L’asbestosi è una malattia polmonare cronica causata dall’esposizione prolungata e continuativa alle fibre di amianto, anche detto asbesto. Questa condizione è il risultato di inalazioni ripetute di sottilissime fibre di amianto che, una volta depositatesi nei polmoni, causano infiammazione e cicatrici nei tessuti polmonari.
In questa pagina ci occupiamo di definire al meglio eziologia e cause dell’asbestosi, sintomi ed esami per una diagnosi certa e tempestiva e trattamenti e cure possibili. L’asbestosi è una malattia grave che può dare avvio a un processo di cancerogenesi ed evolversi così in tumore polmonare o mesotelioma pleurico. Nel tempo, può portare a complicazioni cardiache e cardiocircolatorie. L’evoluzione in malattie più gravi, come il mesotelioma, può portare alla morte per insufficienza respiratoria.
Vediamo nel dettaglio quali sono i diritti delle vittime di asbestosi, come funziona il riconoscimento della malattia professionale e quali sono i benefici previdenziali connessi. Scopriamo anche come funziona il risarcimento dei danni. Le vittime di malattie correlate all’amianto hanno infatti diritto al risarcimento integrale dei danni subiti, e dunque al risarcimento differenziale non risarcito dall’INAIL o dall’equo indennizzo.
Contents
- 1 Asbestosi: cos’è e come si caratterizza
- 2 Come si contrae l’asbestosi? Genesi della fibrosi
- 3 Sintomi dell’asbestosi: quali sono?
- 4 Esami per la diagnosi dell’asbestosi polmonare: quali sono?
- 5 Prognosi trattamento e cura per l’asbestosi
- 6 Prevenzione dell’asbestosi: la bonifica amianto
- 7 Prevenzione delle complicazioni causate dall’asbestosi
- 8 Asbestosi: quali sono le professioni a rischio?
- 9 Uso di amianto ed eternit in Italia: fatti salienti
- 10 Tutela legale delle vittime amianto: prestazioni INAIL
- 11 Ottenere benefici contributivi e prepensionamento
Asbestosi: cos’è e come si caratterizza
L’asbestosi è una forma di fibrosi interstiziale polmonare: una cicatrizzazione diffusa del tessuto polmonare causata dall’inalazione di polvere di asbesto o amianto.
L’asbestosi è una patologia cronica e il rischio di contrarla è proporzionale all’intensità dell’esposizione avvenuta. Il termine asbestosi deriva proprio da asbesto. Tant’è che, in seguito all’esposizione a questo agente cancerogeno, l’insorgere dell’asbestosi è la conseguenza più frequente, prima del cancro.
È stata, inoltre, la prima malattia asbesto correlata a essere inserita nelle tabelle dell’INAIL, con la Legge 455/93.
Come si contrae l’asbestosi? Genesi della fibrosi
I macrofagi alveolari, presenti nei polmoni, nel tentativo di fagocitare le fibre di amianto inalate, rilasciano citochine e fattori di crescita che stimolano:
- infiammazione;
- danno ossidativo;
- deposizione di collagene;
- fibrosi.
In altre parole l’azione infiammatoria provoca il rilascio di radicali liberi a effetto citotossico. La proliferazione e l’attivazione dei fibroblasti provocano deposizione di collagene. Ne consegue l’ispessimento della parete bronchiale e alveolare e lo sviluppo dell’asbestosi.
Mentre la fibrosi si estende agli alveoli, la presenza del tessuto fibroso altera il parenchima che viene allungato, formando tralci fibrotici del diametro di fino a 5 mm. Si crea quindi un aspetto a favo di api tipico di questa malattia. Proprio questa caratteristica è ciò che si ricerca attraverso gli strumenti diagnostici per una corretta diagnosi.
Col passare del tempo, la capacità polmonare può ridursi significativamente.
Generalmente il rischio di malattia è correlato alla durata e all’intensità dell’esposizione, al tipo, alla lunghezza e allo spessore delle fibre inalate.
Sintomi dell’asbestosi: quali sono?
I sintomi dell’asbestosi si manifestano gradualmente, solo dopo che vaste aree dei polmoni subiscono cicatrizzazione, portando all’indurimento del tessuto polmonare.
I sintomi iniziali includono una leggera difficoltà respiratoria e una ridotta capacità di tollerare lo sforzo fisico. Nei fumatori con bronchite cronica e asbestosi, possono comparire tosse e respiro sibilante.
Col passare del tempo, la respirazione diventa sempre più difficile. Circa il 15% dei casi di asbestosi sviluppa sintomi gravi come dispnea intensa e insufficienza respiratoria.
L’ippocratismo digitale è un segno caratteristico che si manifesta con un ispessimento delle estremità delle dita delle mani o dei piedi. Accompagnato da un cambiamento nell’angolo alla base dell’unghia. Quando i polmoni sono gravemente danneggiati, il cuore può essere sottoposto a uno stress eccessivo, causando una forma di insufficienza cardiaca nota come cuore polmonare.
Di seguito facciamo un elenco dei sintomi più comuni:
- Dispnea: La difficoltà respiratoria è uno dei sintomi più comuni. Man mano che la malattia progredisce, la capacità polmonare diminuisce, causando affanno.
- Tosse persistente: Una tosse cronica è spesso un sintomo precoce, che può evolvere in tosse con espettorato.
- Dolore toracico: Alcuni pazienti possono sperimentare dolore o disagio nella zona toracica.
Complicazioni dell’asbestosi e cardiopatia
L’asbestosi polmonare provoca complicanze cardiocircolatorie e cardiovascolari. Queste sono quelle che vengono definite cardiopatie da amianto.
La presenza di queste complicazioni ha una certa rilevanza anche dal punto di vista medico legale perché contribuisce a determinare il grado invalidante. Ciò influenza quindi l’entità dell’indennizzo INAIL (art. 145 del DPR 1124/65) e della quantificazione del danno biologico subito sia per le vittime sia per i loro familiari.
Esami per la diagnosi dell’asbestosi polmonare: quali sono?
Di solito, i malati di asbestosi hanno una funzionalità polmonare alterata e il medico può percepire con uno stetoscopio rumori patologici, definiti sfregamenti.
In un soggetto con anamnesi di esposizione all’amianto, la diagnosi di asbestosi viene talvolta formulata con una radiografia del torace o una tomografia computerizzata (TC) ad alta risoluzione del torace, che evidenziano alterazioni caratteristiche. Di rado la diagnosi richiede la biopsia polmonare. Infatti il lavaggio broncoalveolare o la biopsia polmonare sono indicati solo quando gli esami non invasivi non riescono a fornire una diagnosi conclusiva.
L’anamnesi lavorativa è di fondamentale importanza per individuare i soggetti esposti ad amianto e facilitare la diagnosi corretta dell’asbestosi.
Gli esami per a diagnosi quindi sono:
- spirometria;
- raggi X;
- TAC.
Prognosi trattamento e cura per l’asbestosi
Non esiste una cura per l’asbestosi. La maggior parte dei trattamenti contro l’asbestosi infatti ha lo scopo di attenuare la sintomatologia. L’ossigenoterapia riduce il respiro affannoso. Farmaci e altre misure, tra cui limitare l’assunzione di sale e perdere peso se necessario, possono aiutare ad alleviare l’insufficienza cardiaca.
La riabilitazione polmonare può aiutare i pazienti a far fronte ai sintomi e a migliorare la qualità della vita.
La terapia prescelta ha anche lo scopo di evitare le complicazioni della malattia. Per esempio il rilievo precoce di ipossiemia e di insufficienza ventricolare destra porta all’uso di ossigeno supplementare e al trattamento dello scompenso cardiaco.
Prevenzione dell’asbestosi: la bonifica amianto
La prevenzione delle malattie amianto correlate può essere ottenuta minimizzando la presenza di polveri e fibre di amianto sul luogo di lavoro. La bonifica amianto nei luoghi di lavoro e di vita è di fondamentale importanza per vincere la lotta all’amianto e alle malattie amianto correlate.
Per i fumatori che hanno avuto esposizione all’amianto, è possibile ridurre il rischio di carcinoma polmonare attraverso la cessazione del fumo e sottoponendosi a esami radiologici annuali.
Si raccomanda la vaccinazione antipneumococcica e antinfluenzale, quest’ultima da eseguire ogni anno, per coloro che sono stati a contatto con l’amianto. Al fine di proteggere da infezioni alle quali potrebbero essere altrimenti esposti.
Prevenzione delle complicazioni causate dall’asbestosi
Il medico legale dell’ONA, il Dott. Arturo Cianciosi, ha elaborato un protocollo volto a scongiurare le complicazioni dovute al rischio di evoluzione di questa fibrosi in tumore dei polmoni o mesotelioma della pleura:
- evitare di fumare, poiché il fumo agisce in sinergia con i minerali di asbesto e ne potenzia gli effetti;
- eseguire la vaccinazione contro l’influenza e lo pneumococco;
- utilizzare di farmaci broncodilatatori con inalatore;
- far uso di una bombola di ossigeno e altri strumenti;
- utilizzare farmaci cortisonici a uso inalatorio, che possono essere aggiunti ai broncodilatatori e alla ventilazione;
- evitare altre esposizioni all’amianto;
- bonificare gli ambienti;
- sottoporsi a controlli sanitari ripetuti.
Asbestosi: quali sono le professioni a rischio?
Diverse categorie professionali sono esposte al pericolo di entrare in contatto con l’amianto. A causa della lunga latenza delle malattie legate all’amianto, come il mesotelioma, ci si aspetta un picco di casi nel decennio compreso tra il 2020 e il 2030, secondo il Settimo Rapporto RENAM sui Mesoteliomi. Questa situazione di emergenza è stata segnalata dall’Avvocato Bonanni nel suo libro “ILibro bianco delle morti di amianto in Italia“.
L’incidenza più elevata di asbestosi polmonare si riscontra tra coloro che lavorano nei cantieri navali, nell’industria tessile e nel settore edile. Professioni a rischio includono ristrutturatori di case, addetti alla bonifica dell’amianto, minatori esposti alle fibre o coinvolti nell’estrazione della fibra grezza dalle cave.
Le occupazioni specifiche ad alto rischio comprendono saldatori, meccanici, piastrellisti, produttori di caldaie, personale della U.S. Navy, operai dei cantieri navali (soprattutto presso Fincantieri S.p.a.), marinai mercantili, operai della lamiera, muratori, ispettori edili, carpentieri, conciatetti, idraulici imbianchini, operai della raffineria, tubisti, pittori, addetti alla demolizione e pavimentazione, lavoratori di cartongesso ed elettricisti. Anche addetti alla fornace, vetrai, costruttori di mulini, isolatori, operai siderurgici, scaricatori di porto e addetti alla manutenzione sono a rischio.
Non vanno dimenticati coloro che hanno lavorato nel settore ferroviario (Ferrovie dello Stato), in quanto l’amianto veniva utilizzato come isolante nella costruzione delle carrozze, così come nelle Forze Armate e nel Comparto Sicurezza. La relazione finale della Commissione Parlamentare d’Inchiesta della Camera dei Deputati affronta anche i rischi per la salute derivanti dall’esposizione ad agenti cancerogeni tra questi lavoratori.
Esiste anche un rischio di esposizione secondaria tra i familiari dei lavoratori esposti e tra coloro che vivono nelle vicinanze di luoghi contaminati o miniere.
Uso di amianto ed eternit in Italia: fatti salienti
L’asbestosi è considerata una malattia legata all’occupazione, richiedendo un’elevata esposizione all’amianto. Questo è stato confermato dalla monografia IARC e dal quaderno del Ministero della Salute “Stato dell’arte e prospettive in materiali di contrasto alle patologie asbesto-correlate” (n. 15, maggio-giugno 2012).
Dagli anni ’30, l’amianto è stato ampiamente impiegato nell’industria. Dopo l’emanazione della legge n. 257 del 1992, che regolamenta la cessazione dell’uso dell’amianto, è stato vietato l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto, eternit e prodotti contenenti amianto. In Italia, dal 28 aprile 1993, la fabbricazione e la messa in opera di fibre d’amianto e materiali contenenti amianto, come l’Eternit, sono vietate.
Tuttavia, è stato consentito l’utilizzo fino all’esaurimento delle scorte, senza obbligo di bonifica. La puntata ““Smaltimento amianto, le responsabilità della mancata bonifica” di ONA TV mette in luce le gravi negligenze delle istituzioni su questo aspetto cruciale nella lotta alle malattie correlate all’amianto.
La gravità della situazione emerge considerando che, tra il 1945 e il 1992, sono state lavorate 2.748.550 tonnellate di amianto. Attualmente, in Italia sono presenti circa 45 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto, distribuiti in circa un milione di micrositi.
Ci sono oltre 50.000 siti, alcuni dei quali di interesse nazionale, che ancora espongono alle fibre di Eternit sia nei luoghi di vita che di lavoro.
Tutela legale delle vittime amianto: prestazioni INAIL
Avendo come unica causa l’esposizione intensa e prolungata ai minerali di asbesto, l’asbestosi fa parte della Lista I (I.4.03) delle malattie professionali tabellate dall’INAIL. Ciò significa che è a “elevata probabilità” di origine lavorativa. Vige pertanto la presunzione legale di origine: è quindi sufficiente provare la presenza di amianto nell’ambiente lavorativo per essere riconosciuti come vittime.
Le prestazioni INAIL si differenziano in base al grado invalidante riconosciuto. Se è inferiore al 6% vi è solamente una franchigia INAIL. Si potrà ottenere l’indennizzo INAIL a partire dal 6% d’inabilità, mentre la rendita INAIL dal 16%.
Le vittime di malattia asbesto correlata che hanno diritto alla rendita possono richiedere anche la prestazione aggiuntiva del Fondo Vittime Amianto. Questo è stato istituito dall’art.1, commi 241/246, L. 244/2007 ed è aggiunta alla rendita INAIL nella misura del 15%.
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Rendita di passaggio in caso di asbestosi
La rendita di passaggio (nota 264 dell’INAIL 11.01.2007) è una prestazione di indennizzo in favore di lavoratori vittime di asbestosi malattia professionale. È prevista da artt. 150 e 151 del D.P.R. 1124/65 e ha lo scopo di incentivare l’abbandono da parte del lavoratore delle attività pericolose, per evitare l’aggravamento dell’asbestosi.
Questa prestazione spetta a coloro che hanno un grado di invalidità non superiore all’80%. A partire dal 01.01.2007 è anche in favore di coloro che hanno un danno biologico che non superi il 60%, occupati nella lavorazione morbigena. La durata della prestazione è di un anno.
Ottenere benefici contributivi e prepensionamento
In caso di riconoscimento di asbestosi, sussiste il diritto ai benefici contributivi amianto. Infatti, l’art. 13, co. 7, L. 257/92, dà diritto alle maggiorazioni contributive con il coefficiente 1,5. Questi benefici amianto sono utili sia al prepensionamento sia alla rivalutazione dei ratei pensionistici per coloro che sono stati già collocati in quiescenza.
Se, anche dopo tale maggiorazione contributiva, la vittima di asbestosi non dovesse raggiungere i presupposti per accedere alla pensione, ha comunque diritto al pensionamento immediato (in seguito al raggiungimento dei 5 anni di contributi). Infatti, grazie all’art. 1, co. 250, L. 232 del 2016, le vittime asbestosi possono chiedere la pensione d’inabilità amianto. La platea degli aventi diritto è stata ampliata nel 2020. Quindi tutte le vittime amianto hanno diritto a questa pensione.
Con la Circolare INPS n. 34 del 09.03.2020 si dettano le linee guida per i malati di asbestosi e delle altre patologie asbesto correlate per ottenere il prepensionamento amianto. Va precisato, però, che la pensione d’invalidità non è cumulabile con la rendita INAIL.
Asbestosi e i diritti delle vittime del dovere
I dipendenti civili o militari delle Forze Armate e del Comparto Sicurezza che abbiano contratto l’asbestosi, in seguito a esposizione per motivi di servizio, hanno diritto a dei benefici specifici. Le attività devono eccedere l’ordinarietà, ai sensi di art.1 DPR 243 del 2006 e art. 1 co. 564 L. 266/2015. Perciò le attività rese in missioni, in Italia o all’estero, in particolari condizioni operative.
Per ottenere le prestazioni aggiuntive la vittima deve ottenere il riconoscimento della causa di servizio e dello status di vittima del dovere. In questo modo si ha diritto all’accredito dell’equo indennizzo e della pensione privilegiata. A questi benefici si aggiungono:
- speciale elargizione (€200.000);
- assegno vitalizio (€500 mensili, con l’equiparazione alle vittime del terrorismo);
- speciale assegno vitalizio (€1033 mensili);
- liquidazione delle prestazioni di vittima del dovere in favore dei familiari con equiparazione.
Risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali
Le vittime di asbestosi hanno sempre diritto al totale risarcimento dei danni, subiti a causa della patologia insorta per l’esposizione ai minerali di amianto. In particolare vanno risarciti tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali.
I pregiudizi patrimoniali includono:
- danno emergente, cioè le perdite economiche subite in conseguenza dell’asbestosi;
- lucro cessante, riconducibile al danno derivante dalla diminuzione o perdita della capacità lavorativa dei relativi guadagni.
Invece i danni non patrimoniali sono:
- biologico, cioè la lesione dell’integrità psicofisica;
- morale, legato alla sofferenza interiore;
- esistenziale, alla luce del peggioramento della qualità di vita.
La quantificazione di questi danni avviene sulla base delle Tabelle del Tribunale di Milano, fondate su precisi parametri, quali l’età del lavoratore e i punti di invalidità riconosciuti, ma il ristoro può essere personalizzato in base al caso specifico. L’entità del risarcimento prevede lo scomputo dell’indennizzo INAIL per poste omogenee.
Il termine di prescrizione per presentare la richiesta di risarcimento al Giudice del Lavoro, è di 10 anni a partire dalla diagnosi dell’asbestosi. Infatti è a partire da tale momento che si ha la certezza del nesso causale tra la malattia e l’esposizione professionale ad amianto. Questo vale se la responsabilità del datore di lavoro è contrattuale. Negli altri casi la prescrizione è 5 anni. Tuttavia, attraverso la messa in mora, è possibile interrompere il decorso della prescrizione.
L’asbestosi è malattia asbesto correlata, monofattoriale e dose dipendente. Perciò, essendoci una legge scientifica di copertura, in base alla quale tutte le esposizioni sono rilevanti, il nesso causale è accertabile. Ai fini civilistici, il giudizio deve essere reso sul principio del “più probabile che non“, ragione per cui la vittima asbestosi può allegare di aver ricevuto il riconoscimento INAIL.