Quello della mobilità sostenibile è uno dei punti fondamentali della transizione ecologica e della salvaguardia dell’ambiente. La maggior parte delle emissioni di CO2 in atmosfera viene rilasciata proprio dai combustibili fossili utilizzati nel settore dei trasporti. Mobilità sostenibile significa applicare il concetto della sostenibilità al settore trasporti, garantendo cioè un minore impatto ambientale e la possibilità per le generazioni future di avere a disposizione un mondo non depauperato e le stesse risorse del presente.
L’UPIDSA – Università Popolare Internazionale Diritto, Scienza e Ambiente APS si occupa di formazione in ambito di diritto alla salute, prevenzione e diritto risarcitorio con un focus particolare sulla salute psicologica e sull’ambiente. La salvaguardia dell’ambiente svolge in effetti un ruolo primario anche nella tutela della salute. Non può esistere in effetti un efficace tutela della salute senza la prevenzione e la vita in un ambiente sano. Molte patologie letali sono causate dall’inquinamento atmosferico, così come alluvioni e disastri naturali sono connessi a uno sfruttamento errato delle risorse della nostra Terra.
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Mobilità sostenibile: cos’è?
Ma andiamo con ordine: che cos’è nel dettaglio la mobilità sostenibile? Mobilità sostenibile significa un sistema di trasporti che permette di ridurre al minimo l’impatto ambientale, rendendo al contempo gli spostamenti facili, veloci e meno costosi, a vantaggio delle persone e dell’ambiente. Come già detto, si tratta di uno dei capisaldi di uno sviluppo sostenibile.
La mobilità sostenibile include l’incremento dei trasporti pubblici e locali, l’incremento di utilizzo di energie rinnovabili per alimentare i trasporti e la pianificazione integrata dei trasporti. Ancora il potenziamento delle piste ciclabili, la mobilità elettrica, il car sharing, il car pooling e molto altro, in un’ottica di condivisione dei mezzi di trasporto, non solo pubblici, ma anche privati.
Uno dei concetti più importanti di una mobilità sostenibile è quello di mobilità integrata. L’utente deve poter usufruire di vari mezzi di trasporto (servizi pubblici, in sharing, privati) senza soluzione di continuità, per completare il percorso quotidiano agevolmente e in modo conveniente. L’argomento non riguarda solo i grandi centri, ma l’insieme delle strutture e infrastrutture relative alla mobilità di un Paese.
Perché la mobilità sostenibile è importante?
La mobilità sostenibile è importante perché permette la riduzione dell’inquinamento atmosferico.
In Europa circa un terzo del consumo totale di energia e un quinto delle emissioni di gas serra viene dal settore dei trasporti urbani. La riduzione delle emissioni di gas serra dovrebbe attestarsi, secondo gli obiettivi fissati, intorno a 60% entro il 2050.
Inoltre le strade, le ferrovie e gli aeroporti sono tra le fonti principali di inquinamento acustico e la mobilità sostenibile si occupa anche della sua riduzione.
Grazie ad un piano integrato di mobilità sostenibile è inoltre possibile ridurre i problemi di traffico. Disincentivando l’utilizzo di mezzi di trasporto privato si migliora anche il degrado del paesaggio diminuendo l’utilizzo di suolo per parcheggi, piazzali e altre infrastrutture legate ai trasporti e quindi riducendo l’inquinamento del suolo.
All’inquinamento atmosferico e ai prodotti della combusione sono legati i gravi problemi ambientali connessi con il riscaldamento globale. Un problema di gravissima entità, la cui soluzione non può più essere rimandata.
Mobilità sostenibile: progetti e soluzioni
Alcuni progetti oltre all’utilizzo delle nuove tecnologie, permettono un basso impatto ambientale a scapito della perdita di un po’ della nostra libertà personale. Si perde infatti in indipendenza, a favore dell’ambiente e della salute. Per questo, per realizzare la mobilità sostenibile si rende necessario un vero e proprio cambio di mentalità.
Tra i progetti per una mobilità sostenibile ci sono:
- Car sharing
Il car sharing mette a disposizione di un numero illimitato di utenti una flotta di auto, di solito elettriche, che permettono di muoversi agevolmente in città senza dover possedere un mezzo proprio. Il limite restano le zone periferiche e gli spostamenti fuori dalla città.
- Car Pooling
Nel car pooling il proprietario dell’auto la mette a disposizione di altri utenti.
- Auto elettriche
La tecnolgia a batteria non è ancora abbastanza potente per garantire l’utilizzo in autonomia di auto che siano alimentate esclusivamente a batteria. Per ora infatti le auto elettriche così dette Plug-In permettono di usare solo in parte l’energia elettrica. Una serie di eco-incentivi permettono di ottenere bonus sull’acquisto dell’auto elettrica, sospensione del pagamento del bollo e del pagamento delle strisce blu in alcuni comuni italiani.
Anche le auto a GPL e a gas naturale o le cosiddette ibride permettono di ridurre l’inquinamento atmosferico.
- Road pricing
Il road pricing è il pagamento di un ticket per accedere alle aree urbane. In genere è usato per limitare l’accesso nelle aree urbane a tutti i mezzi privati, riducendo la congesione del traffico.
La figura del mobility manager
Il mobility manager è una figura pubblica o privata che gestisce la mobilità dei dipendenti di una grande impresa o di un ente pubblico, nel tragitto casa-lavoro o casa-scuola. Ad esempio, organizza il car-pooling tra i dipendenti o mette a disposizione dei mezzi di trasporto in condivisione
Purtroppo in Italia la mobilità sostenibile, sebbene introdotta per la prima volta già negli anni ’90 con il Decreto Interministeriale delle Aree Urbane del 27/03/1998, non ha finora raggiunto gli obiettivi sperati. Non esiste infatti un vero piano per la mobilità sostenibile a livello nazionale, che viene demandata alle amministrazioni locali. La figura del mobility manager, istituita negli anni ’90, non ha mai preso piede.
Come intervenire sulla mobilità?
Qui di seguito citiamo alcuni degli interventi più importanti che l’implementazione di una mobilità sostenibile richiede.
Tra gli interventi più efficaci ci sono il potenziamento del trasporto pubblico locale (con corsie riservate e vie preferenziali, sistemi di integrazione tariffaria, strumenti per l’infomobilità) e l’adozione di specifici strumenti di pianificazione (come ad esempio il Piano Urbano della Mobilità).
Per lo sviluppo della mobilità pedonale sono necessari interventi per l’abbattimento delle barriere architettoniche e per la creazione di percorsi sicuri casa-lavoro e lavoro-scuola e l’introduzione del pedibus.
Lo sviluppo di una mobilità ciclabile non si esaurisce negli incentivi per l’acquisto di una bici elettrica o la creazione di piste ciclabili. Necessaria è l’ideazione di un vero e proprio biciplan che include la costruzione di bike lane, meno dispendiose e spesso più comode e praticabili dai ciclisti stessi. Le piste ciclabili vengono infatti spesso costruite senza tenere conto delle esigenze del ciclista, con inutili sali e scendi, gradini che non permettono l’uscita agevole dalla ciclabile e pericolosi cancelli sulla ciclabile con relativo attraversamento di auto. Si aggiungono cartelli stradali per i ciclisti, strade a preferenza ciclabile e strade temporaneamente ciclabili per organizzare veri e propri percorsi di mobilità sicuri.
Per una mobilità integrate sono possibili soste a pagamento agevolate per l’interscambio tra automobile e mezzo pubblico e automobile e bicicletta o monopattino.
La pianificazione della mobilità aziendale e scolastica è possibile con l’introduzione della figura del Mobility manager e con un incremento del telelavoro.
Concetti alla base di una mobilità sostenibile
Alla base delle misure necessarie per il miglioramento della mobilità sostenibile ci sono tre principi di riferimento:
- migliorare i servizi di prossimità in modo tale da ridurre la necessità di spostamenti automobilistici sia in termini numerici che di distanze;
- destinare una parte della superficie stradale alla mobilità di tipo sostenibile a scapito dei veicoli privati, riducendo in questo modo il costo generalizzato del trasporto sostenibile;
- realizzare una rete intermodale di trasporto che consenta spostamenti più veloci di quelli realizzati dagli autoveicoli privati.
Innovazione digitale e mobilità sostenibile
Un punto fondamentale per realizzare una mobilità sostenibile è legato all’innovazione tecnologica. La nuova sfida è di pensare le smart city, anche con l’aiuto dei Big Data, come un insieme di reti di trasporto diverse ma interconnesse. L’integrazione e l’interconnessione dei diversi sistemi di trasporto è possibile attraverso la tecnologia e la condivisione dei dati (infomobilità) e l’apertura a soggetti terzi, dei sistemi di prenotazione e di pagamento (software Open con interfacce API).
Solo attraverso l’integrazione intelligente dei sistemi si potrà passare da un metodo di trasporto all’altro, in tutta semplicità, secondo le proprie esigenze del momento e favorendo i mezzi non o meno inquinanti.
La situazione in Italia: i pums
Purtroppo in Italia la mobilità sostenibile, sebbene introdotta per la prima volta negli anni ’90 con il Decreto Interministeriale delle Aree Urbane del 27/03/1998, non ha finora raggiunto gli obiettivi sperati. Non esiste infatti un vero piano a livello nazionale. Essa viene infatti demandata alle amministrazioni locali. Non conosciamo esempi di amministrazioni abbastanza virtuose da questo punto di vista, ma alcune lo sono più di altre.
Solo dal 2017 è obbligatorio per le città sopra i 100mila abitanti adottare i Piani Urbani di Mobilità Sostenibile (Pums), introdotti con una legge del 2000.
In particolare il Pums è uno strumento di pianificazione strategica istituito dall’art. 22 della legge n. 340 del 24 novembre 2000, che, in un orizzonte temporale di medio-lungo periodo (10 anni), sviluppa una visione di sistema della mobilità urbana.
In sostanza un Pums deve proporre il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica attraverso la definizione di azioni orientate a migliorare l’efficacia e l’efficienza del sistema della mobilità e la sua integrazione con l’assetto e gli sviluppi urbanistici e territoriali.
Gli enti locali, per poter accedere ai finanziamenti statali di infrastrutture per nuovi interventi per il trasporto rapido di massa, devono definire i Pums applicando le linee guida adottate con il decreto. Con l’avvento delle piattaforme digitali e della sharing mobility, le azioni degli enti locali per una mobilità sostenibile possono essere ulteriormente sviluppate e incentivate.
Esempi italiani di mobilità sostenibile
Tra i progetti al momento in uso ci sono i vari bus pedonali. Si tratta di iniziative spesso organizzate dal basso in cui i bambini in età scolare e pre-scolare vengono accompagnati a scuola a piedi delegando ad adulti a turnazione la guida dell’autobus pedonale.
L’utilizzo della bicicletta, soprattutto quella elettrica e del monopattino, sta prendendo sempre più piede nelle nostre città, insieme ai motorini elettrici. Siamo ancora lontani però da una mobilità sostenibile.
In Italia il trasporto stradale contribuisce alle emissioni totali di gas serra per il 23% (di cui il 60% circa attribuibile alle autovetture), alle emissioni di ossidi di azoto per circa il 50% e alle emissioni di particolato per circa il 13% (Fonte: Ispra, 2017).
Le città italiane con la mobilità più sostenibile
Secondo il “Quindicesimo rapporto di Euromobility sulla mobilità sostenibile nelle principali 50 città italiane”, al primo posto per la mobilità sostenibile in Italia c’è Firenze, seguita da Milano, Torino, Parma e Bologna.
Le più insostenibili sono Catania, Campobasso e Siracusa. In crescita le ciclabili, con Reggio Emilia in testa.
Al 2021 in Italia, in base ai dati dello Smart Mobility Report 2021, circolavano 200.000 auto elettriche, il doppio di quelle che si contavano nel 2020, di cui circa 60.000 immatricolate nel 2020, quasi il triplo (+251%) del 2019 e il 4,3% delle immatricolazioni totali.
Solo tra gennaio e settembre 2021 se ne sono aggiunte 100.000, con una crescita impressionante soprattutto se rapportata alle performance non brillanti del mercato dell’automotive.
Le auto elettriche nel 2020 sono state comprate in particolare al Nord (67%), seguito dal Centro (26%) e dal Sud (7%), con una distribuzione regionale molto eterogenea che rispecchia, tra le altre cose, il diverso grado di diffusione delle infrastrutture di ricarica ad accesso pubblico e degli incentivi locali all’acquisto o all’utilizzo dei veicoli elettrici.
Il nuovo codice della strada
Nel 2022 con DECRETO-LEGGE 16 giugno 2022, n. 68 Disposizioni urgenti per la sicurezza e lo sviluppo delle infrastrutture, dei trasporti e della mobilità sostenibile, nonché’ in materia di grandi eventi e per la funzionalità del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. (GU Serie Generale n.139 del 16-06-2022) possiamo contare su nuove norme utili all’implementazione di una mobilità sostenibile.
Il mondo dei veicoli elettrici ha subito una prima normazione, ma poco è stato fatto per migliorare la sicurezza dei ciclisti. Sono state però normate le strade a preferenza ciclabile che oggi possono far parte di un piano di mobilità alternativa per realizzare dei veri e propri percorsi per i ciclisti.
Mobilità sostenibile e PNRR
Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) ha stanziato 1,9 miliardi per l’acquisto di autobus elettrici e a idrogeno nei grandi Comuni.
I fondi possono essere dedicati anche alla riqualificazione dei porti, al potenziamento delle linee ferroviarie regionali, agli interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana e al rafforzamento delle strutture idriche, oltre che al rinnovo degli autobus in chiave ecologica.
Normative a livello europeo
In ambito europeo, le principali direttive in tema di mobilità sostenibile sono:
- la direttiva 2006/38/Ce, relativa trasporto di merci su strada, che impone di calibrare i pedaggi autostradali in base al carico inquinante dei mezzi ed all’ora di utilizzo delle infrastrutture;
- la direttiva 2008/68/Ce (che sostituisce le direttive 94/55/Ce, 96/49/Ce, 96/35/Ce, 2000/18/Ce, 2005/263/Ce), che punta ad aumentare la sicurezza nel trasporto di merci pericolose su strada, ferrovia e vie navigabili interne;
- la direttiva 2009/33/Ce, che impone di considerare l’impatto energetico ed ambientale dei veicoli nel corso dell’intero ciclo di vita.
Pacchetto pronti per il 55%
L’UE si è impegnata a diventare a impatto climatico zero entro il 2050. A tal fine, il settore dei trasporti deve subire una trasformazione che richiederà una riduzione del 90% delle emissioni di gas a effetto serra, garantendo nel contempo soluzioni a prezzi accessibili ai cittadini.
II pacchetto Pronti per il 55% costituisce il piano dell’UE per conseguire gli obiettivi climatici del Green Deal europeo e comprende una serie di proposte di revisione della legislazione dell’UE, anche nel settore dei trasporti.
Include un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM) che ha lo scopo di evitare che gli sforzi di riduzione delle emissioni dell’UE siano compensati da un aumento delle emissioni al di fuori dei suoi confini attraverso la delocalizzazione della produzione in paesi terzi (in cui le politiche adottate per combattere i cambiamenti climatici sono meno ambiziose di quelle dell’UE) o un aumento delle importazioni di prodotti ad alta intensità di carbonio.
La proposta introduce obiettivi di riduzione a livello dell’UE più ambiziosi per il 2030 e stabilisce un nuovo obiettivo del 100% per il 2035. In altre parole, a partire dal 2035, non sarà più possibile immettere sul mercato dell’UE autovetture o furgoni con motore a combustione interna. Leggi tutto sul sito del Consiglio d’Europa.