In questa guida palriamo di Anidride Solforosa, un gas utilizzato nell’industria e spesso presente nei prodotti alimentari. Vediamo cos’è nel dettaglio, come si presenta e dove si usa e quali danni alla salute provoca. Vediamo come proteggersi sia nel caso di lavoratori a rischio che nella nostra alimentazione.
Contents
- 1 Cos’è l’anidride solforosa?
- 2 dove si trova e applicazioni nell’industria
- 3 Un inquinante pericoloso per l’ambiente
- 4 Anidride solforosa negli alimenti e pericoli per la salute
- 5 Danni alla salute e malattie correlate: quali sono?
- 6 Categorie di lavoratori a rischio: quali sono?
- 7 Misure preventive e tutela dei lavoratori
Cos’è l’anidride solforosa?
L’anidride solforosa, indicata chimicamente come SO₂, è un gas incolore dall’odore acre e penetrante, generato principalmente durante la combustione di materiali contenenti zolfo. Le sue origini sono sia naturali che antropiche, ma è soprattutto l’attività industriale ad averne aumentato la presenza nell’atmosfera. Questo composto gassoso è tristemente noto per i suoi effetti nocivi sulla salute e sull’ambiente, tanto da essere classificato come uno dei principali inquinanti atmosferici a livello globale.
Pur trovando impiego in numerosi ambiti produttivi, il rischio legato alla sua inalazione, specialmente in ambienti lavorativi, ha reso necessario un monitoraggio costante e l’adozione di strategie preventive. Il contatto ripetuto e prolungato con questo agente può infatti compromettere seriamente la salute, in particolare quella dei lavoratori che operano nei settori industriali più esposti.
dove si trova e applicazioni nell’industria
L’anidride solforosa si forma principalmente dalla combustione di combustibili fossili come carbone e petrolio, ed è spesso liberata in atmosfera da impianti termoelettrici, raffinerie e impianti chimici. Altre fonti di emissione sono i motori a combustione interna, alcuni processi di lavorazione dei metalli e la produzione di acido solforico. Nell’ambito delle industrie chimiche e metallurgiche, il rilascio di questo gas è una conseguenza inevitabile di determinate fasi di lavorazione.
In ambito alimentare, l’anidride solforosa è largamente utilizzata come conservante e viene indicata sulle etichette con la sigla E220. È impiegata per prevenire la fermentazione e la formazione di muffe in prodotti come la frutta secca, i succhi di frutta, il vino e altri alimenti deperibili. In particolare, nel settore vinicolo viene aggiunta per controllare la fermentazione e garantire la conservazione del prodotto, evitando alterazioni microbiologiche. Anche in campo farmaceutico trova applicazione come agente antimicrobico e conservante in alcune soluzioni.
Un inquinante pericoloso per l’ambiente
Dal punto di vista ambientale, l’anidride solforosa è un inquinante atmosferico primario. Questo significa che viene immessa direttamente nell’aria e non si forma per reazioni successive ad altri composti. Quando entra in contatto con il vapore acqueo presente nell’atmosfera, si trasforma in acido solforico, contribuendo alla formazione delle cosiddette piogge acide. Questo fenomeno comporta gravi danni agli ecosistemi naturali, poiché altera il pH di suoli e corsi d’acqua, compromettendo la salute di piante, animali e risorse idriche.
Un altro effetto rilevante dell’anidride solforosa è la sua partecipazione alla formazione del particolato fine (PM2.5), composto di minuscole particelle che possono penetrare profondamente nell’apparato respiratorio umano, favorendo patologie anche gravi.
Anidride solforosa negli alimenti e pericoli per la salute
La SO₂ è presente in vari alimenti, in particolare quelli trattati per prolungarne la conservazione. Tra i prodotti che più comunemente contengono anidride solforosa vi sono la frutta secca come albicocche e fichi, i succhi di frutta, il vino e le bibite gassate. Questo gas svolge una funzione antimicrobica e antiossidante, impedendo il deterioramento dei prodotti e preservandone l’aspetto e il colore.
Nonostante sia considerata sicura in piccole quantità, l’anidride solforosa può provocare reazioni indesiderate in soggetti particolarmente sensibili, come chi soffre di asma o è allergico ai solfiti. Nei soggetti predisposti, anche basse dosi possono provocare crisi respiratorie, irritazioni e disturbi gastrointestinali.
Danni alla salute e malattie correlate: quali sono?
L’effetto dell’anidride solforosa sull’organismo umano dipende dalla concentrazione e dalla durata dell’esposizione. A breve termine, l’inalazione di questo gas può causare irritazione degli occhi, del naso e della gola, provocando tosse, bruciore e senso di costrizione toracica. Le persone con patologie respiratorie preesistenti, come l’asma o la bronchite cronica, risultano particolarmente vulnerabili.
A lungo termine, l’esposizione a livelli elevati può avere conseguenze più gravi, portando allo sviluppo di malattie respiratorie croniche come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Sono state osservate anche alterazioni cardiovascolari, con un incremento dell’incidenza di infarti, ictus e ipertensione arteriosa.
Sebbene non sia ufficialmente classificata come cancerogena dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), si ipotizza che un’esposizione continua ad anidride solforosa, soprattutto in combinazione con altri inquinanti, possa aumentare il rischio di sviluppare tumori, in particolare a livello polmonare.
Categorie di lavoratori a rischio: quali sono?
Le categorie professionali che risultano maggiormente esposte all’anidride solforosa comprendono operai impiegati in centrali termoelettriche e raffinerie, dove i combustibili fossili vengono bruciati per produrre energia. Anche chi lavora nel settore della metallurgia è frequentemente a contatto con questo gas durante le fasi di fusione e lavorazione dei metalli.
Altri gruppi a rischio comprendono i lavoratori coinvolti nella produzione di fertilizzanti e acido solforico, gli enologi e gli addetti alla vinificazione, così come il personale dell’industria alimentare che si occupa della conservazione di prodotti contenenti solfiti.
Anidride solforosa: malattie professionali correlate
L’esposizione professionale a SO₂ è stata associata a diverse patologie. Le più frequenti sono le malattie respiratorie croniche, come la bronchite cronica e l’asma, causate da un’infiammazione persistente delle vie aeree. Nei casi più gravi si può arrivare alla BPCO, una condizione invalidante che comporta una progressiva perdita della funzione respiratoria. Inoltre, sono documentati disturbi cardiovascolari e reazioni irritative a livello cutaneo e oculare, soprattutto in caso di manipolazione diretta della sostanza.
Ricapitolando:
- Bronchite cronica e asma professionale, causate dall’irritazione continua delle vie respiratorie.
- BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva), con una progressiva riduzione della capacità polmonare.
- Danni cardiovascolari, tra cui aumento del rischio di infarti e ipertensione.
- Irritazioni cutanee e oculari, soprattutto nei lavoratori che manipolano direttamente la sostanza.
Misure preventive e tutela dei lavoratori
La protezione dei lavoratori esposti a questo gas richiede l’adozione di misure tecniche e organizzative, a partire da un’adeguata ventilazione degli ambienti di lavoro. È fondamentale fornire dispositivi di protezione individuale come maschere filtranti, occhiali protettivi e guanti, oltre a garantire un costante monitoraggio della qualità dell’aria e controlli sanitari periodici per il personale esposto.
Le normative di sicurezza impongono limiti rigorosi alla concentrazione di SO₂ negli ambienti di lavoro, e le aziende sono tenute a rispettarli implementando sistemi di abbattimento delle emissioni e adottando protocolli di sicurezza in caso di incidente.
Assistenza legale per gli esposti
I lavoratori che hanno subito danni alla salute in seguito a un’esposizione prolungata all’anidride solforosa possono ottenere tutela giuridica e assistenza sanitaria attraverso l’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA). L’ONA offre consulenza gratuita, supporto medico-legale e assistenza nella richiesta di indennizzi INAIL, risarcimenti, riconoscimento della causa di servizio e dello status di vittima del dovere, per le categorie che ne hanno diritto.