In questa guida parliamo di lucro cessante, una delle due principali componenti del danno patrimoniale. Lo analizziamo in tutti i dettagli: vediamo cos’è, in cosa consiste, quando è possibile ottenerlo e come viene calcolato. A differenza del danno emergente, l’altra componente del danno patrimoniale, è più difficile da quantificare.
Contents
- 1 Definizione e caratteristiche del lucro cessante: cos’è?
- 2 Elementi costitutivi del lucro cessante: quali sono?
- 3 Il riferimento normativo: articolo 1223 del Codice Civile
- 4 Lucro cessante vs. danno emergente: le differenze
- 5 Quando si può ottenere il risarcimento del lucro cessante?
- 6 Come si calcola il lucro cessante?
Definizione e caratteristiche del lucro cessante: cos’è?
Il lucro cessante è definito come il mancato guadagno che un soggetto avrebbe potuto ottenere se non si fosse verificato un evento dannoso. Assieme al danno emergente, è disciplinato dall’articolo 1223 del Codice Civile, il quale regola i criteri per il risarcimento del danno economico derivante da un illecito civile o da un inadempimento contrattuale.
Mentre il danno emergente riguarda costi già sostenuti e facilmente dimostrabili, il lucro cessante si riferisce ai guadagni non realizzati a causa dell’evento lesivo. A causa della sua natura proiettiva, la sua quantificazione risulta spesso più complessa e richiede un’analisi basata su dati storici e previsioni economiche.
Il lucro cessante si identifica con la perdita di reddito o di opportunità economiche che si verificano come conseguenza di un illecito o di un inadempimento. A differenza di una perdita immediata e tangibile, si tratta di un danno che incide sul patrimonio del danneggiato in termini di mancata crescita o sviluppo finanziario.
Per comprendere meglio questo concetto, si possono considerare alcuni esempi pratici:
- se un lavoratore autonomo subisce un incidente stradale e non può esercitare la propria attività per un certo periodo, il lucro cessante è rappresentato dai compensi che avrebbe potuto percepire.
- Nel caso di un’azienda che subisce un’interruzione nella fornitura di materiali essenziali alla produzione, il mancato guadagno derivante dalla sospensione delle vendite rientra nel lucro cessante.
Elementi costitutivi del lucro cessante: quali sono?
Il risarcimento del lucro cessante ha lo scopo di ristabilire la situazione economica del danneggiato, garantendogli un indennizzo per le perdite di guadagno subite. Tuttavia, data la natura ipotetica di questo danno, è fondamentale che il richiedente fornisca prove sufficienti a dimostrare il pregiudizio economico subito.
I giudici devono quindi trovare un equilibrio tra il diritto al risarcimento e il rischio di richieste speculative, applicando criteri oggettivi e affidandosi a valutazioni tecniche dettagliate.
Il danno da lucro cessante può derivare da diverse situazioni, tra cui:
- mancato utilizzo di un bene produttivo: ad esempio, un’azienda che non può sfruttare un macchinario per un periodo a causa di un danno subito perderà il profitto che avrebbe generato.
- Riduzione della capacità lavorativa specifica: quando una persona subisce un danno fisico permanente o temporaneo che incide sulla sua capacità di svolgere il proprio lavoro, il reddito perso costituisce lucro cessante.
- Perdita di prestazioni economiche o assistenziali: come nel caso di un familiare deceduto che garantiva un sostegno finanziario ai propri congiunti.
Il riferimento normativo: articolo 1223 del Codice Civile
Come il danno emergente, anche il lucro cessante trova la sua base giuridica nell’articolo 1223 del Codice Civile, che stabilisce il principio di risarcibilità per le conseguenze dirette e immediate del fatto dannoso. Il legislatore impone il rispetto di due criteri fondamentali:
- causalità diretta: il mancato guadagno deve derivare in modo immediato dall’evento lesivo.
- Prevedibilità: il danno economico deve essere ragionevolmente prevedibile al momento dell’illecito o della stipula contrattuale, a meno che il danno non sia causato da dolo.
Questi criteri limitano il risarcimento a quelle perdite che possono essere dimostrate con una ragionevole certezza, escludendo ipotesi troppo speculative.
Lucro cessante vs. danno emergente: le differenze
I due concetti si differenziano principalmente per la tipologia di danno subito:
- danno emergente: comprende le perdite economiche già avvenute e documentabili, come costi di riparazione o spese mediche.
- Lucro cessante: riguarda i guadagni futuri che il danneggiato avrebbe potuto ottenere, ma che non si sono concretizzati a causa dell’evento lesivo.
Il danno emergente ha una base più oggettiva e facilmente quantificabile, mentre il lucro cessante richiede una valutazione economica proiettiva, basata su ipotesi e dati statistici.
Quando si può ottenere il risarcimento del lucro cessante?
Un soggetto può richiedere il risarcimento del lucro cessante quando dimostra che l’evento dannoso ha determinato una perdita economica concreta e quantificabile. Le situazioni più frequenti comprendono:
- interruzione dell’attività lavorativa: un professionista che non può lavorare a causa di un infortunio può chiedere il rimborso per i guadagni persi.
- Perdita di un’opportunità economica (perdita di chance): ad esempio, un imprenditore che non può partecipare a una gara d’appalto a causa di un’azione illecita subita.
- Fermata della produzione aziendale: un’impresa che, a causa di un ritardo nella consegna di materiali, non può vendere i propri prodotti e subisce una perdita di profitti.
Come si calcola il lucro cessante?
Il calcolo del lucro cessante è complesso e si basa su dati concreti e previsioni economiche. I principali strumenti utilizzati sono:
- analisi dei guadagni storici: si prendono in considerazione i redditi precedenti per stimare il mancato guadagno futuro (es. dichiarazioni fiscali, bilanci aziendali).
- Proiezioni economiche: si valuta l’andamento del mercato e la possibilità che il danneggiato avrebbe avuto di generare profitti in condizioni normali.
- Durata del danno: il periodo di tempo in cui il soggetto ha subito la perdita deve essere determinato con precisione.
Per garantire un calcolo equo, spesso si ricorre a perizie tecniche o consulenze economiche, che aiutano a stimare il valore della perdita con criteri scientifici. Inoltre, nei casi di danno futuro, viene applicato un tasso di attualizzazione per calcolare il valore presente del risarcimento.
Il ruolo della giurisprudenza nel risarcimento del danno
La giurisprudenza ha definito negli anni i criteri di risarcibilità del lucro cessante. Alcune sentenze chiave includono:
- Cassazione Civile, Sez. III, sentenza n. 15192/2005: ha stabilito che il lucro cessante può essere risarcito anche in assenza di certezza assoluta, purché sia dimostrabile con un grado di probabilità sufficiente.
- Cassazione Civile, Sez. III, sentenza n. 26018/2015: ha evidenziato l’importanza delle prove documentali e delle perizie per quantificare il mancato guadagno.
Secondo la giurisprudenza, il giudice può adottare un criterio equitativo nel determinare l’importo del risarcimento, basandosi sugli elementi disponibili nel caso concreto.