In questa guida parliamo di diossine e dell’esposizione dannosa a queste sostanze. Vediamo quali sono i lavoratori a rischio e quali le occasioni di esposizione accidentale negli ambienti di vita. Quali danni alla salute provocano? Quali sono le malattie professionali correlate? L’UPIDSA si occupa di formare un personale specializzato nell’assistenza degli esposti per fornire una consulenza gratuita sulle tutele legali e sulle prestazioni economiche a favore degli esposti. Vediamo quali sono.
Le diossine rappresentano una minaccia persistente per la salute pubblica e l’ambiente. Nonostante i progressi nella regolamentazione e nella riduzione delle emissioni, il loro accumulo e la loro lentezza nel degradarsi continuano a rappresentare una sfida. Solo attraverso un impegno combinato tra politiche pubbliche, ricerca scientifica e azioni individuali sarà possibile mitigare gli effetti di queste sostanze tossiche e garantire un futuro più sicuro per le generazioni a venire.
Contents
- 1 Diossine: cosa sono e diossina di Seveso
- 2 Gli effetti della diossina sulla salute umana: quali sono?
- 3 Persistenza nell’ambiente e bioaccumulo
- 4 Patologie correlate all’esposizione: quali sono?
- 5 Fonti di diossina nell’ambiente: come vengono prodotte?
- 6 Misure di prevenzione e normative in europa
- 7 Azioni individuali per ridurre il rischio di esposizione
- 8 quali sono le categorie professionali a rischio?
- 9 Malattie professionali correlate all’esposizione alla diossina
Diossine: cosa sono e diossina di Seveso
La diossina è una sostanza chimica estremamente tossica, caratterizzata da una presenza diffusa e persistente nell’ambiente. La sua struttura molecolare è composta da due anelli benzenici collegati da atomi di ossigeno, ai quali possono legarsi molecole di cloro in diverse posizioni.
Questa sostanza appartiene a una famiglia più ampia di composti chimici, tra cui diossine e furani, che condividono caratteristiche e tossicità, pur mostrando vari gradi di pericolosità.
Quando si parla di diossina, spesso si fa riferimento alla TCDD (2,3,7,8-tetracloro-dibenzo-diossina), considerata la più tossica tra queste sostanze. È nota anche come “diossina di Seveso”, un nome che richiama il disastro del 1976 in Lombardia. Qui un incidente in un impianto chimico liberò grandi quantità di questa sostanza nell’ambiente, causando gravi danni alla salute della popolazione locale.
Gli effetti della diossina sulla salute umana: quali sono?
La diossina è riconosciuta per la sua capacità di provocare gravi patologie, tra cui linfomi, tumori epatici e mammari, oltre a malattie della tiroide, alterazioni del sistema immunitario e problemi riproduttivi. Anche a basse concentrazioni, può risultare pericolosa. Questo è dimostrato da studi medici condotti in diverse aree del mondo. Incluse le zone colpite dal disastro di Seveso e dai villaggi vietnamiti contaminati durante la guerra, in cui venne utilizzato l’Agente Arancio, un defogliante contenente diossina.
Uno dei segni più evidenti di esposizione acuta alla diossina è la cloracne, una condizione cutanea simile all’acne giovanile che può manifestarsi in tutto il corpo. L’effetto è stato ampiamente documentato sia nei lavoratori che maneggiavano pesticidi sia in popolazioni esposte in maniera accidentale.
Elenchiamo di seguito tutti gli effetti sulla salute:
- Dermotossicità (cloracne)
- Endometriosi
- Disturbi della funzione riproduttiva
- Diabete mellito
- Alterazioni del sistema endocrino
- Teratogenicità
- Effetti neurologici
- Immunotossicità
- Cancerogenicità.
Persistenza nell’ambiente e bioaccumulo
Una delle caratteristiche più insidiose della diossina è la sua elevata resistenza alla degradazione. Una volta dispersa nell’ambiente, può percorrere lunghe distanze trasportata dal vento e contaminare suolo, acqua e catene alimentari. La sua natura liposolubile le permette di accumularsi nel tessuto adiposo di animali e umani, con un’emivita nell’organismo che varia da 7 a 11 anni.
Questo processo di accumulo graduale aumenta il rischio di danni intergenerazionali, poiché le diossine possono essere trasferite attraverso il latte materno, sollevando preoccupazioni sul loro impatto anche a dosi ritenute sicure.
Patologie correlate all’esposizione: quali sono?
La diossina è associata a una vasta gamma di condizioni patologiche, tra cui:
- endometriosi: studi hanno evidenziato un legame tra esposizione alla diossina e questa malattia, sebbene i meccanismi esatti non siano ancora completamente compresi.
- Diabete mellito: sono stati osservati tassi più elevati di diabete nelle popolazioni esposte a diossine, come nei casi di contaminazione a Seveso.
- Interferenze endocrine: la diossina può alterare il sistema endocrino, influenzando la fertilità e lo sviluppo embrionale.
- Cancro: benché non direttamente mutagena, la diossina agisce come promotore tumorale, accelerando la crescita di cellule già mutate.
Modificazioni al sistema endocrino nel dettaglio
Gli interferenti endocrini agiscono su molteplici fronti, influenzando l’attività sessuale (con attività simil-estrogenica e anti-androgenica), la tiroide (inibizione della funzione tiroidea con aumento del TSH), gli ormoni glicocorticoidi surrenalici, l’asse ipotalamo-ipofisario, il tessuto scheletrico, l’apparato cardiovascolare, il cervello, il sistema immunitario, il fegato (con deplezione di vitamina A), ecc.
L’esposizione in utero può causare immaturità motoria e iporiflessia alla nascita, nonché uno score psicomotorio ridotto fino a due anni di età, insieme a una capacità di apprendimento diminuita.
Studi su topi e scimmie hanno evidenziato alterazioni della serie bianca correlata all’immunosoppressione, simile a quella osservata nell’HIV, già a valori presenti in gran parte della popolazione umana ed animale. Inoltre, in seguito al disastro di Seveso, si è notata una significativa diminuzione delle Immunoglobuline IgG nei soggetti maggiormente esposti, senza un impatto significativo sulle IgM, IgA e sulle frazioni C3 e C4 del complemento.
Cancerogenesi da esposizione alle diossine nel dettaglio
La TCDD, dichiarata cancerogena, non è intrinsecamente mutagena, bensì agisce come un potente promotore tumorale, facilitando la progressione tumorale una volta innescata la trasformazione neoplastica. Ciò implica che, in presenza di un fattore mutageno che ha causato la trasformazione neoplastica di una linea cellulare, la presenza di diossina può accelerare la proliferazione delle cellule neoplastiche.
Di conseguenza, la diossina può agevolare la progressione di diversi tipi di tumori. Le neoplasie più frequentemente associate alle diossine includono linfomi non Hodgkin, leucemie acute, mieloma multiplo, tumori mammari, tumori epatici, cancro del retto e sarcomi.
Fonti di diossina nell’ambiente: come vengono prodotte?
Le diossine vengono rilasciate principalmente durante processi industriali, come l’incenerimento dei rifiuti, la produzione di metalli e l’uso di pesticidi. Altre fonti includono i fumi di combustibili fossili e legna, oltre alle emissioni dei veicoli.
Una volta rilasciate, le diossine si diffondono nell’ambiente, contaminando suolo e corsi d’acqua, e risalendo la catena alimentare fino agli esseri umani attraverso prodotti di origine animale.
La dieta rappresenta infatti la principale via di esposizione umana, con oltre il 90% delle diossine assunte tramite carne, pesce, latte e derivati. Particolare attenzione è riservata agli alimenti ad alto contenuto di grassi animali, dove le diossine tendono a concentrarsi.
Misure di prevenzione e normative in europa
Per ridurre l’esposizione, negli ultimi decenni sono state adottate numerose strategie a livello globale. Nell’Unione Europea, normative stringenti hanno portato a una riduzione drastica delle emissioni di diossine, con una diminuzione fino all’80% in alcune aree. La Direttiva Seveso, introdotta dopo il disastro del 1976, rappresenta un pilastro della prevenzione in Italia, imponendo controlli rigorosi sugli impianti industriali a rischio.
Parallelamente, sono stati fissati limiti di concentrazione per le diossine negli alimenti e avviati programmi di monitoraggio per garantire la sicurezza dei consumatori.
Negli Stati Uniti, l’Environmental Protection Agency (EPA) continua a condurre ricerche e sviluppare politiche per affrontare l’inquinamento da diossine.
Approfondisci su:
US Environmental Protection Agency (EPA). Exposure and Human Health Reassessment of 2,3,7,8-Tetrachlorodibenzo-P-Dioxin (Tcdd) and Related Compounds National Academy Sciences (External Review Draft) (2004)
European Food Safety Authority (EFSA). Results of the monitoring of dioxin levels in food and feed. EFSA Journal. 2010; 8 (3): 1385
European Food Safety Authority (EFSA): Diossine e PCB
Azioni individuali per ridurre il rischio di esposizione
Sebbene il controllo delle diossine richieda interventi su larga scala, è possibile adottare comportamenti individuali per minimizzare l’esposizione. Tra questi, la riduzione del consumo di grassi animali, una dieta varia e bilanciata, e l’evitare alimenti provenienti da aree inquinate sono pratiche consigliate.
Inoltre, è fondamentale evitare la combustione di materiali che contengano plastiche o altre sostanze chimiche potenzialmente pericolose.
Lavoratori a rischio di esposizione alla diossina
La diossina, nota per la sua estrema tossicità e persistenza ambientale, rappresenta un rischio significativo per alcune categorie di lavoratori che operano in settori specifici. La sua presenza, legata principalmente a processi industriali e termici, espone i lavoratori a potenziali effetti nocivi sia attraverso il contatto diretto sia tramite l’ambiente contaminato. Ecco una panoramica delle categorie più a rischio.
quali sono le categorie professionali a rischio?
Industria chimica e produzione di pesticidi: lavoratori coinvolti nella sintesi di pesticidi, diserbanti e prodotti chimici contenenti cloro sono particolarmente vulnerabili, in quanto possono entrare in contatto con la diossina sia durante la produzione sia durante lo smaltimento dei residui.
Impianti di incenerimento: operatori degli impianti di incenerimento dei rifiuti sono esposti alla diossina generata dalla combustione incompleta di materiali organici in presenza di cloro, spesso derivante da plastica e altri rifiuti contenenti PVC.
Industria metallurgica: la presenza di sostanze organiche e clorurate favorisce la formazione di diossine durante i processi ad alta temperatura.
Produzione e lavorazione della carta: nei processi di sbiancamento a base di cloro e nella lavorazione della carta.
Settore agricolo e allevamenti intensivi: operatori che utilizzano pesticidi contenenti diossina o lavorano con fertilizzanti contaminati possono assorbire la sostanza attraverso contatto diretto o ingestione accidentale.
Industria alimentare e agricola: la contaminazione può anche avvenire indirettamente, ad esempio attraverso il trattamento di mangimi per animali o durante la produzione alimentare in aree inquinate.
Forze armate e settori di difesa: militari e personale civile esposti all’agente Arancio, il defogliante contenente diossina utilizzato durante la guerra del Vietnam, rappresentano un caso storico di esposizione massiva.
Malattie professionali correlate all’esposizione alla diossina
L’esposizione alla diossina è stata associata a una vasta gamma di malattie professionali, che includono:
- Tumori maligni: linfomi non-Hodgkin, tumori epatici, tumori polmonari, sarcomi dei tessuti molli e neoplasie della pelle.
- Patologie endocrine e riproduttive: Disturbi ormonali, endometriosi e infertilità.
- Alterazioni immunitarie: Immunosoppressione e suscettibilità a infezioni.
- Dermopatie: Cloracne e altre affezioni cutanee croniche.
- Disturbi neurologici e metabolici: Diabete mellito e deficit cognitivi.
Le malattie causate dall’esposizione alla diossina rientrano nelle tabelle delle malattie professionali riconosciute dall’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro).
Lista I: comprende malattie con origine lavorativa altamente probabile, come tumori del fegato, linfomi e cloracne. Per queste malattie, l’onere della prova è semplificato: è sufficiente documentare il contesto lavorativo per ottenere le prestazioni.
Lista II: include malattie per cui l’origine lavorativa è di probabilità più limitata. In questo caso, il lavoratore deve fornire prove più dettagliate per dimostrare il nesso causale tra esposizione e malattia.
Tutele e prestazioni economiche a favore degli esposti
I lavoratori che contraggono una malattia professionale riconosciuta hanno diritto a una serie di benefici economici e assistenziali, tra cui: indennizzo per danno biologico, Rendita INAIL, assistenza sanitaria specifica, inclusa la fornitura di farmaci e dispositivi medici, terapie riabilitative e protesi e altre prestazioni sociosanitarie.
I dipendenti del settore pubblico non provatizzato hanno diritto alla causa di servizio e in alcuni casi allo status di vittime del dovere.
Risarcimento integrale dei danni subiti
Oltre alle prestazioni INAIL, i lavoratori possono agire contro il datore di lavoro per ottenere il risarcimento differenziale. La responsabilità contrattuale ed extracontrattuale del datore di lavoro può essere invocata in caso di negligenza o inosservanza delle normative in materia di sicurezza.
Obblighi del datore di lavoro
Il datore di lavoro ha l’obbligo di adottare tutte le misure necessarie per prevenire l’esposizione dei lavoratori alla diossina, incluse:
- Valutazione dei rischi: redazione e aggiornamento del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), con particolare attenzione ai processi che possono generare diossine.
- Formazione e informazione: fornire ai lavoratori una formazione specifica sui rischi correlati alla diossina e sui metodi per proteggersi.
- Dispositivi di protezione individuale (DPI): garantire l’accesso a maschere, guanti e altri dispositivi adeguati.
- Sorveglianza sanitaria: Monitoraggio regolare dello stato di salute dei lavoratori esposti.