Come tutti i tipi di inquinamento ambientale, anche l’inquinamento del suolo causa malattie e problemi di salute all’uomo. In questa guida ci occupiamo di fare il punto sulle malattie da inquinanti del suolo, come per esempio i pesticidi. I lavoratori esposti hanno diritto al risarcimento completo dei danni subiti in caso di malattia professionale.
L’inquinamento del suolo però, oltre alle conseguenze dirette per l’uomo, causa gravi danni agli ecosistemi e a tutte le specie coinvolte. Anche questo sul medio e lungo termine ha conseguenze per l’umanità, sia dal punto di vista della salute, che da quello economico.
Contents
- 1 Cos’è l’inquinamento del suolo nel dettaglio?
- 2 Quali sono le cause dell’inquinamento del suolo?
- 3 Conseguenze dell’inquinamento del suolo: quali sono?
- 4 Effetti sulla salute dell’uomo: quali sono?
- 5 Inquinamento del suolo in Europa e nel mondo
- 6 Rimedi e normativa contro la perdita di suolo
- 7 Risoluzione ONU 3/6
- 8 Relazione tra pesticidi e danni alla salute
- 9 Prevenzione del rischio di esposizione alle sostanze inquinanti
Cos’è l’inquinamento del suolo nel dettaglio?
Ma cos’è l’inquinamento del suolo nel dettaglio? L’inquinamento del suolo si ha quando agenti chimici e tossici (di origine naturale o sintetica) alterano il suolo causando gravi danni agli organismi viventi, alla catena alimentare, all’acqua, alla salute e al benessere dell’uomo.
Anche smottamenti, eorsione e diminuzione del suolo possono essere ricondotti alla macro categoria dell’inquinamento del suolo. Si tratta di fenomeni sempre più pressanti, acuiti dal riscaldamento globale e dagli eventi atmosferici più intensi e frequenti.
Perché un suolo sano è importante?
Ma andiamo con ordine: perché un suolo sano è importante? Il suolo è lo strato superiore della crosta terrestre, formato da componenti organiche e minerali, in forma liquida, gassosa o solida.
Secondo gli studi più recenti, perdiamo circa 24 miliardi di tonnellate di suolo fertile all’anno. Un suolo inquinato e contaminato ha implicazioni sul nostro cibo, sull’acqua che beviamo e sull’aria che respiriamo. Senza suolo fertile, è impossibile garantire la vita e il benessere della pololazione. Attraverso il dilavamento, inoltre, l’inquinamento del suolo si trasferisce anche ai corsi d’acqua e, attraverso le piogge, alle falde acquifere.
La scarsità di suolo fertile altera interi ecosistemi innescando una tendenza preoccupante desertificazione. Una volta innescata è molto difficile fermarla. Come in tutti i campi, anche in questo la prevenzione è di primaria importanza.
Quali sono le cause dell’inquinamento del suolo?
Tra le principali cause dell’inquinamento del suolo ci sono i rifiuti solidi liquidi e gassosi direttamente provenienti dalle attività antropiche. I rifiuti speciali derivanti dalle attività industriali, come per esempio idrocarburi e rifiuti contenenti diossine, metalli pesanti e solventi organici, sono i principali responsabili di questo tipo di inquinamento.
Anche l’inquinamento delle attività agricole riveste un ruolo importante. I prodotti fitosanitari utilizzati per combattere le principali aggressioni alle piante nell’agricoltura intensiva inquinano suolo, falde acquifere, corsi d’acqua e mare.
Le scorie radioattive in una quantità prestabilita da autorità competenti viene rigettata nell’ambiente dalle industrie nucleari. L’estrazione dell’uranio, il riprocessamento e lo stoccaggio delle scorie radioattive generano anch’essi un inquinamento radioattivo. In aggiunta ci sono i disastri ambientali dovuti a malfunzionamenti e incidenti di impianti nucleari (Fukushima, Cernobyl, Three Mile Island, ecc.).
In aggiunta i residui inutilizzabili di scorie radioattive che vengono sepolti in fosse oceaniche profonde o, in alcuni casi, interrati in zone geologicamente sicure e stabili, possono costituire un’ulteriore fonte di inquinamento del suolo.
Quali sono le cause delle perdita di suolo fertile?
Come già detto anche l’erosione è una forma di inquinamento del suolo. Le sue cause vanno sempre ricercate in attività antropiche spregiudicate che non tengono conto del contesto, in una corsa alla speculazione. Nei decenni passati la prima causa di perdita del suolo fu la speculazione edilizia. Oggi assistiamo alla corsa incontrollata alla creazione di vere e proprie colonie per l’energia eolica e solare.
In nome della transizione ecologica, i privati stanno trasformando intere zone della penisola, soprattutto Calabria e Basilicata, in colonie energetiche su terreni agricoli fertili.
In mancanza di un piano per la collocazione pianificata e di un piano di smaltimento, anche la transizione energetica rischia di trasformarsi in un’ulteriore causa di perdita di suolo e inquinamento.
Conseguenze dell’inquinamento del suolo: quali sono?
L’inquinamento del suolo può avere conseguenze disastrose sugli ecosistemi. L’alterazione del metabolismo dei microrganismi e artropodi che vivono in un dato terreno può determinare l’eradicazione di una parte della catena alimentare primaria, con conseguenze su tutta la catena alimentare.
Muffe, batteri, lombrichi e altri artropodi sono i principali responsabili della creazione di suolo fertile a partire dalla lettiera composta da piante annuali e foglie. Una volta alterata la catena alimentare, ne soffre a catena l’intero ecosistema.
In aggiunta gli inquinanti alterano il metabolismo delle piante, il cui risultato più comune è la diminuzione della produzione di raccolto che favorisce, a sua volta, i fenomeni di erosione.
Effetti sulla salute dell’uomo: quali sono?
L’ingresso di sostanze tossiche nella catena alimentare (ad esempio tramite gli animali che hanno pascolato su un terreno inquinato o il consumo di ortaggi) e l’inalazione di composti vaporizzati o l’ingestione di acqua contaminata hanno rilevanza tossicologica.
L’entità del danno biologico alla salute dell’essere umano è legata alla natura chimica del contaminante, alla modalità di esposizione, alla quantità di contaminante presente, durata dell’esposizione e fattori genetici individuali.
Il piombo, per esempio, è particolarmente pericoloso per i bambini piccoli, nei quali c’è un alto rischio di sviluppare danni cerebrali e al sistema nervoso, mentre più in generale il rischio è legato a danni renali.
Molti solventi clorurati provocano danni epatici, renali e depressione del sistema nervoso centrale. Esiste un intero spettro di ulteriori effetti sulla salute come mal di testa, nausea, affaticamento, irritazione oculare e rash cutanei, legati alle sostanze già citate e ad altre.
L’inquinamento del suolo è responsabile inoltre, insieme ad altri fattori, della perdita di biodiversità connessa alle capacità della medicina e della ricerca di creare farmaci e medicinali sperimentali.
Inquinamento del suolo in Europa e nel mondo
In Europa ci sono circa 2,8 milioni di siti industriali che potrebbero essere contaminati. La superficie agricola copre il 25% del territorio europeo, e circa l’80% di essa contiene residui chimici. Un problema a parte è l’inquinamento del suolo causato dalle ecomafie, che seppelliscono rifiuti speciali pericolosi illegalmente, mettendo in pericolo falde acquifere e raccolti.
In America Latina e Asia, alcuni Paesi sono tra i maggiori utilizzatori di pesticidi al mondo, e solo il 30-40% delle acque reflue viene trattato. Inoltre, molti di questi Paesi non hanno normative efficaci contro l’inquinamento idrico e del suolo.
In generale, l’industria è la principale responsabile dell’inquinamento del suolo in Europa occidentale e Nord America. In Sud America, Europa orientale e Asia, il problema maggiore è l’agricoltura, mentre in Africa Subsahariana è l’estrazione mineraria ad avere un grande impatto.
Inquinamento del suolo e disastri ambientali in Italia
Il disastro ambientale è un fenomeno con una vasta ricaduta sull’ambiente e sulla salute degli organismi che lo abitano, compreso l’uomo. In Italia abbiamo assistito a numerosi disastri ambientali che spesso hanno causato un vasto inquinamento del suolo e delle falde acquifere.
Dal 1994 inizia a manifestarsi la crisi dei rifiuti in Campania, che ha causato morti per tumori e altre patologie in una vasta area nota come Terra dei Fuochi. Questo a causa dello sversamento nell’ambiente di rifiuti tossici industriali e della combustione incontrollata di rifiuti con il coinvolgimento della camorra.
Per citare solo alcuni disastri ambientali che hanno portato ad un massiccio inquinamento del suolo in Italia citiamo il caso del 2007 nel bacino idrografico della Val Pescara. Qui si scoprì una decennale attività di occultamento di rifiuti che ne fece la discarica abusiva di rifiuti tossici maggiore d’Italia.
Rimedi e normativa contro la perdita di suolo
Il rimedio principale all’inquinamento del suolo consiste nell’attuazione di corrette politiche di gestione dei rifiuti. Si parte dalla raccolta differenziata, passando per politiche lungimiranti su discariche e stoccaggio dei rifiuti pericolosi.
Il rimboschimento dei territori forestali in seguito a bonifica sono fondamentali. La porzione di terreno inquinata può essere infatti rimossa tramite escavazione e posta in zona di confinamento.
Importante è l’affermarsi dei cosiddetti biorimedi. Si tratta di metodiche che sfruttano la digestione microbica di particolari sostanze organiche. Qui trovate la puntata di ONA TV su ambiente e transizione ecologica, un’opportunità per un modello di sviluppo sostenibile.
Risoluzione ONU 3/6
La sfida più importante individuata dall’ONU per il prossimo decennio (2021-2030) riguarda il restauro degli ecosistemi. Il report “Global assessment of soil pollution” (Valutazione globale dell’inquinamento del suolo) è il punto di arrivo di un lungo processo iniziato nel 2017, anno di approvazione della risoluzione ONU 3/6 sulla “gestione dell’inquinamento del suolo per realizzare uno sviluppo sostenibile”. La risoluzione è stata approvata da 177 Paesi.
Ha permesso alle principali Agenzie ONU di riunirsi nel Simposio Globale sull’inquinamento del suolo. Un primo passo verso la realizzazione di un documento globale onnicomprensivo, in grado di orientare le scelte politiche ed economiche sul tema dell’inquinamento del suolo.
Relazione tra pesticidi e danni alla salute
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), l’esposizione a livelli tossici di alcuni insetticidi può causare effetti sul sistema nervoso centrale. L’impiego di altri può determinare effetti sul fegato, sulla fertilità o possono risultare cancerogeni. Vista la grande varietà di classi chimiche e di microorganismi utilizzati, gli effetti sulla salute dei pesticidi sono diversi a seconda del tipo di prodotto utilizzato.
Il pesticida ideale è quello cosiddetto selettivo, cioè tossico solo per gli organismi bersaglio e non per altre specie. Vale a dire che, svolta la loro azione, non rimangono a lungo nell’ambiente, limitando così i danni relativi all’inquinamento atmosferico, di acqua, del suolo e il conseguente loro accumulo negli organismi, incluso l’uomo.
La legislazione per la protezione della salute
I prodotti fitosanitari non possono essere commercializzati o utilizzati prima dell’autorizzazione. Il regolamento (CE) n.1107/2009 stabilisce le norme sull’autorizzazione, l’immissione sul mercato, l’impiego e il controllo dei prodotti fitosanitari all’interno della Comunità Europea, sostituendo le legislazioni precedenti 79/117/CEE e 91/414/CEE.
L’autorità europea per la sicurezza alimentare, European Food Safety Autority (EFSA), in collaborazione con gli Stati membri dell’UE valuta le sostanze attive. Gli Stati membri verificano e autorizzano i singoli prodotti da mettere sul mercato a livello nazionale. In Italia l’organismo competente è il Ministero della Salute.
L’approvazione delle nuove sostanze attive da impiegare come pesticidi è preceduta da un processo di valutazione del rischio per determinare se possano produrre effetti dannosi sulla salute dell’uomo o degli animali e se non compromettano la qualità dell’ambiente. In questo processo è anche valutata la presenza di residui negli alimenti trattati e sono elaborate proposte per stabilire i livelli massimi di residuo accettabili. Tutte le questioni relative ai limiti di legge dei residui di pesticidi nei cibi sono trattate nel regolamento (CE) 396/2005.
Livelli massimi di residui di pesticidi negli alimenti
Secondo il regolamento (CE) n.396/2005, i livelli massimi di residui (LMR) sono i tenori massimi di residui di pesticidi ammessi per legge all’interno o sulla superficie di alimenti o mangimi. Questo va aggiunto alle buone prassi agricole (GAP) e all’esposizione minima possibile dei consumatori per tutelare quelli vulnerabili.
Essi si calcolano dopo una valutazione esaustiva delle proprietà del principio attivo e della destinazione d’uso del pesticida. I medesimi limiti di legge, stabiliti come “limiti di tolleranza”, si applicano anche ai prodotti alimentari d’importazione per agevolare il commercio internazionale.
Prima che un LMR venga stabilito o modificato, l’EFSA valuta il comportamento dei residui del pesticida e i possibili rischi per la salute dei consumatori connessi alla presenza di residui nei cibi. Se la valutazione del rischio non individua rischi inaccettabili per il consumatore, si stabiliscono gli LMR armonizzati a livello di UE (Banca dati LMR UE) e il prodotto fitosanitario può essere autorizzato.
Le strategie UE per ridurre inquinamento pesticidi del 50%
La Commissione Europea, l’11 dicembre 2019, ha presentato il Green Deal, una strategia finalizzata a rendere sostenibile l’economia dell’Unione Europea. Questa strategia è ben accolta dall’ONA e dal suo presidente l’Avvocato Ezio Bonnani.
Due strategie in particolare avranno un ruolo fondamentale per i nostri sistemi alimentari:
- Farm to Fork mira ad accelerare la transizione verso un sistema alimentare sostenibile, adottando un approccio integrato al cibo e affrontando i risvolti ambientali, sociali, agricoli e di salute pubblica legati al cibo;
- Biodiversità rientra nel concetto di agricoltura sostenibile e consiste nel garantire la biodiversità nei sistemi alimentari e diminuire del 50% entro il 2030 l’impiego di pesticidi chimici, soprattutto nocivi.
Prevenzione del rischio di esposizione alle sostanze inquinanti
Le norme del D.L.vo 81/2008 in materia di sicurezza sul lavoro normano il ruolo della sicurezza, della prevenzione rispetto al rischio infortuni e malattie professionali e il ruolo del datore di lavoro, del dirigente e del preposto in merito.
Oltre a tali norme ci sono quelle del diritto penale della prevenzione attraverso l’azione penale, anche se con sanzioni solo di natura contravvenzionale, e magari estinguibili con l’oblazione (sanzione solo pecuniaria che estingue il reato penale contravvenzionale).
Il principio è quello del rischio zero e la messa al bando di tutti gli agenti patogeni e il diritto come complesso di norme a servizio dell’essere umano e della sua dignità (Cicerone, De De Officiis, I, 106) quale personalità morale che costituisce il nucleo essenziale, il grumo da cui si dipana ogni altro diritto.