Un gruppo di ricercatori della Stanford University ha sviluppato un’interfaccia cervello-computer (BCI) – chip in grado di trasformare i pensieri “non pronunciati” in parole comprensibili. La tecnologia, sperimentata su pazienti con gravi difficoltà motorie e di linguaggio, rappresenta un passo avanti fondamentale verso nuove forme di comunicazione per chi ha perso la capacità di parlare.
Come funziona il dispositivo
Il sistema si basa su minuscoli array di microelettrodi, ciascuno più piccolo di un’aspirina, impiantati nella corteccia motoria del cervello. Questa area è responsabile dei movimenti che normalmente producono la voce. Gli elettrodi registrano schemi di attività neurale, che vengono inviati a un algoritmo di intelligenza artificiale. Il software “traduce” quei segnali in fonemi – le unità minime del linguaggio – e li ricompone in frasi.
In passato, la tecnologia aveva già permesso di convertire i tentativi di parola o scrittura di persone paralizzate in testo digitale. La novità dello studio, pubblicato il 14 agosto 2025 sulla rivista Cell, è l’analisi del cosiddetto discorso interiore: il linguaggio immaginato ma mai espresso con la voce.
Risultati e implicazioni
Lo studio, condotto da Frank Willett, Erin Kunz e Benyamin Meschede-Krasa, ha coinvolto quattro persone con gravi disabilità motorie. I ricercatori hanno osservato che anche il solo pensare alle parole produce schemi cerebrali riconoscibili. Il sistema è riuscito a decodificarli con un’accuratezza fino al 74%, dimostrando la fattibilità del metodo.
Questa scoperta apre scenari important per la scienza: in futuro, chi non può più parlare potrebbe comunicare in modo rapido e naturale soltanto immaginando le frasi. Tuttavia, gli esperti sottolineano che la tecnologia chip è ancora sperimentale, non disponibile sul mercato e soggetta a rigorose norme etiche.
Privacy e sicurezza
Un punto delicato riguarda la privacy mentale: il rischio che un BCI – chip decodifichi pensieri mai destinati a essere condivisi. Per prevenire questo scenario, i ricercatori hanno introdotto un sistema di protezione basato su una “password mentale”: solo pensando a una frase particolare, come un codice segreto, si attiva la decodifica.
Prospettive future
Secondo gli autori, i prossimi passi saranno lo sviluppo di dispositivi wireless, più precisi e facili da usare, insieme all’esplorazione di aree cerebrali legate direttamente al linguaggio. L’obiettivo è restituire voce e autonomia comunicativa a milioni di persone colpite da paralisi o malattie neurodegenerative.
citazioni dello studio
Inner speech in motor cortex and implications for speech neuroprostheses
Author:
Erin M. Kunz,Benyamin Abramovich Krasa,Foram Kamdar,Donald T. Avansino,Nick Hahn,Seonghyun Yoon,Akansha Singh,Samuel R. Nason-Tomaszewski,Nicholas S. Card,Justin J. Jude,Brandon G. Jacques,Payton H. Bechefsky,Carrina Iacobacci,Leigh R. Hochberg et al.
Publication: Cell Publisher: Elsevier