L’inquinamento termico è un problema serio che merita la nostra attenzione. Anche se non è visibile come altri tipi di inquinamento, i suoi effetti sugli ecosistemi acquatici e non sono profondi e a lungo termine. Quando pensiamo all’inquinamento, spesso ci vengono in mente fumi e rifiuti, ma il calore in eccesso è un’altra forma di inquinamento che non possiamo ignorare.
Il temibile fenomeno del riscaldamento globale altro non è che un caso di inquinamento termico in forma indiretta. Si tratta infatti della conseguenza dell’inquinamento atmosferico e non di una diretta immissione nell’atmosfera di calore creato dall’uomo. Ma vediamo nel dettaglio che cos’è l’inquinamento termico, quante forme ne esistono, cause e conseguenze. Facciamo inoltre il punto sui possibili rimedi e sulle normatiche e politiche in atto per arginarlo.
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Inquinamento termico: che cosa si intende?
L’inquinamento termico è un’anomalia delle temperature, causata nella maggior parte dei casi dalle attività umane. In cosa consiste? Nell’immissione nell’ambiente di sostanze inquinanti che producono un cambiamento di temperatura in un dato ambiente.
Come già accennato nell’introduzione di questa nostra guida, in base a questa definizione, è possibile distinguere due tipi di inquinamento termico. Quello diretto e quello indiretto. Nel primo caso viene immessa nell’ecosistema direttamente energia termica, provocando, così, un importante innalzamento di temperatura istantaneo. Pensiamo per esempio all’acqua ad alte temperature riversata dalle industrie nei fiumi e in generali nei corpi acquatici.
Nel secondo caso invece, gas come l’anidride carbonica, metano e idrocarburi alogenati e prodotti della combustione si accumulano nell’atmosfera, provocano il riscaldamento globale, attraverso l’effetto serra. Il fenomeno è piuttosto grave e ha causato oltre all’aumento delle temperature anche fenomeni atmosferici estremi.
A ciò si aggiunge l’innalzamento di temperatura provocato dalla cosiddetta isola di calore urbana. Cementificazione, uso del riscaldamento e traffico congestionato causano infatti un aumento delle temperature. Nei centri urbanipuò arrivare fino a 3,5-8 °C rispetto alle periferie o alla campagna.
Quali sono le cause dell’inquinamento termico?
L’inquinamento termico è principalmente causato da:
- Scarichi Industriali: Le industrie utilizzano grandi quantità di acqua per raffreddare i macchinari e i processi di produzione. L’acqua calda viene poi scaricata nei corpi idrici, aumentando la temperatura dell’acqua circostante.
- Centrali Elettriche: Le centrali termoelettriche e nucleari utilizzano l’acqua per raffreddare i reattori e le turbine. Questo processo produce acqua calda che viene rilasciata nell’ambiente.
- Urbanizzazione: L’espansione urbana porta alla sostituzione di superfici naturali con pavimentazioni e strutture artificiali che assorbono e rilasciano calore più rapidamente, contribuendo all’aumento delle temperature locali e influenzando i corpi idrici vicini.
Come già accennato le cause dell’inquinamento termico risiedono nelle attività antropiche. Tra le principali cause c’è l’inquinamento atmosferico e l’effetto serra. Particelle sospese nell’aria, come aerosol e particolato fine, inoltre, possono influenzare l’assorbimento e la riflessione della radiazione solare, contribuendo agli effetti dell’inquinamento termico.
Gli scarichi termici di alcune industrie che rilasciano acqua o gas surriscaldati nell’ambiente circostante, contribuiscono all’aumento delle temperature dell’acqua e dell’aria. L’accumulo di calore in determinate aree può contribuire alla formazione di smog, con impatti sulla qualità dell’aria e sulla salute respiratoria. A correre i rischi di salute maggiori sono specialmente le persone anziane, i bambini e coloro che hanno condizioni di salute precarie preesistenti.
Il fenomeno dell’effetto isola di calore urbano
L’effetto isola di calore urbano (UHI), come già accennato, si manifesta quando le temperature nelle città sono superiori rispetto a quelle delle aree circostanti. Questo fenomeno è principalmente causato dall’accumulo di calore derivante da pavimentazioni, edifici e attività umane.
Pavimentazioni e strutture artificiali infatti assorbono infatti e rilasciano calore più efficacemente rispetto alle superfici naturali, creando temperature più elevate nelle città rispetto alle zone rurali circostanti.
Anche le modifiche nell’uso del suolo possono contribuire all’inquinamento termico. Ad esempio, la deforestazione, che comporta la rimozione massiccia di boschi e foreste, riduce la capacità dell’ambiente di mitigare il calore attraverso l’evaporazione, portando a un aumento delle temperature.
noltre la circolazione dell’aria può essere ostacolata, favorendo la trattenuta del calore quando gli edifici sono eccessivamente concentrati. La stessa disposizione e densità del reticolo stradale, nonché la presenza di edifici alti, possono influenzare negativamente il clima urbano.
Soluzioni per mitigare l’effetto isola di calore urbano
Per contrastare l’effetto isola di calore urbano, le città possono adottare diverse strategie. Tra queste ricordiamo:
- Aumento delle Aree Verdi: piantare alberi e creare parchi può ridurre le temperature attraverso l’ombra e l’evaporazione.
- Uso di materiali riflettenti: utilizzare materiali che riflettono più luce solare e assorbono meno calore per pavimentazioni e tetti è un’ottima strategia.
- Costruzione Eco-sostenibile: adottare pratiche di costruzione che riducono l’impatto ambientale e migliorano l’efficienza energetica degli edifici per diminuire l’uso del riscaldamento e la combustione.
Tutte le conseguenze dell’inquinamento termico
Iniziamo a parlare di effetti e conseguenze focalizzando sull’inquinamento termico dei corpi idrici. L’aumento delle temperature dell’acqua può avere vari effetti negativi:
- riduzione dell’ossigeno disciolto: l’acqua calda trattiene meno ossigeno, mettendo a rischio la vita acquatica.
- Stress termico per gli organismi: le specie acquatiche possono subire stress, malattie o morire a causa delle temperature elevate.
- Alterazione degli ecosistemi: gli equilibri naturali degli ecosistemi possono essere sconvolti, causando la perdita di biodiversità.
- Aumento della proliferazione di alghe: le alte temperature favoriscono la crescita di alghe, che possono produrre tossine nocive per l’ecosistema e l’uomo.
Quando le industrie o le città scaricano acqua calda nei corpi idrici, la temperatura dell’acqua aumenta. Questo cambiamento può sconvolgere gli habitat acquatici. Ad esempio, la fauna ittica e le comunità biologiche possono risentirne. Inoltre un’acqua troppo calda può portare a una riduzione dell’ossigeno disciolto, rendendo difficile la vita per molti organismi e peggiorando la qualità dell’acqua.
Impatti sulle specie sensibili e specializzate
L’inquinamento termico non si ferma qui. Può alterare i modelli di migrazione, i cicli riproduttivi e altri comportamenti degli animali. Le specie più sensibili possono essere particolarmente minacciate da queste variazioni di temperatura. Immaginate un pesce che non riesce più a trovare un luogo adatto per deporre le uova a causa del calore.
Il benessere degli animali da fattoria
Il calore eccessivo non è un problema solo per gli organismi acquatici. Anche gli animali da fattoria soffrono. Temperature elevate possono ridurre la produzione di latte e carne, mettendo a rischio il benessere degli animali e l’economia delle fattorie.
Gli impatti sull’agricoltura del riscaldamento
Le temperature troppo alte influenzano anche le coltivazioni. Alcune piante non riescono a sopravvivere o a produrre raccolti di qualità in condizioni di caldo estremo. Questo può portare a una diminuzione della resa agricola e avere conseguenze sulla disponibilità di cibo.
Aumento del rischio di incendi
Infine, il calore eccessivo può aumentare il rischio di incendi. Le alte temperature, combinate con la siccità, possono creare le condizioni ideali per lo sviluppo di incendi, che a loro volta danneggiano ulteriormente l’ambiente.
Inquinamento termico e riscaldamento globale
L’anidride carbonica (CO2), il metano (CH4) e il protossido di azoto (N2O) sono gas naturalmente presenti nell’atmosfera, ma sono anche generati dalle attività umane. La CO2, ad esempio, è prodotta naturalmente dagli animali durante la respirazione ed attraverso la scomposizione della biomassa. La CO2 rappresenta circa l’80% del volume di tutte le emissioni di gas serra nell’UE. I trasporti sono responsabili di quasi il 30% delle emissioni totali, di cui il 72% proviene dal trasporto su strada.
I gas fluorurati a effetto serra sono invece il tipo più potente e persistente di gas emessi dalle attività umane ed in particolare dall’industria; essi sono in grado di produrre un effetto serra di gran lunga maggiore della CO2. Inclusi in questo tipo sono idrofluorocarburi (HFC), (perfluorocarburi), esafluoruro di zolfo (SF6) e trifluoruro di azoto (NF3). In Europa rappresentano solo il 2,5% circa delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE. Tuttavia, anche se vengono emesse in quantità minori, intrappolano il calore in modo molto più efficace della CO2.
Conseguenze sulla salute per l’uomo
Gli ultimi decenni sono stati tra i più caldi mai registrati. Da qui derivano svariate problematiche di salute che coinvolgono l’essere umano e che aggravano patologie pregresse. Pensiamo per esempio ai problemi cardiovascolari: le temperature alte provocano un maggior lavoro a carico del sistema respiratorio, e una maggiore attività per il mantenimento costante della temperatura corporea.
A lungo termine invece il benessere e la salute dell’uomo potrebbe essere minacciato da un completo stravolgimento delle risorse idriche e alimentari e degli equilibri degli ecosistemi, con proliferazione di nuove malattie e pandemie.
Rimedi all’inquinamento termico: quali sono?
Per gli scarichi idrici, le vigenti leggi in materia impongono il rispetto di termini previsti dalle normative in vigore:
- nel punto di immissione nelle acque la temperatura non deve essere superiore ai 35 °C;
- entro i mille metri dal punto di immissione dello scarico, la variazione di sovralzo termico deve essere al massimo di 3 °C rispetto alla temperatura del corpo naturale.
Rimedi al riscaldamento globale: cosa si sta facendo?
Durante il G20 con presidenza italiana gli stati si sono impegnati a fissare i termini per la decarbonizzazione. Quella dell’Italia è prevista per il 2030 e prevede il passaggio delle centrali a carbone al gas, anch’esso risorsa fossile.
In particolare il G20 2021 e la COP26 di Glasgow hanno visto gli Stati partecipanti impegnarsi nella lotta alla deforestazione (senza particolari spaccature). Se il G20 aveva visto i Paesi partecipanti in accordo sulla necessità di muoversi verso un sistema economico a favore di uno sviluppo sostenibile la COP26 non ha visto alcun impegno condiviso in questo senso.
Non figura nel documento finale infatti nessun impegno concreto per limitare l’aumento della temperatura entro 1,5°C. Il taglio delle emissioni di gas serra del 45% entro il 2030 viene rimandato al prossimo anno. Il rapporto dell’UNEP denuncia come ci sia un divario enorme tra il taglio necessario per evitare la catastrofe e gli attuali NDC (contributi volontari nazionali). Ad esempio, l’Italia se volesse rispettare l’impegno sottoscritto a Parigi nel 2015 dovrebbe tagliare del 92% le proprie emissioni entro il 2030.