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Amianto, nuovo studio propone revisione criteri di Helsinki ((Foto free esclusivamente decorativa, di KENNETH RODRIGUES da Pixabay)

Amianto, nuovo studio propone di aggiornare criteri Helsinki

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  • Ultima modifica dell'articolo:Novembre 5, 2025

Una recente ricerca firmata da P.G. Barbieri e colleghi, pubblicata su Annals of Work Exposures & Health di Oxford Academic, riaccende il dibattito internazionale sulla valutazione clinica e patologica delle malattie legate all’esposizione all’amianto. Lo studio, pubblicato ad agosto e aggiornato ad ottobre 2025, intitolato “Asbestos bodies and amphibole fibres in the lung: do the Helsinki criteria need an update?”, propone una revisione dei tradizionali criteri di Helsinki, utilizzati dagli anni ’90 come riferimento per la diagnosi medico-legale delle patologie asbesto-correlate.

Fibre residue nei polmoni: nuove evidenze microscopiche

Il gruppo di ricerca ha analizzato campioni di tessuto polmonare provenienti da lavoratori precedentemente esposti all’amianto, riscontrando la presenza persistente di fibre di anfibolo e corpi d’amianto anche a distanza di molti anni dalla fine dell’esposizione.
Queste evidenze microscopiche suggeriscono che le attuali soglie diagnostiche potrebbero non riflettere pienamente la reale persistenza delle fibre nei tessuti e il loro potenziale ruolo nella genesi delle malattie respiratorie e tumorali.

Verso un aggiornamento dei criteri diagnostici

Gli autori sottolineano come la ricerca moderna, basata su tecniche di microscopia elettronica e analisi molecolare avanzate, consenta oggi di identificare quantità minime di fibre, un tempo non rilevabili. Di conseguenza, si propone una revisione dei criteri di Helsinki, con l’obiettivo di integrare parametri più sensibili e modelli di esposizione aggiornati.

Conclusioni degli studiosi: “Sulla base di un campione di ampie dimensioni, abbiamo dimostrato una buona sensibilità per AB ma una sensibilità molto bassa per AAF utilizzando i criteri di Helsinki per l’attribuzione dell’esposizione all’amianto. Proponiamo di adottare valori inferiori (600 AB o 300.000 AAF), poiché eviterebbero un’elevata percentuale di falsi negativi. Ricordiamo che l’analisi del carico di fibre polmonari deve essere considerata un complemento (non un sostituto) di un’anamnesi lavorativa attentamente raccolta nel corso della vita.”

Un simile aggiornamento avrebbe importanti ripercussioni non solo in campo clinico, ma anche medico-legale e previdenziale, in particolare nella valutazione dei casi di mesotelioma e asbestosi.

Impatto per la ricerca e la tutela dei lavoratori

Il lavoro di Barbieri e colleghi conferma quanto l’amianto resti un tema di attualità scientifica e sociale. Sebbene bandito da decenni, le sue tracce continuano a essere individuate negli ambienti di lavoro e nei tessuti umani, imponendo una costante revisione delle pratiche diagnostiche e dei protocolli di sorveglianza sanitaria.
Rendere più accurati i criteri di valutazione significa migliorare la tutela dei lavoratori, offrendo diagnosi più tempestive e strumenti più equi per il riconoscimento delle malattie professionali.

Fonte scientifica:
Barbieri P.G. et al., Asbestos bodies and amphibole fibres in the lung: do the Helsinki criteria need an update?Annals of Work Exposures & Health, ottobre 2025.

https://doi.org/10.1093/annweh/wxaf047

i criteri di helsinki (ultimo aggiornamento del 2014)