In questa guida parliamo di Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO), una grave malattia respiratoria, correlata all’esposizione a sostanze tossiche sui luoghi di lavoro. I fattori di rischio per questa malattia sono numerosi e il fumo di tabacco è il più comune. Esso agisce sinergicamente con altri fattori di rischio, come l’esposizione a sostanze nocive a livello lavorativo o ambientale.

In questa guida vediamo nel dettaglio cos’è la BPCO, come si manifesta e quali sono i suoi sintomi, come si ottiene la diagnosi e come si distingue da altre malattie respiratorie. Poi vediamo quali sono i fattori di rischio, le cure e le aspettative di vita e quali sono i diritti dei lavoratori vittime di BPCO.

Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO): cos’è e come si manifesta

La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva è comunemente abbreviata in BPCO. Si tratta di una patologia polmonare caratterizzata da un’ostruzione progressiva e irreversibile delle vie aeree. Questa condizione compromette la normale respirazione, rendendo difficile l’afflusso di aria nei polmoni. Bronchi e bronchioli si restringono a causa dell’infiammazione. E i sintomi tendono a peggiorare con il tempo.

I sintomi della BPCO: segnali da non sottovalutare

Quali sono i sintomi? I primi segnali della malattia possono essere facilmente confusi con altre patologie respiratorie, motivo per cui è fondamentale riconoscerli tempestivamente. Tra i sintomi più frequenti troviamo:

  • Tosse cronica, spesso accompagnata da espettorato
  • Difficoltà respiratorie, che iniziano con l’affanno durante l’attività fisica e peggiorano nel tempo
  • Sensazione di oppressione al petto
  • Stanchezza e debolezza diffusa
  • Respiro sibilante, in particolare durante la notte o dopo uno sforzo

Le cause principali e i fattori di rischio per la BPCO

La BPCO è una malattia multifattoriale, ma il principale responsabile del suo sviluppo è il fumo di tabacco. Tuttavia, anche altre cause possono concorrere all’insorgenza della patologia:

  • Fumo di sigaretta: sia attivo che passivo, rappresenta il principale fattore di rischio.
  • Esposizione a sostanze nocive: ambienti lavorativi con polveri, sostanze chimiche irritanti (come silice e cadmio) e inquinamento atmosferico possono contribuire a danneggiare progressivamente le vie respiratorie.
  • Fattori genetici: alcune persone presentano una predisposizione ereditaria alla malattia, come nel caso della carenza di alfa-1 antitripsina.
  • Infezioni respiratorie ricorrenti: episodi frequenti di bronchiti o polmoniti possono favorire l’insorgenza della patologia.

Diagnosi: come individuare la BPCO?

Diagnosticare precocemente la BPCO è essenziale per rallentarne la progressione. Il primo passo è una valutazione approfondita dei sintomi e della storia clinica del paziente. Successivamente, si procede con test diagnostici specifici, tra cui:

  • spirometria: misura la capacità respiratoria e identifica eventuali ostruzioni delle vie aeree.
  • Radiografia del torace e TAC: consentono di evidenziare eventuali alterazioni polmonari.
  • Emogasanalisi arteriosa: valuta il livello di ossigeno e anidride carbonica nel sangue.
  • Test di broncodilatazione: aiuta a distinguere la BPCO da altre patologie, come l’asma.

Differenze tra BPCO, asma ed enfisema: quali sono?

Distinguere la BPCO da altre malattie respiratorie è cruciale per adottare il trattamento più adeguato. A differenza dell’asma, in cui il restringimento delle vie aeree è reversibile con i farmaci, la BPCO comporta un’ostruzione permanente e progressiva.

L’enfisema polmonare, invece, rappresenta una forma specifica di BPCO che colpisce gli alveoli polmonari, compromettendo l’ossigenazione del sangue.

Trattamenti disponibili: come gestire la malattia

Ad oggi non esiste una cura definitiva per la BPCO, ma esistono diverse strategie terapeutiche per migliorare la qualità della vita dei pazienti:

  • smettere di fumare: interrompere il consumo di tabacco è il passo più importante per rallentare la progressione della malattia.
  • Farmaci broncodilatatori e corticosteroidi: utilizzati per facilitare la respirazione e ridurre l’infiammazione.
  • Riabilitazione polmonare: programmi di esercizio fisico e supporto nutrizionale per ottimizzare la capacità respiratoria.
  • Ossigenoterapia: in casi avanzati, per compensare la ridotta ossigenazione del sangue.

Aspettativa di vita: si può convivere con la BPCO?

La prognosi varia in base alla gravità della malattia e alle abitudini di vita del paziente. Intervenire precocemente con le giuste terapie può rallentare l’evoluzione della patologia e migliorare significativamente la qualità della vita. Tuttavia, nei casi più avanzati, la BPCO può ridurre l’aspettativa di vita, soprattutto se associata a fattori di rischio persistenti come il fumo.

La BPCO come malattia professionale

Numerosi studi hanno dimostrato che alcune categorie lavorative sono maggiormente esposte al rischio di sviluppare la BPCO a causa dell’inalazione di sostanze tossiche. Tra i settori più a rischio troviamo:

  • industria mineraria e siderurgica (esposizione a carbone, silice, cadmio)
  • Settore edile (inalazione di polveri sottili e cemento)
  • Agricoltura (esposizione a pesticidi e polveri organiche)
  • Lavorazioni tessili e chimiche

Secondo l’American Thoracic Society, l’esposizione a sostanze nocive in ambito lavorativo può essere una causa diretta della malattia. Tuttavia, diagnosticare una BPCO di origine professionale è complesso, poiché spesso coesistono altri fattori di rischio.

La sottostima della BPCO professionale

Nonostante i dati epidemiologici suggeriscano che fino al 30% dei casi di BPCO nei non fumatori sia legato all’attività lavorativa, il riconoscimento della malattia come patologia professionale è ancora limitato. Molti casi non vengono segnalati, spesso per la difficoltà nel dimostrare il legame causale con l’ambiente di lavoro.

Infatti attribuire la BPCO esclusivamente a cause lavorative è complicato, soprattutto in soggetti fumatori. Il medico deve conoscere con precisione le attività professionali svolte, le sostanze irritanti con cui il paziente è venuto in contatto, la durata e l’intensità delle esposizioni, l’uso di dispositivi di protezione e le condizioni degli ambienti di lavoro, inclusi i sistemi di aspirazione presenti.

Dall’analisi dei dati forniti dall’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL) emerge che ogni anno vengono segnalati solo poche centinaia di casi di BPCO come malattia professionale, mentre si stima che, con un Population Attributable Risk (PAR) del 15%, in realtà ci sarebbero circa 180.000 casi.

Inoltre, il cosiddetto “healthy worker effect” porta a sottostimare l’incidenza della malattia tra i lavoratori esposti a fattori di rischio.  I soggetti che iniziano a lavorare in ambienti a rischio spesso si trovano infatti in condizioni di salute migliori, e ciò può portare a una sottostima degli effetti negativi dell’esposizione nel lungo termine.

Assistenza e tutela per i pazienti

Le persone affette da BPCO di origine professionale possono rivolgersi ad associazioni e enti di tutela, come l’Osservatorio Nazionale Amianto, per ottenere il riconoscimento della malattia e accedere a risarcimenti e prestazioni dedicate. Un supporto adeguato è essenziale per garantire ai pazienti una migliore qualità di vita e il giusto riconoscimento della loro condizione.

Per le vittime assicurate INAIL esiste la rendita o indennizzo INAIL mentre per le vittime tra i lavoratori del servizio pubblico non privatizzato c’è la causa di servizio con l’equo indennizzo. A ciò si aggiungono altre prestazione socio sanitarie.