Numerosi studi indicano che una dieta equilibrata e mirata può influenzare i processi metabolici del mesotelioma, potenziando la risposta alle terapie convenzionali e migliorando la qualità della vita del paziente
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Dieta e mesotelioma
Dieta. Il mesotelioma è una rara forma di cancro ad oggi incurabile. Il suo trattamento richiede un approccio multifattoriale che non si limiti solo alla terapia convenzionale, ma che consideri anche l’impatto dell’alimentazione sul metabolismo tumorale.
A sostenerlo, tra gli altri, l‘American Institute for Cancer Research e il World Cancer Research Fund, secondo cui, una percentuale significativa, compresa tra il 30% e il 40%, dei tumori potrebbe essere prevenuta attraverso un regime dietetico sano, una migliore attività fisica e il mantenimento di un peso corporeo adeguato.
Sebbene il termine “prevenzione”, nel caso del mesotelioma, possa sembrare audace, diversi studi epidemiologici hanno sostenuto l’idea che le abitudini alimentari possano influenzare il rischio di sviluppare alcuni tumori.
Occorre ricordare infatti che questo tipo di cancro, si può prevenire solo evitando categoricamente l’esposizione alle fibre di amianto. In ogni caso, le linee guida generali sulla dieta e lo stile di vita, come evitare l’aumento eccessivo di peso, seguire una dieta prevalentemente vegetariana e limitare l’assunzione di alcol, carne rossa e alimenti trasformati, possono migliorare la qualità della vita.
Esaminiamo le diete più “gettonate”.
Restrizione calorica (CR)
L’approccio della restrizione calorica (CR), che mira a ridurre l’apporto energetico, è stato oggetto di numerosi studi. Quando viene integrata con la radioterapia, sembra rallentare la diffusione del cancro e migliorare la sopravvivenza.
Il meccanismo alla base della CR deriva dal concetto che l’eccessiva adiposità derivante dall’obesità può aumentare i livelli di stress ossidativo, infiammazione e fattori di crescita IGF-1.
In studi effettuati su modelli animali murini, questo regime alimentare ha dimostrato di ridurre l’insulina e la crescita insulino-simile, fattori che favoriscono la proliferazione tumorale. Anche negli studi condotti su esseri umani, la riduzione del consumo calorico ha mostrato una diminuzione di fattori di crescita IGF-1 associati all’aumento del rischio di cancro.
Tuttavia, la sua attuazione nei pazienti oncologici richiede un’attenta valutazione per evitare una possibile denutrizione che potrebbe compromettere ulteriormente la salute.
Limiti della CR
Uno dei principali aspetti da considerare nella restrizione calorica (CR) è il rischio di cachessia, una condizione che comporta una significativa perdita di peso e può influenzare negativamente l’equilibrio del sistema immunitario e del metabolismo.
Alcuni trattamenti chemioterapici possono già causare una diminuzione dell’appetito e della capacità di nutrirsi, quindi la praticità della CR è messa in discussione, specialmente quando ai pazienti oncologici viene consigliato di aumentare l’assunzione di cibo per contrastare la perdita di peso indotta dalla terapia.
Digiuno intermittente
Il digiuno intermittente, un altro approccio in voga, ha suscitato interesse per la sua capacità presunta di aumentare l’efficacia delle terapie antitumorali. Tale regime si basa sulla completa cessazione dell’apporto calorico per un periodo di tempo, generalmente compreso tra le 16 e le 120 ore, seguito da un periodo di rialimentazione in cui non vi è alcun vincolo su specifici gruppi alimentari o quantità di cibo.
Nei modelli animali, ha dimostrato di potenziare l’efficacia dei trattamenti chemioterapici per diversi tipi di cancro, come seno, melanoma, neuroblastoma, pancreas e colon-retto. Sembra inoltre in grado di proteggere le cellule sane dai danni della chemioterapia, riducendo gli effetti collaterali associati e rendendolo un potenziale aiuto terapeutico nella lotta contro il cancro. Un miracolo? In realtà, il fenomeno sembrerebbe collegato alla diminuzione dei fattori di crescita e ai cambiamenti nei livelli dei nutrienti che sensibilizzano le cellule tumorali alla terapia.
Limitazioni e considerazioni pratiche
Il digiuno intermittente può comportare una significativa perdita di peso, rendendolo un rischio per pazienti già a rischio di malnutrizione a causa della chemioterapia. Di conseguenza, non tutti i pazienti possono optare per questa soluzione.
Dieta chetogenica
La dieta chetogenica (KD), che promuove l’assunzione di alimenti ad alto contenuto di grassi e basso contenuto di carboidrati, ha suscitato interesse per la sua presunta capacità di ostacolare il metabolismo tumorale, attraverso la riduzione del glucosio.
La KD , che ha radici profonde e ha trovato impiego per oltre 80 anni, è stata inizialmente utilizzata come terapia per l’epilessia refrattaria nei bambini, per poi essere impiegata in campo oncologico.
Evidenze e limitazioni della KD
Studi condotti su modelli animali hanno dimostrato effetti promettenti della KD nel ridurre la crescita tumorale. Tuttavia, gli effetti collaterali possibili, come nausea, letargia e problemi renali, possono limitare la capacità delle persone di seguire questa dieta in modo rigoroso.
Inoltre, mentre la KD può essere promettente nella sua capacità di ridurre la crescita tumorale, sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio sia i suoi benefici che gli eventuali rischi associati al suo utilizzo nella terapia del cancro.
Dieta mediterranea
La dieta mediterranea, caratterizzata da un alto consumo di frutta, verdura, latticini, cereali integrali e grassi insaturi è stata associata a numerosi benefici per la salute e potrebbe offrire vantaggi anche ai pazienti affetti da mesotelioma. La sua ricchezza di antiossidanti e composti fitochimici potrebbe contribuire a contrastare lo stress ossidativo e a sostenere il sistema immunitario.
I presunti benefici della dieta mediterranea derivano dall’insieme di questi alimenti piuttosto che da uno specifico componente.
Consumare frutta e verdura può influenzare l’infiammazione, e regolare i vari processi metabolici, esercitando effetti antitumorali e favorendo la gestione del peso. I cereali integrali contribuiscono con acidi fitici e fibre che neutralizzano agenti cancerogeni nel tratto gastrointestinale. Gli antiossidanti e gli antinfiammatori presenti nell’olio d’oliva, come i polifenoli, giocano un ruolo significativo. Tuttavia, il ruolo dei latticini è ancora controverso, con alcune evidenze che indicano un possibile aumento del rischio di cancro alla prostata, anche se calcio e proteine potrebbero avere effetti antineoplastici.
Dieta giapponese
Gli individui provenienti dal Giappone sembrano presentare infatti un rischio inferiore di vari tipi di cancro, come quelli legati al colon, alla mammella, alla prostata e alle ovaie correlati all’eccesso di grasso. Gli abitanti di Okinawa, noti per un consumo storico di calorie inferiore rispetto agli abitanti delle isole principali, mostrano ad esempio tassi di mortalità per cancro e altre malattie croniche inferiori rispetto ai giapponesi delle aree principali. Curiosamente, i giapponesi che si sono trasferiti alle Hawaii hanno sperimentato cambiamenti significativi nei tassi di cancro: mentre l’incidenza del cancro allo stomaco è diminuita, i casi di cancro al seno, al colon e alla prostata sono aumentati in una sola generazione. Questi cambiamenti sembrano essere connessi all’adozione di un modello alimentare più occidentale.
In cosa consiste la loro dieta? Essa punta sul consumo di pesci ricchi di omega-3 e sull’alto consumo di alimenti fermentati come la zuppa di miso, contenente wakame (un alga ricca di fucoxantina), che potrebbe avere effetti protettivi contro il cancro gastrico. Il tè verde, ampiamente consumato, è ricco di flavonoidi che possono offrire effetti antiossidanti, mentre i prodotti a base di soia, ricchi di isoflavoni e saponine, potrebbero avere effetti benefici simili. Anche il tofu, è stata oggetto di interesse per i suoi presunti benefici anticancro.
Dieta vegana
Infine, la dieta vegana, che esclude completamente gli alimenti di origine animale, è stata associata a diversi vantaggi per la salute. Gli individui che seguono una dieta vegana spesso mantengono un indice di massa corporea (BMI) più basso, riducendo quindi il rischio di tumori legati all’obesità, come quelli del colon-retto, della mammella e della prostata.
Essa tuttavia, richiede una pianificazione attenta per evitare carenze nutrizionali, soprattutto durante il trattamento del cancro.
Dieta a base vegetale
La differenza sostanziale tra la dieta vegetariana e quella vegana, data dall’assenza di uova, latticini e derivati dagli animali nella seconda, sembra influire anche sul rischio di alcuni tipi di cancro, come quello al pancreas.
Anche se mancano studi clinici completi sulla relazione tra diete a base vegetale e rischio di cancro, le prove finora disponibili suggeriscono una riduzione netta del 10%-12% del rischio complessivo di cancro nelle diete vegane e vegetariane.
Considerazioni sulla dieta veg
Recentemente, il sito Mesothelioma.net ha evidenziato il potenziale della dieta vegana come un possibile supporto per i pazienti affetti da questa rara forma di cancro. Tale raccomandazione si basa su studi che dimostrano come una dieta prevalentemente a base vegetale possa non solo ridurre il rischio di cancro, ma anche migliorare alcuni sintomi legati al trattamento oncologico.
Le diete a base vegetale, come la dieta vegana, hanno dimostrato di offrire vantaggi significativi nella prevenzione del cancro. Studi indicano che i vegetariani e i vegani hanno tassi di cancro significativamente inferiori rispetto a coloro che consumano carne. Inoltre, queste diete sembrano supportare un sistema immunitario più forte, essenziale nel combattere le cellule tumorali e affrontare i trattamenti antitumorali.
Tuttavia, è importante notare che in alcuni contesti, come nel mesotelioma, adottare determinate diete potrebbe non essere sempre indicato. Nel caso del mesotelioma, ad esempio, una dieta vegana potrebbe non essere appropriata, poiché i pazienti potrebbero avere difficoltà a mantenere un peso sano e a ottenere un’adeguata assunzione calorica e proteica.
Fonti
Gray A, Dang BN, Moore TB, Clemens R, Pressman P. A review of nutrition and dietary interventions in oncology. SAGE Open Med. 2020 Jun 1;8:2050312120926877. doi: 10.1177/2050312120926877. PMID: 32537159; PMCID: PMC7268120.