Uno studio avrebbe rilevato i livelli di mercurio nei capelli di pescatori e lavoratori dell’indotto della pesca di Marano Lagunare, un centro costiero dell’Alto Adriatico.
L’area lagunare costiera è infatti caratterizzata da attività minerarie e industriali.
Il progetto è stato portato avanti da Luca Cegolon – Igiene e Medicina Preventiva dell’Asugi in collaborazione con Giuseppe Mastrangelo dell’Università di Padova, il gruppo di ricerca MercuRILab dell’università di Trieste, diretto da Stefano Covelli e la Uco di Medicina del Lavoro di Asugi, diretta da Francesca Larese Filon.
Asugi sta per Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina ed ha come propria mission la promozione della salute di tutta la comunità del territorio.
La Laguna di Marano e Grado è tra le zone costiere con la più alta concentrazione di mercurio in tutto il Mar Mediterraneo. Si tratta infatti di una contaminazione storica plurisecolare di cinabro riversato dal fiume Isonzo. È qui che un suo tributario, il fiume Idrijca, drena i terreni mercuriferi dell’area di Idria nella Slovenia occidentale. Questo Paese è il secondo deposito naturale più grande al mondo di mercurio dopo Almaden in Spagna. Inoltre nella laguna ci sarebbero altri scarichi industriali
I risultati della ricerca sulle concentrazioni di mercurio
Secondo quanto pubblicato nel link dello studio sulla rivista scientifica ‘Science of the Total Environment‘, i pescatori della laguna di Marano e Grado avrebbero livelli di mercurio più alti se paragonati a quelli di un agricoltore delle Dolomiti e leggermente sopra il limite raccomandato dall’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità. I dati registrerebbero comunque che la quantità di mercurio sarebbe al momento dentro la soglia sotto la quale non sono stati verificati sinora effetti nocivi sulla salute umana. L’indagine sul campo è stata effettuata dal 2 dicembre 2023 al 18 aprile 2024. Ad essere coinvolti, 73 pescatori locali, 83 lavoratori dell’industria ittica e 93 soggetti come gruppo di controllo tra agricoltori/pastori delle Alpi Dolomitiche. Una quantità di circa 100 mg di capelli è stata prelevata da tutti gli intervistati. Gli stessi avrebbero anche compilato dei questionari per raccogliere i dati socio-demografiche e sugli stili di vita.
L’incremento dei livelli di mercurio è direttamente proporzionale con la quantità di pesce consumata a settimana. Più alti anche nei commercianti e ristoratori di pesce.
Per stimare l’esposizione al mercurio negli esseri umani si può ricorrere al sangue intero e all’urina. La scelta di utilizzare i capelli comporta diversi vantaggi oltre alla facilità di misurazione, trasporto L’emivita del mercurio è più lunga nei capelli e questo consente di stimare anche esposizioni avvenute nei mesi antecedenti.
Fonte: Adnkronos e la rivista Science of the Total Environment