La biopsia è spesso necessaria per confermare la presenza di cellule cancerogene.
La radiografia del torace rappresenta uno dei primi passi nell’analisi di un tumore polmonare, sebbene presenti dei limiti nella rilevazione di masse di dimensioni ridotte o occultate da strutture anatomiche come le coste o lo sterno.
La Tomografia Computerizzata (TC) costituisce un metodo diagnostico più avanzato rispetto alla radiografia del torace. Consente infatti di individuare con maggiore precisione la sede, le dimensioni e le relazioni del tumore con le strutture circostanti. Tuttavia, non fornisce informazioni dettagliate sul tipo specifico di tumore. Di solito, la TC viene estesa oltre al torace, coinvolgendo anche l’encefalo e l’addome per valutare la possibile diffusione del tumore in altri organi, che rappresentano frequenti sedi di metastasi.
La Tomografia a Emissione di Positroni (PET) implica l’iniezione endovenosa di una sostanza contenente zucchero legata a una molecola radioattiva. Poiché le cellule tumorali hanno un metabolismo più accelerato, mostrano un maggiore consumo di zucchero. Di conseguenza, il composto radioattivo si accumula in queste zone, che appaiono più luminose rispetto alle aree normali durante l’esame. Questo tipo di imaging è particolarmente utile per la diagnosi precoce dei tumori, consentendo di determinarne le dimensioni e la localizzazione con precisione.
Le modalità di prelievo per l’esame cito-istologico
Per ottenere il tessuto per la diagnosi, ci sono diverse modalità di prelievo:
- Fibrobroncoscopia: si utilizza un broncoscopio per esplorare le vie respiratorie e prelevare campioni di tessuto dai tumori centrali nel torace.
- Agobiopsia polmonare (TC guidata o ecoguidata): un ago viene inserito attraverso la parete toracica, guidato da TC o ecografia, per raggiungere tumori situati in posizioni più esterne.
- Toracentesi: quando c’è un accumulo di liquido pleurico, un ago viene inserito attraverso la parete toracica per estrarre il liquido, che può contenere cellule tumorali.
I campioni di tessuto così ottenuti vengono analizzati al microscopio per determinare la natura e il tipo del tumore.
Trattamento e cura del microcitoma polmonare: quali sono?
Il trattamento del microcitoma polmonare dipende dallo stadio della malattia e dalle condizioni generali del paziente. Le opzioni di trattamento possono includere chemioterapia, radioterapia e chirurgia, anche se quest’ultima è meno comune a causa della tendenza di questo tipo di cancro a diffondersi rapidamente.e.
In casi selezionati, con tumori di piccole dimensioni e limitati ad una specifica area, si può valutare un intervento chirurgico combinato con altre terapie.
Solitamente, la chemioterapia è la principale opzione terapeutica, poiché il tumore tende a rispondere bene ai farmaci. Si utilizzano comunemente chemioterapici come il cisplatino, il carboplatino, la ciclofosfammide, la dexorubicina e la gemcitabina. In alcuni casi, si può aggiungere la radioterapia per eliminare eventuali cellule tumorali residue.
Tuttavia, in pazienti con fragilità o rischio di tossicità elevata, la chemioterapia e la radioterapia potrebbero non essere raccomandate, poiché il beneficio clinico potrebbe essere limitato. In questi casi, le cure palliative possono essere considerate per controllare i sintomi e migliorare la qualità della vita.
Prognosi e sopravvivenza al microcitoma
È importante sottolineare che il microcitoma polmonare è spesso diagnosticato in uno stadio avanzato, con una prognosi limitata. La sopravvivenza a lungo termine è bassa, con solo una piccola percentuale di pazienti che sopravvive oltre due anni dalla diagnosi. Pertanto, la diagnosi precoce è cruciale per migliorare le prospettive di sopravvivenza e la qualità della vita dei pazienti.
Il microcitoma polmonare è noto per la sua aggressività e la sua tendenza a diffondersi rapidamente ad altre parti del corpo. Di conseguenza, la prognosi è spesso meno favorevole rispetto ad altri tipi di cancro polmonare. Tuttavia, la risposta al trattamento dipende dallo stadio della malattia al momento della diagnosi e dalle opzioni terapeutiche disponibili.
La percentuale di pazienti con microcitoma polmonare che sopravvive almeno 2 anni dal momento della diagnosi è del 20-40%.
Quali sono le cause e i fattori di rischio?
Il fumo di sigaretta è la causa principale dell’insorgenza del microcitoma polmonare. Altri fattori di rischio includono l’esposizione all’arsenico, al radon e ad altre sostanze chimiche cancerogene. Anche l’esposizione passiva al fumo di sigaretta può aumentare il rischio di sviluppare questo tipo di cancro.
Anche cloruro di vinile e idrocarburi aromatici policiclici cono fattori di rischio e in particolare i minerali di amianto, come confermato dallo IARC, sono in grado di provocare il tumore ai polmoni.
Aumentano il rischio anche l’inquinamento atmosferico, una storia familiare di tumore del polmone (soprattutto nei genitori o in fratelli e sorelle), precedenti malattie polmonari o trattamenti di radioterapia che hanno colpito i polmoni.
Fumo di sigaretta e microcitoma polmonare
Secondo gli esperti la durata della cattiva abitudine del fumo è anche più importante del numero di sigarette fumate per determinare il rischio di tumore. Il rischio relativo dei fumatori aumenta di circa 14 volte rispetto ai non fumatori e, addirittura, fino a 20 volte se si fumano più di 20 sigarette al giorno.
Recentemente uno studio pubblicato da Jama Oncology ha dimostrato che, sebbene siano diminuite le abitudini tabagiche, i casi di tumore al polmone sono aumentati (del 33%, nel periodo dal 2005 al 2015). Questo dimostra che la patologia è provocata anche da altri agenti cancerogeni.
Tuttavia è importante smettere di fumare. Smettendo di fumare aumentano le possibilità di successo delle cure dopo la diagnosi di microcitoma. Si riducono anche le possibilità di insorgenza di complicazioni legate ai trattamenti e le probabilità che la malattia si ripresenti. Nonché il paziente potrà sperimentare un miglioramento generale della qualità della vita.
Esposizione all’amianto e al gas radon come fattori di rischio
Il microcitoma può essere causato da esposizione al gas radon, un elemento radioattivo naturale che emerge dal suolo e può danneggiare i tessuti polmonari e bronchiali, portando allo sviluppo di tumori. L’esposizione al radon può alterare il patrimonio genetico delle cellule polmonari, favorendo il processo canceroso.
L’arsenico, presente nell’acqua potabile e impiegato in vari settori industriali e agricoli, può diffondersi attraverso il corpo, causando danni e aumentando il rischio di cancro, compreso il microcitoma.
L’amianto, una miscela di minerali cancerogeni, è noto per provocare infiammazione e danni ai polmoni, tra cui il microcitoma. Le fibre di amianto interagiscono sinergicamente con altri agenti cancerogeni, aumentando il rischio di malattie polmonari. La sorveglianza sanitaria è fondamentale per diagnosticare precocemente le condizioni legate all’amianto, incluso il microcitoma, soprattutto nei lavoratori esposti.
Prevenzione del microcitoma: cosa fare?
La prevenzione del microcitoma polmonare coinvolge principalmente l’adozione di uno stile di vita sano, evitando il fumo di sigaretta e riducendo l’esposizione ad agenti cancerogeni noti. Gli ex fumatori dovrebbero sottoporsi a controlli regolari per il cancro polmonare e adottare altre misure preventive consigliate dal loro medico.
Microcitoma polmonare: malattia professionale e indennizzi
Il microcitoma, così come altri tumori polmonari, spesso ha origine professionale, derivante dall’esposizione a agenti cancerogeni sul luogo di lavoro. Questi agenti, combinati con l’abitudine al fumo, aumentano il rischio di contrarre il microcitoma.
Nel caso del microcitoma, la Lista I dell’INAIL identifica vari agenti cancerogeni, come il tabacco, il radon, l’amianto e altri, che sono presunti essere la causa del tumore se presenti nell’ambiente lavorativo. Questo principio di presunzione di origine semplifica il riconoscimento della malattia professionale: il lavoratore non deve dimostrare il nesso causale.
Per quanto riguarda la Lista II dell’INAIL, che include agenti con evidenza limitata di cancerogenicità, il collegamento tra l’esposizione professionale e il microcitoma deve essere dimostrato in modo più dettagliato dal lavoratore vittima.
Le vittime di malattia professionale possono richiedere un indennizzo o una rendita dall’INAIL, che varia a seconda del grado di danno biologico. Coloro che sono stati esposti all’amianto possono beneficiare anche del Fondo Vittime Amianto e dei benefici contributivi. Nel caso in cui, pur con l’accredito del 50% a cui danno diritto non si matura il diritto a pensione, si può chiedere il pensionamento amianto.
I dipendenti civili e militari delle Forze Armate e del Comparto Sicurezza, non assicurati INAIL, possono ottenere il riconoscimento della causa di servizio per il microcitoma e l’equo indennizzo. In alcuni casi anche lo status di vittime del dovere.
Riconoscimento INAIL nel caso di esposti amianto fumatori
Le vittime di microcitoma polmonare, esposte ad amianto o ad altri cancerogeni per motivi di lavoro, hanno diritto al riconoscimento della malattia professionale anche se dediti all’abitudine del fumo. Basta dimostrare il nesso causale, ovvero l’esposizione professionale ad amianto, per ottenere il riconoscimento.
Già nel 1955 infatti Doll aveva dimostrato l’ffetto sinergico del fumo di sigaretta con altri cancerogeni (“A Study of Lung Cancer Mortality in Asbestos Workers” Doll, 1955″).
Ciò trova conferma nel 2020 con la pubblicazione “Asbestos, Smoking and Lung Cancer: An Update”:
«smoking increased the risk of lung cancer by about 10-fold, and asbestos increased the risk by about 5-fold; the two together increased the risk by about 50-fold (not 15-fold), compared with that of the nonsmokers who were unexposed to asbestos; an almost pure multiplicative effect. If all factors contributing to lung cancer were summarized in a figure of 53 to quantify the actual average risk in a smoker with asbestos exposure, its components are 1 for the base risk, 10 (10.85–1) for the smoking risk, 4 (5.17–1) for the asbestos risk, and 38 (53–1–10–4) for the risk that depends on the interaction between smoking and asbestos».
Responsabilità del datore di lavoro e risarcimento dei danni
I lavoratori che contraggono un microcitoma polmonare o altre malattie di origine professionale hanno diritto al risarcimento del danno. Perché ci sia il diritto al risarcimento del danno, occorre dimostrare la responsabilità del datore di lavoro. Quindi, il fatto che abbia violato le regole cautelari e prima di tutto la norma di cui all’art. 2087 c.c..
Infatti, il datore di lavoro ha l’obbligo di tutelare la salute nei luoghi di lavoro. Con il D. Lgs. 81/08, sono stati rafforzati i presidi di tutela della salute. Questo diritto è contemplato nell’art. 32 della Costituzione, e si lega alle norme di cui agli artt. 35 e 36 della Costituzione. Il sistema dell’indennizzo INAIL è legato all’art. 38 della Costituzione.
Quindi, in caso di conferma del nesso causale, è il datore di lavoro a dover dimostrare l’esatto adempimento dell’obbligazione di sicurezza.
I danni risarcibili e la loro quantificazione
Oltre al danno biologico subito, causato dalla malattia, il lavoratore vittima di malattia professionale subisce dei danni morali ed esistenziali. Essi concorrono nel cosiddetto danno non patrimoniale, la cui quantificazione è sempre su base equitativa e si calcola in base alla cosiddette Tabelle di Milano
Ad danno non patrimoniale si aggiunge quello patrimoniale. In questi casi, la rendita INAIL si scomputa, per poste omogenee, e quindi è dovuto il cosiddetto differenziale. Si sottrae, quindi, dalla voce del danno biologico e di quello patrimoniale quanto indennizzato dall’INAIL.
Indennizzo e risarcimento per i superstiti
Nel caso di decesso del lavoratore, i suoi eredi legittimi hanno diritto alla liquidazione di quanto maturato in vita dalla vittima compresa la liquidazione della rendita INAIL. Quest’ultima è erogata al coniuge superstite nella misura del 50%. Gli orfani, se minorenni o studenti entro i 26 anni, hanno diritto al 20% della rendita diretta.
Il tutto non può superare il 100% della prestazione originaria. Inoltre i familiari hanno diritto alla liquidazione del cosiddetto danno iure proprio. Si tratta di quel pregiudizio che il familiare ha subito per la morte del congiunto per malattia professionale.