In questa guida scopriamo cos’è l’antofillite come si riconosce, dove si trova in natura e dove è stata usata, perché è pericolosa per la salute e quali malattie provoca. Scopriamo anche quali sono i diritti delle vittime di esposizione professionale all’antofillite.
Gli esposti all’antofillite infatti hanno diritto ad una serie di benefici di natura preventiva (prepensionamento e rivalutazione dei contributi) e risarcitoria (rendita INAIL o indennizzo, accesso al Fondo Vittime Amianto e, per gli appartenenti alle Forze dell’Ordine e comparti sicurezza, lo status di Vittime del dovere e la causa di servizio con equo indennizzo).
Tutte le vittime hanno inoltre diritto al risarcimento integrale dei danni subiti, ovvero al differenziale non coperto con le previdenze INAIL e di causa di servizio. Le somme maturate in vita dalla vittima spettano agli eredi legittimi in caso di decesso.
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Antofillite: cos’è e formula chimica
Cos’è l’antofillite? L’antofillite, conosciuta anche come “garofano” per il suo colore, è un silicato idrato di magnesio che appartiene al gruppo degli anfiboli rombici. Descritta per la prima volta nel 1801 dal mineralogista tedesco Christian Friedrich Schumacher, è caratterizzata da una temperatura di decomposizione compresa tra 600 e 850°C. È il principale rappresentante degli anfiboli di magnesio-ferro-manganese e si forma attraverso soluzioni isomorfe.
La sua formula chimica è 7MgO,8SiO2,H2O – n. CAS 77536-67-5.
Questo minerale, per la sua fragilità, ha avuto un’utilizzazione limitata nei settori dei trasporti, dell’industria e dell’edilizia, ad eccezione dei pavimenti compositi. Tuttavia, è stata ampiamente impiegata nell’industria cosmetica e in prodotti che contengono talco, così come nei composti che includono la vermiculite.
Attualmente, i prodotti a base di talco devono essere sottoposti a test specifici per verificare la totale assenza di antofillite. Questo perché, nonostante la quantità ridotta, la presenza anche a basse dosi è nociva per la salute.
Dove si trova l’antofillite in natura?
La sua presenza è piuttosto comune nei micascisti dell’Alto Adige, soprattutto nella zona della Val Passiria sopra Merano, ma si trova anche in misura minore sull’isola d’Elba e nelle Alpi e Prealpi Occidentali, così come in Finlandia. Tuttavia, a differenza di altri minerali di amianto, l’antofillite non è stata rinvenuta in grandi quantità.
Antofillite: uno dei minerali di amianto o asbesto
I minerali di amianto sono un gruppo di minerali abbastanza vasto che appartiene alla famiglia dei silicati. Ad accomunarli, come già detto, c’è la loro natura fibrosa (silicati fibrosi), anche detta asbestiforme. Le fibrille dell’amianto posso raggiungere il diametro di 0,25 µm (1300 volte più sottile di un capello umano).
Tutti i minerali asbestiformi sono fibrosi, ma non tutti i minerali fibrosi sono asbestiformi. Bisogna aggiungere infatti che per essere classificati come minerali di amianto devono sì possedere una struttura fibrillare, ma anche una certa flessibilità e una particolare resistenza delle singole fibre. Le singole fibre dell’amianto, per essere tali, sono più lunghe di 5 µm e contano un rapporto lunghezza/larghezza di almeno 3:1.
Per diventare amianto, i minerali di partenza devono subire inoltre particolari processi idrotermali di bassa pressione e bassa temperatura.
Antofillite: quanto e perché è pericolosa
La pericolosità dei minerali di amianto era stata presa in considerazione già all’inizio del secolo scorso, anche se si dovrà aspettare il 1992 per vederne finalmente eliminato l’utilizzo e la commercializzazione in Italia.
La pericolosità dei minerali di amianto dipende dalla loro capacità di rilasciare fibre sottilissime che si disperdono nell’ambiente, che rimangono nell’aria a lungo e che possono essere facilmente inalate o ingerite.
In base all’indice di friabilità si distingue l’asbesto friabile (riducibile in polvere con il solo uso delle mani) e l’amianto compatto. Entrambi i tipi di amianto sono pericolosi perché anche l’amianto compatto, in seguito a sollecitazioni meccaniche, danneggiamenti ed erosione, finisce con il rilasciare fibre nell’ambiente. L’amianto friabile e in forma di polvere è da considerarsi un rischio per la salute anche nella sua forma originaria e intatta. Purtroppo la legge del 1992 ha imposto la bonifica solo per l’amianto friabile.
Per ulteriori approfondimenti rimandiamo alle monografie dello IARC ed ai Quaderni del Ministero della Salute “Stato dell’arte e prospettive in materiali di contrasto alle patologie asbesto-correlate”, n. 15, maggio-giugno 2012.
il parere dell’OMS sull’antofillite
L’OMS si è espressa in modo univoco sulla pericolosità dei vari tipi di minerali di amianto ed ha affermato senza mezzi termini che tutti i tipi di amianto sono cancerogeni.
“All types of asbestos cause lung cancer, mesothelioma, cancer of the larynx and ovary, and asbestosis (fibrosis of the lungs). Exposure to asbestos occurs through inhalation of fibres in air in the working environment, ambient air in the vicinity of point sources such as factories handling asbestos, or indoor air in housing and buildings containing friable (crumbly) asbestos materials”.
Ribadiscono questo i risultati della commissione d’inchiesta sui rischi di amianto e altri cancerogeni e il VII Rapporto Renam sui mesoteliomi).
Malattie causate dall’esposizione all’antofillite
Le fibre di antofillite degli altri minerali di amianto possono causare le seguenti Malattie amianto-correlate:
- mesotelioma (pleurico, peritoneale, pericardico e testicolare);
- tumore del polmone;
- tumore alla laringe;
- cancro alle ovaie.
Queste patologie sono incluse nella lista I dell’INAIL (Istituto Nazionale Assicurativo Infortuni sul Lavoro) e prevedono la presunzione legale d’origine: se contratte e se presente l’asbesto sul posto di lavoro sono automaticamente considerate malattie di origine professionale.
Il cancro dello stomaco, il cancro del colon retto sono inseriti nella lista II dell’INAIL) e il tumore dell’esofago rientra nella lista III dell’INAIL. Per quanto riguarda queste ultime patologie la loro incidenza per cause lavorative viene ritenuta meno probabile e non vige la presunzione legale d’origine della malattia.
Purtroppo per i dipendenti delle Forze dell’Ordine e del Comparto Sicurezza non assicurati INAIL non è mai prevista la presunzione legale d’origine della malattia. Per ottenere indennizzi e benefici per causa di servizio sono tenuti in ogni caso a dismotrare il nesso causale.